Glossario di termini biblici
A B C D E F G H I L M N O P R S T U V Z
A
Abisso.
Acaia (acàia).
Adar (adàr).
Ades (àdes).
Termine greco corrispondente all’ebraico “Sceol”. Viene tradotto “Tomba”, con l’iniziale maiuscola, per indicare il luogo simbolico in cui si trovano i morti. Vedi TOMBA.
Adulterio.
Rapporto sessuale volontario fra una persona sposata e un’altra che non sia il coniuge (Eso 20:14; Mt 5:27; 19:9).
Aia.
Vedi TREBBIATURA.
Alabastro.
Termine utilizzato per indicare boccette di profumo realizzate in origine con una pietra proveniente dalla zona di Alabastron, in Egitto. Tali contenitori di solito presentavano un collo stretto che poteva essere sigillato per impedire la fuoriuscita del prezioso profumo. Anche la pietra stessa era chiamata con questo nome (Mr 14:3).
Alamot (alamòt).
Termine musicale che significa “fanciulle”, “ragazze”, e che probabilmente alludeva alle voci da soprano delle donne giovani. Veniva forse usato per indicare che un brano musicale o un accompagnamento doveva essere eseguito in un registro acuto (1Cr 15:20; Sl 46:sopr).
Albero della conoscenza del bene e del male.
Albero della vita.
Alfa e Omega (omèga).
Altare.
Struttura o luogo rialzato fatto di terra, roccia, blocchi di pietra o legno ricoperto di metallo, su cui si offrivano sacrifici e incenso nell’adorazione. Nel primo compartimento del tabernacolo e del tempio c’era un piccolo “altare d’oro” per offrire incenso; era di legno ricoperto d’oro. All’esterno, nel cortile, c’era un “altare di rame” più grande usato per gli olocausti (Eso 27:1; 39:38, 39; Gen 8:20; 1Re 6:20; 2Cr 4:1; Lu 1:11). Vedi App. B5 e B8.
Alto luogo.
Amen.
Termine che significa “così sia” o “di sicuro”. Deriva da ʼamàn, una radice ebraica che vuol dire “essere fedele”, “essere degno di fiducia”. Veniva usato per indicare che si era d’accordo con un giuramento, una preghiera o una dichiarazione. In Rivelazione compare come titolo riferito a Gesù (De 27:26; 1Cr 16:36; Ri 3:14).
Amore leale.
Anello con sigillo.
Angelo.
In ebraico malʼàkh e in greco àggelos. Entrambi i termini significano letteralmente “messaggero”, ma quando si riferiscono a un messaggero spirituale sono resi “angelo” (Gen 16:7; 32:3; Gc 2:25; Ri 22:8). Gli angeli sono potenti creature spirituali, create da Dio molto prima degli esseri umani. Nella Bibbia vengono anche chiamati “sante miriadi”, “figli di Dio” e “stelle del mattino” (De 33:2; Gb 1:6; 38:7). Non essendo stati fatti con la capacità di riprodursi, furono creati singolarmente. Ce ne sono ben oltre 100 milioni (Da 7:10). La Bibbia indica che ognuno di loro ha un nome e una sua personalità, eppure si rifiutano umilmente di essere adorati; nella maggioranza dei casi si sono perfino rifiutati di rivelare il proprio nome (Gen 32:29; Lu 1:26; Ri 22:8, 9). Fra gli angeli esistono ranghi diversi, e sono loro affidate varie mansioni, come ad esempio servire davanti al trono di Geova, trasmettere i suoi messaggi, intervenire a favore dei suoi servitori sulla terra, eseguire i suoi giudizi e promuovere la predicazione della buona notizia (2Re 19:35; Sl 34:7; Lu 1:30, 31; Ri 5:11; 14:6). In futuro affiancheranno Gesù nella battaglia di Armaghedon (Ri 19:14, 15).
Anima.
Tradizionale resa dell’ebraico nèfesh e del greco psychè. Analizzando l’uso di questi termini nella Bibbia, emerge che si riferiscono sostanzialmente a: (1) persone, (2) animali o (3) la vita di una persona o di un animale (Gen 1:20; 2:7; Nu 31:28; 1Pt 3:20; anche ntt.). A differenza del modo in cui il termine “anima” è utilizzato in molti contesti religiosi, la Bibbia mostra che sia nèfesh sia psychè, quando si riferiscono a creature terrene, significano qualcosa di materiale, tangibile, visibile e mortale. Nella presente traduzione, questi termini originali sono stati prevalentemente resi in base al loro significato nel contesto, ricorrendo a parole come “vita”, “creatura”, “persona”, a pronomi personali o semplicemente a soggetti sottintesi. Nella maggioranza dei casi la nota in calce presenta la resa alternativa “anima”. Che compaia nel testo o nelle note, il termine “anima” dovrebbe essere inteso in base alla spiegazione summenzionata. Quando si parla di fare qualcosa con tutta l’anima, si intende farlo con tutto sé stessi, con tutto il cuore (De 6:5; Mt 22:37). In alcuni contesti, i termini originali sono usati per indicare il desiderio o l’appetito di una creatura vivente; possono anche riferirsi a un defunto o a un corpo morto (Nu 6:6; Pr 23:2; Isa 56:11; Ag 2:13).
Anticristo.
Il termine greco ha un duplice significato: può riferirsi a ciò che è contro Cristo o a chi è al posto di Cristo, cioè un falso Cristo. Tutte le persone, le organizzazioni o i gruppi che asseriscono falsamente di rappresentare Cristo, che affermano di essere il Messia o che si oppongono a Cristo e ai suoi discepoli possono essere giustamente chiamati anticristi (1Gv 2:22).
Anziano.
Uomo avanti con gli anni; nelle Scritture però il termine è usato soprattutto in riferimento a chi ha una posizione di autorità e di responsabilità all’interno di una comunità, di una nazione o della congregazione. Nel libro di Rivelazione il termine è usato anche nel caso di creature celesti (Eso 4:29; Pr 31:23; 1Tm 5:17; Ri 4:4).
Apostasia.
Il termine greco apostasìa deriva da un verbo che letteralmente significa “allontanarsi”, “stare lontano da”. Il sostantivo ha il senso di “diserzione”, “abbandono” o “ribellione”. Nelle Scritture Greche Cristiane è usato in riferimento a coloro che abbandonano la vera adorazione (Pr 11:9; At 21:21; 2Ts 2:3).
Apostolo.
Aram (àram); aramei.
Discendenti di Aram, figlio di Sem, che abitavano prevalentemente nelle regioni comprese fra la catena montuosa del Libano e la Mesopotamia, e fra la catena montuosa del Tauro a nord e oltre Damasco a sud. Questa zona, detta Aram in ebraico, successivamente fu chiamata Siria e i suoi abitanti furono chiamati siri (Gen 25:20; De 26:5; Os 12:12).
Aramaico.
Lingua semitica strettamente affine all’ebraico, di cui usava lo stesso alfabeto. Parlata in origine dagli aramei, diventò poi la lingua internazionale del commercio e delle comunicazioni nell’impero assiro e in quello babilonese. Era anche la lingua amministrativa ufficiale dell’impero persiano (Esd 4:7). I libri di Esdra, Geremia e Daniele furono in parte scritti in aramaico (Esd 4:8–6:18; 7:12-26; Ger 10:11; Da 2:4b–7:28).
Arca del Patto.
Cassa fatta di legno di acacia e ricoperta d’oro, posta nel Santissimo del tabernacolo e in seguito nel Santissimo del tempio costruito da Salomone. Aveva un coperchio d’oro massiccio con due cherubini disposti uno di fronte all’altro. Conteneva in particolare le due tavole dei Dieci Comandamenti (De 31:26; 1Re 6:19; Eb 9:4). Vedi App. B5 e B8.
Arcangelo.
Termine che significa “capo degli angeli”. Il prefisso “archi-” (derivato dal greco ed eliso in “arc”) vuol dire “capo” o “primo”, e questo, oltre al fatto che nella Bibbia “arcangelo” viene usato solo al singolare, indica che c’è un unico arcangelo. La Bibbia ne rivela il nome: Michele (Da 12:1; Gda 9; Ri 12:7).
Areopago (areòpago).
Alto colle di Atene a nord-ovest dell’Acropoli. Era anche il nome del tribunale che si riuniva lì. Paolo vi fu portato da filosofi stoici ed epicurei per spiegare le sue credenze (At 17:19).
Armaghedon (armaghedòn).
Dall’ebraico Har Meghiddòhn, che significa “monte di Meghiddo”. Questo termine è associato alla “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente”, in cui i “re dell’intera terra abitata” si radunano per fare guerra contro Geova (Ri 16:14, 16; 19:11-21). Vedi GRANDE TRIBOLAZIONE.
Armatura.
Insieme degli elementi protettivi indossati dai soldati, come elmo, corazza, cintura, schinieri e scudo (1Sa 31:9; Ef 6:13-17).
Aselgeia.
Vedi COMPORTAMENTO SFRONTATO.
Asia.
Assemblea.
Assenzio.
Nome di piante erbacee dal fusto in parte legnoso, dal sapore amarissimo e molto aromatiche. Nella Bibbia viene usato in senso figurato per descrivere le amare conseguenze di immoralità, schiavitù, ingiustizia e apostasia. In Rivelazione 8:11 indica una sostanza amara e velenosa (De 29:18; Pr 5:4; Ger 9:15; Am 5:7).
Astoret (àstoret).
Dea cananea della guerra e della fertilità, ritenuta la moglie di Baal e chiamata anche Astarte (1Sa 7:3).
Astrologo.
Av.
Aviv (avìv).
Azazel (azazèl).
B
Baal (bàal).
Divinità cananea. Era ritenuto signore del cielo e dio della pioggia e della fertilità. Con “Baal” si indicavano anche divinità locali meno importanti. Il termine ebraico significa “proprietario”, “signore” (1Re 18:21; Ro 11:4).
Babilonia.
Nome dato in un secondo momento a Babele. Nella Bibbia può riferirsi alla capitale dell’impero babilonese ma anche all’impero stesso (2Re 20:14; Esd 5:12; Ger 51:37).
Balsamo.
Sostanza aromatica di solito oleosa e resinosa prodotta da varie piante, arbusti e alberi. Molto apprezzato dai popoli dell’Oriente, era usato in medicina e come profumo (Gen 37:25; Ger 8:22).
Bat.
Battesimo; battezzare.
Beelzebub (beelzebùb).
Benignità.
I termini originali resi “benignità” si riferiscono a un interessamento attivo per il benessere degli altri, a un atteggiamento amichevole, soccorrevole e altruista. Differiscono dai termini originali resi “bontà”, che pongono l’accento sul concetto di eccellenza morale e virtù (Gal 5:22).
Braccio.
Bul.
Buona notizia.
C
Cab.
Caldea (caldèa); caldei.
In origine la regione e il popolo che occupavano la zona della foce del Tigri e dell’Eufrate; con il passare del tempo i due termini furono usati per indicare tutta la Babilonia e i suoi abitanti. “Caldei” si riferiva anche a una classe istruita di persone che studiavano scienza, storia, lingue e astronomia, oltre a praticare magia e astrologia (Esd 5:12; Da 4:7; At 7:4).
Canaan (cànaan).
Canna.
Termine usato per indicare diverse piante che crescono comunemente in luoghi acquitrinosi; in genere si intende l’Arundo donax (Gb 8:11; Isa 42:3; Mt 27:29; Ri 11:1). Vedi CANNA PER MISURARE.
Canna per misurare.
Canto delle ascese.
Soprascritta dei Salmi 120-134. Esistono varie ipotesi sul suo significato; molti ritengono che gli israeliti cantassero con gioia questi 15 salmi quando, in occasione delle tre grandi feste annuali, salivano (o ‘ascendevano’) a Gerusalemme, che era situata in alto tra le montagne di Giuda.
Capitello.
Capo sacerdote.
Nelle Scritture Ebraiche, altra espressione per “sommo sacerdote”. Quando nelle Scritture Greche Cristiane si parla di “capi sacerdoti”, evidentemente si fa riferimento ai principali esponenti del sacerdozio, che includevano i sommi sacerdoti deposti e forse i capi delle 24 divisioni sacerdotali (2Cr 26:20; Esd 7:5; Mt 2:4; Mr 8:31).
Carro.
Nei tempi biblici poteva essere un veicolo a due ruote trainato da cavalli usato soprattutto in guerra (Eso 14:23; Gdc 4:13; At 8:28).
Cassia.
Prodotto ottenuto dalla corteccia dell’omonimo albero (Cinnamomum cassia), che appartiene alla stessa famiglia dell’albero della cannella. Veniva usata come profumo ed era uno degli ingredienti dell’olio per l’unzione santa (Eso 30:24; Sl 45:8; Ez 27:19).
Cena del Signore.
Pasto letterale che consiste in pane senza lievito e vino, simboli del corpo e del sangue di Cristo; celebrazione in cui si commemora la morte di Gesù. Dal momento che secondo le Scritture i cristiani sono tenuti a ricordarla, questa ricorrenza viene anche chiamata Commemorazione (1Co 11:20, 23-26).
Ceppi.
Cesare.
Cognome romano diventato un titolo degli imperatori di Roma. Augusto, Tiberio e Claudio sono menzionati per nome nella Bibbia; anche se Nerone non è menzionato per nome, si fa riferimento a lui con questo appellativo. Nelle Scritture Greche Cristiane viene usato anche per indicare l’autorità civile, lo Stato (Mr 12:17; At 25:12).
Chemos (chèmos).
Principale divinità dei moabiti (1Re 11:33).
Cherubini.
Angeli di alto rango con mansioni speciali, diversi dai serafini (Gen 3:24; Eso 25:20; Isa 37:16; Eb 9:5).
Chislev (chislèv).
Circoncisione.
Asportazione del prepuzio, la cute che ricopre l’estremità del pene. Fu resa obbligatoria per Abraamo e i suoi discendenti, ma non è un requisito per i cristiani. Il termine è anche usato in senso figurato in diversi contesti (Gen 17:10; 1Co 7:19; Flp 3:3).
Città di Davide.
Nome dato alla città di Gebus, dopo che Davide l’ebbe conquistata e vi ebbe costruito la propria residenza reale. Chiamata anche Sion, corrisponde alla parte sud-orientale, nonché più antica, di Gerusalemme (2Sa 5:7; 1Cr 11:4, 5).
Città di rifugio.
Città levitiche dove un omicida involontario poteva chiedere protezione dal vendicatore del sangue. Erano sei ed erano sparse per la Terra Promessa. Sotto la guida di Geova, alcune furono scelte da Mosè e altre da Giosuè. Una volta arrivato alla città di rifugio, il fuggitivo esponeva il suo caso agli anziani alla porta della città e poi veniva accolto. Allo scopo di impedire che chi uccideva volontariamente sfruttasse questo provvedimento, il fuggitivo doveva subire un processo nella città in cui era avvenuto l’omicidio per dimostrare la sua innocenza. Se risultava innocente, veniva rimandato nella città di rifugio, nei cui confini sarebbe dovuto rimanere per il resto della sua vita o fino alla morte del sommo sacerdote (Nu 35:6, 11-15, 22-29; Gsè 20:2-8).
Colonna.
Elemento verticale di sostegno, pilastro o struttura simile. Alcune colonne venivano erette per commemorare gesta o avvenimenti memorabili. Colonne portanti erano elementi del tempio e dei palazzi reali fatti costruire da Salomone. I popoli pagani erigevano colonne sacre legate alla loro falsa religione, e a volte anche gli israeliti adottarono questa pratica (Gdc 16:29; 1Re 7:21; 14:23). Vedi CAPITELLO.
Colonna sacra.
Colonna generalmente di pietra; probabilmente un simbolo fallico legato al culto di Baal o di altri falsi dèi (Eso 23:24).
Comportamento sfrontato.
Espressione che traduce il greco asèlgeia e che si riferisce ad azioni che violano seriamente le leggi di Dio e riflettono un atteggiamento insolente e spudoratamente irrispettoso, che rivela irriverenza o addirittura disprezzo per l’autorità, le leggi e le norme. Non si riferisce a un comportamento errato di minore gravità (Gal 5:19; 2Pt 2:7).
Conclusione del sistema di cose.
Periodo di tempo che porta alla fine del sistema di cose dominato da Satana; è contemporaneo alla presenza di Cristo. Al comando di Gesù, gli angeli “separeranno i malvagi dai giusti” e li distruggeranno (Mt 13:40-42, 49). I discepoli di Gesù volevano sapere quando avrebbe avuto luogo tale “conclusione” (Mt 24:3). Prima del suo ritorno in cielo, Gesù promise che sarebbe stato con i suoi seguaci fino a quel periodo di tempo (Mt 28:20).
Concubina.
Congregazione.
Gruppo di persone radunate per un particolare scopo o attività. Nelle Scritture Ebraiche il termine di norma si riferisce alla nazione d’Israele. Nelle Scritture Greche Cristiane si riferisce a singole congregazioni di cristiani o, più spesso, alla congregazione cristiana nel complesso (1Re 8:22; At 9:31; Ro 16:5).
Cor.
Corallo.
Sostanza dura, simile alla pietra, che si forma dallo scheletro di piccoli animali marini. Ne esistono di diversi colori, tra cui rosso, bianco e nero. Il Mar Rosso ne era particolarmente ricco. Nei tempi biblici il corallo rosso aveva un grande valore e se ne facevano perline e altri ornamenti (Pr 8:11).
Corni dell’altare.
Corno.
Cortile.
Nel tabernacolo, area scoperta e recintata che lo circondava; nel tempio, nome delle varie aree scoperte delimitate da mura intorno all’edificio principale. L’altare degli olocausti si trovava nel cortile del tabernacolo e nel cortile interno del tempio. (Vedi App. B5, B8 e B11.) La Bibbia parla di cortili anche in relazione a case e palazzi (Eso 8:13; 27:9; 1Re 7:12; Est 4:11; Mt 26:3).
Cortina.
Tenda finemente tessuta, ricamata con rappresentazioni di cherubini, che separava il Santo dal Santissimo sia nel tabernacolo che nel tempio (Eso 26:31; 2Cr 3:14; Mt 27:51; Eb 9:3). Vedi App. B5.
Cristiano.
Cristo.
Cubito.
D
Dagon (dàgon).
Divinità filistea. L’etimologia del nome è incerta, ma alcuni studiosi lo fanno derivare dal termine ebraico dagh, cioè pesce (Gdc 16:23; 1Sa 5:4).
Darico (dàrico).
Decapoli (decàpoli).
Confederazione di città greche che in origine ne includeva 10 (dal greco dèka, “dieci”, e pòlis, “città”). Il nome indicava anche la regione a est del Mar di Galilea e del Giordano, dove si trovava la maggioranza di queste città. Erano centri di commercio e di cultura ellenistica. Gesù attraversò la regione, ma non viene detto che si sia fermato in una di queste città (Mt 4:25; Mr 5:20). Vedi App. A7 e B10.
Decima.
Decima parte o 10 per cento offerto o versato come tributo, specie per motivi religiosi (De 26:12; Mal 3:10; Mt 23:23). Sotto la Legge mosaica, un decimo dei prodotti della terra e un decimo dei nuovi nati della mandria e del gregge dovevano essere dati ogni anno ai leviti per il loro mantenimento. I leviti davano un decimo di questa decima per il mantenimento dei sacerdoti, discendenti di Aronne. Erano previste anche ulteriori decime. I cristiani non sono più tenuti a dare la decima.
Dedicazione, santo segno di.
Demòni.
Creature spirituali malvagie, invisibili e dotate di poteri sovrumani. Chiamati “figli del vero Dio” in Genesi 6:2 e “angeli” in Giuda 6, non furono creati malvagi; erano piuttosto angeli che si trasformarono in nemici di Geova Dio quando, ai giorni di Noè, Gli disubbidirono e si unirono alla ribellione di Satana contro di Lui (De 32:17; Lu 8:30; At 16:16; Gc 2:19).
Denaro.
Deserto.
Nella Bibbia non si riferisce solo a zone sabbiose e aride, ma anche a regioni non coltivate e scarsamente abitate che potevano includere pascoli.
Devozione a Dio.
Diavolo.
Digiuno.
Completa astinenza dal cibo per un periodo limitato. Nell’antico Israele si digiunava nel Giorno dell’Espiazione, in momenti difficili o per ricercare la guida divina. Gli ebrei stabilirono quattro digiuni annuali per ricordare avvenimenti tragici della loro storia. Non è un requisito per i cristiani (Esd 8:21; Isa 58:6; Lu 18:12).
Direttore del coro.
Il termine ebraico usato nei Salmi sembra indicare chi arrangiava i canti, guidava le prove e la formazione dei leviti cantori, e dirigeva anche l’esecuzione ufficiale dei canti. Altre traduzioni rendono questo termine “maestro del coro” (Sl 4:sopr; 5:sopr).
Doni di misericordia.
Doni fatti per aiutare chi è nel bisogno. Non sono menzionati direttamente nelle Scritture Ebraiche, ma la Legge dava agli israeliti precise indicazioni sui loro obblighi verso i poveri (Mt 6:2).
Dramma.
E
Ebraico.
Lingua degli ebrei. Al tempo di Gesù Cristo l’ebraico aveva assimilato molte espressioni aramaiche; era la lingua parlata da lui e dai suoi discepoli (At 26:14).
Ebreo.
Termine usato per la prima volta in relazione ad Abramo (Abraamo), per distinguerlo dai vicini amorrei. In seguito fu usato in riferimento ai discendenti di Abraamo tramite la linea di discendenza di suo nipote Giacobbe (Gen 14:13; Eso 5:3).
Edom (èdom).
Altro nome di Esaù, figlio di Isacco. I discendenti di Esaù presero possesso della zona di Seir, la regione montuosa tra il Mar Morto e il golfo di ʽAqaba. Quindi Edom diventò anche il nome di questa zona (Gen 25:30; 36:8). Vedi App. B3 e B4.
Efa.
Misura per aridi, e anche il recipiente usato per misurare i cereali. Corrispondeva al bat, una misura per liquidi, e quindi era pari a 22 l (Eso 16:36; Ez 45:10). Vedi App. B14.
Efod (èfod).
Efraim (èfraim).
Secondo figlio di Giuseppe dal quale prese poi nome una delle tribù d’Israele. Quando la nazione si divise, essendo Efraim la tribù principale del regno settentrionale, questo nome finì per indicare l’intero regno delle 10 tribù (Gen 41:52; Ger 7:15).
Elul (elùl).
Epicurei.
Seguaci del filosofo greco Epicuro (341-270 a.E.V.). La loro filosofia si fondava sull’idea che il piacere dell’individuo fosse il fine ultimo della vita (At 17:18).
Epidemia.
Rapida manifestazione di una malattia infettiva che può raggiungere vaste proporzioni e avere effetti letali. È spesso collegata all’esecuzione di giudizi divini (Nu 14:12; Ez 38:22, 23; Am 4:10).
Erode.
Nome di una famiglia dinastica che ricevette da Roma l’incarico di governare gli ebrei. Erode il Grande è noto per aver ricostruito il tempio di Gerusalemme e aver ordinato la strage degli innocenti nel tentativo di eliminare Gesù (Mt 2:16; Lu 1:5). Ad Archelao Erode ed Erode Antipa, figli di Erode il Grande, fu affidato il governo di alcune parti del territorio del padre (Mt 2:22). Antipa era un tetrarca, popolarmente chiamato “re”, che governò durante il periodo che abbraccia il ministero di tre anni e mezzo di Cristo e arriva fino ad Atti capitolo 12 (Mr 6:14-17; Lu 3:1, 19, 20; 13:31, 32; 23:6-15; At 4:27; 13:1). Erode Agrippa I, nipote di Erode il Grande, fu giustiziato dall’angelo di Dio dopo aver governato per un breve periodo (At 12:1-6, 18-23). Gli succedette suo figlio, Erode Agrippa II, che regnò fino al tempo della rivolta giudaica contro Roma (At 23:35; 25:13, 22-27; 26:1, 2, 19-32).
Erode, sostenitori di.
Noti come erodiani, erano nazionalisti che appoggiavano gli obiettivi politici degli Erodi nel loro esercizio del potere sotto l’autorità di Roma. A questo gruppo appartenevano probabilmente alcuni sadducei. Gli erodiani si coalizzarono con i farisei contro Gesù (Mr 3:6).
Esilio.
Allontanamento, o deportazione, dalla propria patria o casa, spesso imposto dai conquistatori. Il termine ebraico significa “partenza”. Gli israeliti subirono due grandi deportazioni: il regno settentrionale delle 10 tribù fu portato in esilio dagli assiri, e in seguito quello meridionale delle 2 tribù dai babilonesi. I sopravvissuti alle due deportazioni tornarono in patria sotto Ciro, re di Persia (2Re 17:6; 24:16; Esd 6:21).
Esortazione.
Nelle Scritture Ebraiche la parola tradotta “esortazione” (precedentemente resa “rammemoratore”) spesso si riferisce a leggi, comandi e norme che Dio dà al suo popolo. Può includere anche messaggi di avvertimento. Viene da una radice che significa “ripassare”, “ripetere”; indica quindi ciò che ricorda (o riporta alla mente) quello che è necessario fare (Sl 19:7; 119:2).
Espiazione.
Nelle Scritture Ebraiche questo concetto era legato ai sacrifici fatti per potersi avvicinare a Dio e adorarlo. La Legge mosaica prescriveva che, soprattutto nell’annuale Giorno dell’Espiazione, venissero offerti sacrifici per espiare i peccati individuali e di tutta la nazione allo scopo di ottenere la riconciliazione con Dio. Questi sacrifici prefiguravano il sacrificio di Gesù, che espiò completamente e una volta per sempre i peccati dell’umanità, dando così alle persone la possibilità di essere riconciliate con Geova (Le 5:10; 23:28; Col 1:20; Eb 9:12).
Etanim (etanìm).
Etiopia.
Antica nazione a sud dell’Egitto, che includeva la parte più meridionale dell’odierno Egitto e l’attuale Sudan. È così che a volte viene tradotto il termine ebraico reso anche “Cus” (Est 1:1).
Eufrate.
Il fiume più lungo e più importante dell’Asia sud-occidentale e uno dei due principali fiumi della Mesopotamia. Viene menzionato per la prima volta in Genesi 2:14 come uno dei quattro fiumi che scorrevano nell’Eden. È spesso chiamato “il Fiume” (Gen 31:21). Rappresentava il confine settentrionale del territorio assegnato a Israele (Gen 15:18; Ri 16:12). Vedi App. B2.
Eunuco.
In senso letterale, uomo evirato (castrato). Tali uomini erano spesso nominati a corte quali servitori o guardiani della regina e delle concubine. Il termine viene usato per indicare non solo un eunuco letterale, ma anche un funzionario al servizio del re. Quando parlano figurativamente di “eunuchi a motivo del Regno”, le Scritture fanno riferimento a chi riesce a esercitare autocontrollo per dedicarsi maggiormente al servizio di Dio (Mt 19:12; Est 2:15; At 8:27).
F
Faraone.
Farisei.
Importante setta religiosa del giudaismo presente nel I secolo. Non erano di discendenza sacerdotale, ma osservavano la Legge in modo rigoroso fin nei minimi dettagli, e attribuivano pari valore alla tradizione orale (Mt 23:23). Si opponevano a ogni influenza culturale greca e, quali studiosi della Legge e delle tradizioni, esercitavano grande autorità sul popolo (Mt 23:2-6). Alcuni erano anche membri del Sinedrio. Spesso disputavano con Gesù riguardo all’osservanza del Sabato, alle tradizioni e allo stare in compagnia di peccatori ed esattori di tasse. Alcuni, tra cui Saulo di Tarso, diventarono cristiani (Mt 9:11; 12:14; Mr 7:5; Lu 6:2; At 26:5).
Festa dei Pani Azzimi.
La prima delle tre principali feste annuali degli israeliti. Cominciava il 15 nisan, il giorno dopo la Pasqua, e continuava per sette giorni. Si poteva mangiare solo pane azzimo, cioè senza lievito, per ricordare l’esodo dall’Egitto (Eso 23:15; Mr 14:1).
Festa della Dedicazione.
Anniversario della purificazione del tempio dopo che Antioco Epifane lo aveva profanato. La celebrazione cominciava il 25 chislev e durava otto giorni (Gv 10:22).
Festa della Mietitura; Festa delle Settimane.
Vedi PENTECOSTE.
Festa delle Capanne.
Detta anche Festa dei Tabernacoli o Festa della Raccolta, si teneva dal 15 al 21 etanim. Celebrava la raccolta alla fine dell’anno agricolo in Israele ed era un momento gioioso in cui si ringraziava Geova per aver benedetto il frutto della terra. Nei giorni della festa le persone vivevano in capanne, o ripari a tettoia, per ricordare l’esodo dall’Egitto. Era una delle tre feste che i maschi avevano l’obbligo di celebrare a Gerusalemme (Le 23:34; Esd 3:4).
Figli di Aronne.
Discendenti di un nipote di Levi, Aronne, che fu scelto come primo sommo sacerdote sotto la Legge mosaica. Assolvevano i compiti sacerdotali al tabernacolo e al tempio (1Cr 23:28).
Figlio dell’uomo.
Nei Vangeli l’espressione ricorre un’ottantina di volte. Si riferisce a Gesù Cristo e mostra che, una volta nato nella carne, fu un essere umano, non semplicemente una creatura spirituale materializzata in un corpo fisico. L’espressione indica anche che Gesù avrebbe adempiuto la profezia di Daniele 7:13, 14. Nelle Scritture Ebraiche è riferita a Ezechiele e Daniele, e accentua la differenza tra questi portavoce mortali e la Fonte dei loro messaggi, Dio (Ez 3:17; Da 8:17; Mt 19:28; 20:28).
Figlio di Davide.
Filistea (filistèa); filistei.
Nome che assunse la striscia di terra lungo la costa meridionale di Israele. Alla popolazione che da Creta migrò in questa regione fu dato il nome di filistei. Davide li sconfisse, ma rimasero indipendenti e furono costanti nemici di Israele (Eso 13:17; 1Sa 17:4; Am 9:7). Vedi App. B4.
Fionda.
Striscia di cuoio oppure di tendini animali, di vimini o di crini intrecciati. La parte centrale più larga conteneva il proiettile, spesso una pietra. Un’estremità veniva legata alla mano o al polso mentre l’altra veniva tenuta in mano, per essere lasciata libera al momento del lancio. Anticamente negli eserciti figuravano anche i frombolieri (Gdc 20:16; 1Sa 17:50).
Flagello; flagellare.
Fornace.
Fornicazione.
Vedi IMMORALITÀ SESSUALE.
G
Galaad (gàlaad).
Il termine si riferisce in senso stretto alla fertile regione a est del Giordano che si estendeva a nord e a sud della Valle dello Iabboc. A volte è usato per indicare l’intero territorio israelita a est del Giordano, dove vivevano le tribù di Ruben e di Gad e mezza tribù di Manasse (Nu 32:1; Gsè 12:2; 2Re 10:33). Vedi App. B4.
Geenna (geènna).
Nome greco della Valle di Innom, a sud e sud-ovest dell’antica Gerusalemme (Ger 7:31). Fu menzionata profeticamente come un posto in cui sarebbero stati gettati cadaveri (Ger 7:32; 19:6). Non vi è alcuna indicazione che uomini o animali venissero buttati nella Geenna per essere arsi vivi o torturati. Il posto non può quindi simboleggiare un luogo invisibile in cui le anime degli uomini vengono tormentate per sempre nel fuoco letterale. La Geenna fu invece menzionata da Gesù e dai suoi discepoli per raffigurare la punizione eterna della “seconda morte”, cioè la distruzione eterna, l’annientamento (Ri 20:14; Mt 5:22; 10:28).
Geova.
Ghera.
Ghittit (ghittìt).
Termine musicale di significato incerto, forse derivante dall’ebraico gath. Dal momento che gath indica il torchio per il vino, c’è chi ritiene che ghittìt indichi la melodia di canti legati alla pigiatura dell’uva (Sl 81:sopr).
Giacobbe.
Figlio di Isacco e Rebecca che poi ricevette da Dio il nome Israele e diventò il patriarca del popolo d’Israele (o degli israeliti, in seguito chiamati ebrei). Ebbe 12 figli che, insieme ai loro discendenti, costituirono le 12 tribù della nazione d’Israele. Il nome Giacobbe continuò a essere usato per indicare la nazione o il popolo d’Israele (Gen 32:28; Mt 22:32).
Giogo.
Sbarra portata sulle spalle, alle cui estremità era appeso il carico, oppure sbarra o arnese di legno posto sul collo di due animali da tiro (di solito buoi) per attaccarli a un attrezzo agricolo o a un carro. Dato che in genere erano gli schiavi a usarlo per trasportare carichi pesanti, rappresentava schiavitù o sottomissione a un’altra persona, come pure oppressione e sofferenza. Togliere, rompere o spezzare il giogo era sinonimo di liberazione da schiavitù, oppressione e sfruttamento (Le 26:13; Mt 11:29, 30).
Giorno del Giudizio.
Determinato giorno o periodo di tempo in cui particolari gruppi, nazioni oppure l’umanità in generale sono chiamati da Dio a rendere conto. Può essere un tempo in cui quelli già giudicati meritevoli di morte vengono giustiziati, ma il giudizio può anche offrire ad alcuni l’opportunità di essere salvati e di ricevere la vita eterna. Gesù Cristo e gli apostoli indicarono che ci sarebbe stato un futuro “Giorno del Giudizio” non solo dei vivi, ma anche di coloro che erano già morti (Mt 12:36).
Giorno dell’Espiazione.
Il giorno sacro più importante per gli israeliti, chiamato anche Yom Kippur (dall’ebraico yohm hakkippurìm, “giorno delle coperture”), celebrato il 10 etanim. Era l’unico giorno dell’anno in cui il sommo sacerdote entrava nel Santissimo del tabernacolo, e successivamente del tempio, e lì offriva il sangue dei sacrifici per i peccati suoi, degli altri leviti e del popolo. In quel giorno si teneva un santo congresso e si digiunava. Si trattava anche di un Sabato, per cui ci si asteneva dal normale lavoro (Le 23:27, 28).
Giubileo.
Ogni 50º anno, a contare dall’ingresso di Israele nella Terra Promessa. Nell’anno del Giubileo la terra doveva rimanere incolta e gli schiavi ebrei dovevano essere liberati. I possedimenti terrieri ereditari che erano stati venduti venivano restituiti. Il Giubileo in un certo senso era un intero anno festivo, un anno di libertà che riportava la nazione alla condizione originale in cui si trovava quando Dio l’aveva costituita (Le 25:10).
Giuda.
Quarto figlio che Giacobbe ebbe da sua moglie Lea. Nella profezia pronunciata in punto di morte, Giacobbe predisse che dalla discendenza di Giuda sarebbe venuto un grande governante che avrebbe dominato in modo permanente. Gesù, nella sua esistenza umana, discendeva da Giuda. Il termine Giuda designa anche la tribù e il successivo regno di Giuda. Quest’ultimo, definito anche regno meridionale, era composto dalle tribù israelite di Giuda e Beniamino, e includeva i sacerdoti e i leviti. Giuda occupava la parte meridionale del paese, che comprendeva Gerusalemme e il tempio (Gen 29:35; 49:10; 1Re 4:20; Eb 7:14).
Giudeo.
Termine riferito a chi apparteneva alla tribù di Giuda dopo la caduta del regno delle 10 tribù d’Israele (2Re 16:6). Dopo l’esilio babilonese fu usato per indicare gli israeliti delle varie tribù che tornarono in patria (Esd 4:12). In seguito fu utilizzato in tutto il mondo per distinguere gli israeliti dai gentili, gli appartenenti ad altre nazioni (Est 3:6). Il termine fu anche impiegato figurativamente dall’apostolo Paolo quando spiegò che la nazionalità non ha importanza nella congregazione cristiana (Ro 2:28, 29; Gal 3:28).
Giudici.
Uomini suscitati da Geova perché salvassero il suo popolo nel periodo che precedette i re terreni d’Israele (Gdc 2:16).
Giuramento.
Dichiarazione formale fatta per attestare che qualcosa è vero, o promessa solenne di fare o non fare una determinata cosa. Spesso consiste in un voto fatto a un superiore, specialmente a Dio. Geova avvalorò il suo patto con Abraamo pronunciando un giuramento (Gen 14:22; Eb 6:16, 17).
Giustizia; giusto.
Grande tribolazione.
Il termine greco per “tribolazione” dà l’idea di afflizione o sofferenza provocata dalla pressione delle circostanze. Gesù parlò di una “grande tribolazione” senza precedenti che si sarebbe abbattuta su Gerusalemme, e soprattutto di una che in seguito avrebbe colpito l’umanità in concomitanza con la sua gloriosa venuta futura (Mt 24:21, 29-31). Paolo descrisse questa tribolazione come un giusto atto di Dio contro “coloro che non conoscono Dio” e “coloro che non ubbidiscono alla buona notizia” riguardo a Gesù Cristo. Il capitolo 19 di Rivelazione presenta Gesù come colui che guida i suoi eserciti celesti contro “la bestia feroce e i re della terra con i loro eserciti” (2Ts 1:6-8; Ri 19:11-21). A quella tribolazione sopravvive una “grande folla” (Ri 7:9, 14). Vedi ARMAGHEDON.
Greco.
Guardia pretoriana.
Corpo di soldati romani, istituito come guardia del corpo dell’imperatore. I pretoriani diventarono una potente forza politica, capace di appoggiare o rovesciare un imperatore (Flp 1:13).
H
Hermes (èrmes).
Divinità greca, figlio di Zeus. A motivo del presunto ruolo di messaggero degli dèi e della presunta abilità oratoria di questa divinità, a Listra Paolo fu scambiato per Hermes (At 14:12).
Higgaion (iggaiòn).
Termine tecnico-musicale. In Salmo 9:16 potrebbe riferirsi a un solenne interludio su note basse eseguito con l’arpa o a una pausa solenne che favorisce la meditazione.
Hin.
Homer (òmer).
Horeb (òreb); monte Horeb.
I
Idolo; idolatria.
Iedutun (iedutùn).
Termine dal significato incerto che compare nelle soprascritte dei Salmi 39, 62 e 77. Queste soprascritte sembrano essere istruzioni per l’esecuzione del salmo, forse per indicare uno stile o uno strumento musicale. Iedutun era il nome di un levita musicista, e questo stile di esecuzione o strumento musicale era forse associato a lui o ai suoi figli.
Illirico (illìrico).
Illustrazione.
Vedi PARABOLA.
Immeritata bontà.
Il termine greco (precedentemente reso “immeritata benignità”) porta in sé principalmente l’idea di gradevolezza e fascino. È spesso usato per indicare un generoso dono o la bontà nel farlo. Quando è riferito a Dio, denota un dono gratuito che Dio fa in modo generoso, senza aspettarsi nulla in cambio. È quindi un’espressione della sua grande liberalità, nonché della sua bontà e del suo immenso amore nei confronti degli esseri umani. Il termine è anche reso con espressioni come “favore” e “generoso dono”. Si tratta di qualcosa di non guadagnato e non meritato, motivato unicamente dalla generosità del donatore (2Co 6:1; Ef 1:7).
Immoralità sessuale.
Dal greco pornèia, termine usato nelle Scritture in riferimento a certi atti sessuali proibiti da Dio. Comprende adulterio, prostituzione, rapporti sessuali tra persone non sposate, omosessualità e bestialità. In Rivelazione questa espressione viene usata in senso figurato in riferimento agli stretti rapporti che un’entità religiosa, descritta come una prostituta e chiamata “Babilonia la Grande”, intrattiene con i governanti di questo mondo per ottenere potere e vantaggi materiali (Ri 14:8; 17:2; 18:3; Mt 5:32; At 15:29; Gal 5:19). Vedi PROSTITUTA.
Imposizione delle mani.
Si ponevano le mani su una persona al fine di nominarla per un incarico particolare, benedirla, guarirla o concederle un dono dello spirito santo. A volte si ponevano le mani su un animale prima di sacrificarlo (Eso 29:15; Nu 27:18; At 19:6; 1Tm 5:22).
Impuro; impurità.
Incensieri.
Arnesi d’oro, d’argento o di rame usati nel tabernacolo e nel tempio per bruciare l’incenso (2Cr 26:19; Eb 9:4).
Incenso.
Miscela di gommoresine aromatiche e balsami che, bruciando lentamente, sprigiona una piacevole fragranza. Per il tabernacolo e il tempio si usava uno speciale incenso preparato con quattro ingredienti. Veniva bruciato sull’altare dell’incenso nel Santo la mattina e la sera, e all’interno del Santissimo nel Giorno dell’Espiazione. Era simbolo delle preghiere dei fedeli servitori di Dio a lui gradite. I cristiani non sono tenuti a usarlo. Nei casi in cui il termine “incenso” è accompagnato dalla nota “O ‘olibano’”, vedi OLIBANO (Eso 30:34, 35; Le 16:13; Ri 5:8).
Indovino.
Israele.
Nome che Dio diede a Giacobbe. Finì per designare tutti i suoi discendenti, collettivamente e in qualsiasi periodo. I discendenti dei 12 figli di Giacobbe erano spesso chiamati figli d’Israele, casa d’Israele, popolo (uomini) d’Israele o israeliti. Il nome Israele fu usato anche per indicare il regno settentrionale delle 10 tribù che si separò dal regno meridionale, e in seguito per designare i cristiani unti, “l’Israele di Dio” (Gal 6:16; Gen 32:28; 2Sa 7:23; Ro 9:6).
Issopo (issòpo).
Pianta dalle foglie e dai rami sottili, usata per spruzzare sangue o acqua nelle cerimonie di purificazione. Si trattava forse di una varietà di maggiorana (Origanum syriacum o Origanum maru). L’issopo menzionato in Giovanni 19:29 poteva essere maggiorana attaccata a un ramo oppure durra, una varietà di saggina (Sorghum vulgare), visto che da questa pianta si poteva ricavare un bastone abbastanza lungo per portare la spugna di vino aspro alla bocca di Gesù (Eso 12:22; Sl 51:7).
L
Lago di fuoco.
Luogo simbolico “in cui bruciano fuoco e zolfo”, definito anche “seconda morte”. Vi vengono gettati i peccatori impenitenti, il Diavolo e perfino la morte e la Tomba (o Ades). Il fatto che vi vengano scagliati una creatura spirituale e anche la morte e l’Ades, nessuno dei quali può essere intaccato dal fuoco, indica che questo lago simboleggia non il tormento eterno ma la distruzione eterna (Ri 19:20; 20:14, 15; 21:8).
Lebbra.
Grave malattia della pelle. Nelle Scritture il termine lebbra non indica soltanto la malattia che oggi porta questo nome, dal momento che potevano esserne affetti non solo esseri umani ma anche vestiti e case (Le 14:54, 55; Lu 5:12).
Legge.
Con l’iniziale maiuscola si riferisce spesso alla Legge di Mosè (che nel 1513 a.E.V. Geova diede a Israele tramite Mosè nel deserto del Sinai) o ai primi cinque libri della Bibbia (Gsè 23:6; Mt 7:12; Lu 24:44; Gal 3:24). Con l’iniziale minuscola può riferirsi a singole leggi della Legge mosaica o a un principio legislativo (Nu 15:16).
Lepton (leptòn).
Levi; levita.
Terzo figlio che Giacobbe ebbe da sua moglie Lea, e omonima tribù. I suoi tre figli furono i capostipiti delle tre principali divisioni levitiche. A volte il termine “leviti” designa l’intera tribù, ma di solito non include la famiglia sacerdotale di Aronne. La tribù di Levi non ricevette nessuna porzione di territorio nella Terra Promessa, ma 48 città all’interno dei confini del territorio assegnato alle altre tribù (De 10:8; 1Cr 6:1; Eb 7:11).
Leviatan (leviatàn).
Creatura solitamente messa in relazione con l’acqua, a quanto pare un tipo di animale acquatico. In Giobbe 3:8 e 41:1 sembra riferirsi al coccodrillo o a qualche altro animale acquatico di grandi dimensioni e forza. In Salmo 104:26 può indicare un tipo di balena. Altrove è usato in senso figurato e non può essere identificato con nessun animale in particolare (Sl 74:14; Isa 27:1).
Levirato.
Libagione.
Libano, catena montuosa del.
Una delle due catene che formano il sistema montuoso del Libano. La catena del Libano si trova a ovest, mentre quella dell’Antilibano a est. Le due catene sono separate da una lunga e fertile valle. La catena del Libano si innalza a poca distanza dalla costa del Mediterraneo, e le sue vette raggiungono un’altitudine media di 1.800-2.100 m. Nei tempi antichi il Libano era coperto di maestosi cedri, molto richiesti dalle nazioni circostanti (De 1:7; Sl 29:6; 92:12). Vedi App. B7.
Libero; liberto.
Nel mondo romano, l’uomo “libero” era tale dalla nascita e possedeva tutti i diritti di cittadino, mentre il “liberto” era uno schiavo affrancato, o reso libero. L’affrancamento formale (manomissione civile) garantiva al liberto la cittadinanza romana, ma non gli consentiva di ricoprire cariche politiche. L’affrancamento informale (manomissione pretoria) rendeva libero lo schiavo, ma non gli concedeva tutti i diritti civili (1Co 7:22).
Lievito.
Sostanza aggiunta a un impasto o a dei liquidi per farli fermentare; di solito una porzione di impasto precedentemente lievitato. Nella Bibbia è spesso usato come simbolo di peccato e corruzione, ma può anche indicare una crescita nascosta e capillare (Eso 12:20; Mt 13:33; Gal 5:9).
Locuste.
Nome di vari tipi di cavallette che migrano in grandi sciami. Secondo la Legge mosaica erano animali puri e quindi commestibili. I grandi sciami che al loro passaggio divoravano tutto, provocando devastazione totale, erano considerati una piaga (Eso 10:14; Mt 3:4).
Log.
Luna nuova.
Lutto; cordoglio.
Manifestazione esteriore di dolore per la morte di qualcuno o per altri eventi tragici. Nei tempi biblici era abitudine osservare un periodo di lutto. Oltre a piangere e gridare, chi faceva lutto indossava abiti particolari, si cospargeva il capo di cenere, si strappava le vesti e si batteva il petto. C’era anche chi veniva pagato per accompagnare i funerali con queste manifestazioni di lutto (Gen 23:2; Est 4:3; Ri 21:4).
M
Maalat (maalàt).
Termine, probabilmente musicale, che compare nella soprascritta dei Salmi 53 e 88. Potrebbe essere affine a un verbo ebraico che significa “indebolirsi”, “ammalarsi”. Questo farebbe pensare a un tono cupo e malinconico, il che concorderebbe con il contenuto triste dei due canti.
Macedonia.
Macina.
Congegno costituito generalmente da due pietre circolari (una sopra l’altra) impiegato per ridurre in farina i cereali. Al centro della pietra inferiore era fissato un perno su cui girava la pietra superiore. Nei tempi biblici, in quasi tutte le case c’era una macina a mano a cui lavoravano le donne. Dato che da questa dipendeva il pane quotidiano di una famiglia, la Legge mosaica vietava di prendere in pegno la macina a mano o la sua pietra superiore. Macine più grandi erano azionate da animali (De 24:6; Mr 9:42).
Magistrati.
Sotto il governo di Babilonia i magistrati erano funzionari civili delle province che conoscevano bene la legge e avevano una certa autorità giudiziaria. Nelle colonie romane ai magistrati era affidata l’amministrazione del governo. Tra i loro doveri c’era quello di mantenere l’ordine, gestire le finanze, giudicare chi violava la legge e ordinare l’esecuzione delle pene (Da 3:2; At 16:20).
Malcam (malcàm).
Maledire.
Malvagio, il.
Manna.
Principale alimento provveduto da Geova agli israeliti durante i 40 anni che trascorsero nel deserto. Tutte le mattine, a eccezione del Sabato, compariva miracolosamente sul terreno sotto uno strato di rugiada. Quando la videro per la prima volta, gli israeliti dissero: “Che cos’è?”, o in ebraico: “Man hu’?” (Eso 16:13-15, 35). In altri passi viene chiamata “grano del cielo” (Sl 78:24), “pane dal cielo” (Sl 105:40) e “pane dei potenti” (Sl 78:25). Gesù parlò della manna anche in senso figurato (Gv 6:49, 50).
Maschil (maschìl).
Termine ebraico dal significato incerto che compare nella soprascritta di 13 salmi. Forse significa “poema contemplativo”. Alcuni ritengono che il significato possa essere affine a un termine analogo tradotto anche ‘servire diligentemente’ (2Cr 30:22; Sl 32:sopr).
Medi; Media.
Popolo discendente da Madai, figlio di Iafet, che si stabilì sull’altopiano iranico, in seguito noto come Media. I medi si allearono con i babilonesi per sconfiggere gli assiri. A quel tempo la Persia era una provincia della Media; quando Ciro si ribellò, la Media fu annessa alla Persia formando l’impero medo-persiano, che sconfisse l’impero neobabilonese nel 539 a.E.V. Per la Pentecoste del 33 E.V., a Gerusalemme erano presenti anche dei medi (Da 5:28, 31; At 2:9). Vedi App. B9.
Mediatore.
Medium.
Persona che asserisce di poter comunicare con i defunti (Le 20:27; De 18:10-12; 2Re 21:6).
Melagrana.
Frutto di forma rotonda che a un’estremità presenta una piccola corona, i resti del calice. La scorza dura contiene numerosi semi, ciascuno racchiuso da un rivestimento succoso rosa o rosso. Ornamenti a forma di melagrana decoravano l’orlo del manto senza maniche blu del sommo sacerdote, come pure i capitelli delle colonne Iachin e Boaz all’ingresso del tempio (Eso 28:34; Nu 13:23; 1Re 7:18).
Merodac (meròdac).
Principale divinità della città di Babilonia. Dopo che il re e legislatore babilonese Hammurabi ebbe fatto di Babilonia la capitale della regione omonima, Merodac (o Marduk) assunse grande importanza, arrivando a scalzare varie divinità precedenti e diventando il dio più importante del pantheon babilonese. Successivamente il nome Merodac (o Marduk) fu sostituito dal titolo “Belu” (“proprietario”), e Merodac finì per essere chiamato semplicemente “Bel” (Ger 50:2).
Messia.
Mictam (mictàm).
Miglio.
Unità di misura itineraria che nel testo originale delle Scritture Greche Cristiane compare una sola volta, in Matteo 5:41. Probabilmente si intende il miglio romano, pari a 1.479,5 m. Vedi App. B14.
Milcom (milcòm).
Mina.
Unità di peso che aveva anche valore monetario. Stando ad alcune testimonianze archeologiche secondo cui la mina equivaleva a 50 sicli e il siclo pesava 11,4 g, la mina delle Scritture Ebraiche pesava 570 g. È possibile che, come nel caso del cubito, esistesse anche la mina reale. La mina delle Scritture Greche Cristiane equivaleva a 100 dramme e pesava 340 g. Sessanta mine corrispondevano a un talento (Esd 2:69; Lu 19:13). Vedi App. B14.
Miracoli; opere potenti.
Mirra.
Gommoresina aromatica ottenuta da alcune varietà di alberelli o arbusti spinosi del genere Commiphora. La mirra era uno degli ingredienti dell’olio per l’unzione santa. Veniva usata per profumare cose come abiti e letti, e veniva aggiunta all’olio per i massaggi e alle lozioni per il corpo. Era anche impiegata nella preparazione dei corpi per la sepoltura (Eso 30:23; Pr 7:17; Gv 19:39).
Molec.
Vedi MOLOC.
Moloc (mòloc).
Divinità degli ammoniti, forse identificabile anche con Malcam, Milcom e Molec. Potrebbe essere un titolo più che il nome di una divinità in particolare. La Legge mosaica prevedeva la pena di morte per chi sacrificava i propri figli a Moloc (Le 20:2; Ger 32:35; At 7:43).
Mut-Labben (mut-labbèn).
Termine che compare nella soprascritta del Salmo 9. Secondo la tradizione significa “riguardo alla morte del figlio”. Alcuni ritengono che indichi il nome o forse le parole iniziali di una nota melodia che si intonava per cantare questo salmo.
N
Nardo.
Costoso olio profumato di colore rossiccio estratto dallo spigonardo (Nardostachys jatamansi). Dato il prezzo elevato, veniva spesso mischiato con oli di qualità inferiore, e a volte contraffatto. È degno di nota che sia Marco sia Giovanni dicano che per Gesù fu usato “nardo puro” (Mr 14:3; Gv 12:3).
Nazareno.
Nome riferito a Gesù, in quanto proveniente dalla città di Nazaret. Probabilmente è affine al termine ebraico tradotto “germoglio” in Isaia 11:1. In seguito fu usato anche per designare i seguaci di Gesù (Mt 2:23; At 24:5).
Nazireo.
Da un termine ebraico che significa “scelto”, “dedicato”, “separato”. C’erano due classi di nazirei: i nazirei per libera scelta e quelli per nomina divina. Un uomo o una donna poteva fare a Geova lo speciale voto di vivere come nazireo per un periodo di tempo. Coloro che facevano il voto per libera scelta dovevano sottostare principalmente a tre limitazioni: non potevano bere alcolici né consumare alcun prodotto della vite, non potevano tagliarsi i capelli e non potevano toccare cadaveri. I nazirei nominati da Dio rimanevano tali per tutta la vita, ed era Geova a specificare cosa era richiesto da loro (Nu 6:2-7; Gdc 13:5).
Nefilim (nefilìm).
Figli ibridi nati dall’unione tra gli angeli materializzati e le figlie degli uomini prima del diluvio; erano noti per la loro violenza (Gen 6:4).
Neilot (neilòt).
Termine dal significato incerto che compare nella soprascritta del Salmo 5. Alcuni, collegandolo con una radice ebraica da cui deriva anche chalìl (flauto), credono si riferisca a uno strumento a fiato. Potrebbe comunque riferirsi a una melodia.
Netinei.
Servitori del tempio non israeliti. Il termine ebraico significa letteralmente “quelli dati”, sottintendendo che erano stati dati, o riservati, al servizio presso il tempio. Probabilmente molti netinei erano discendenti dei gabaoniti, che Giosuè rese schiavi perché “raccogliessero legna e attingessero acqua per l’assemblea e per l’altare di Geova” (Gsè 9:23, 27; 1Cr 9:2; Esd 8:17).
Nisan (nisàn).
O
Offerta agitata.
Quando si faceva un’offerta agitata, il sacerdote metteva probabilmente le sue mani sotto quelle dell’adoratore, mentre questi aveva in mano l’offerta, e la agitava avanti e indietro; oppure era il sacerdote stesso a tenere l’offerta e ad agitarla. Questo gesto era simbolo di una presentazione delle offerte a Geova (Le 7:30).
Offerta di ringraziamento.
Offerta di comunione presentata allo scopo di lodare Dio per i suoi doni e il suo amore leale. Venivano mangiati la carne dell’animale offerto e il pane, sia lievitato che senza lievito. La carne doveva essere mangiata il giorno stesso (2Cr 29:31).
Offerta per il peccato.
Offerta per la colpa.
Sacrificio per peccati individuali. Differiva leggermente dalle altre offerte per il peccato in quanto serviva a fare ammenda per la violazione di un diritto sancito dal patto della Legge oppure a far riacquistare al trasgressore pentito dei diritti che aveva perso a motivo del suo peccato, evitandogli così la punizione (Le 7:37; 19:22; Isa 53:10).
Offerta votiva.
Olibano.
Gommoresina che si ricava da alberi e arbusti di alcune specie del genere Boswellia. Quando veniva bruciato, emanava una fragranza dolce. Era un ingrediente dell’incenso sacro usato nel tabernacolo e nel tempio. Inoltre accompagnava le offerte di cereali e veniva messo su ogni pila del pane di presentazione all’interno del Santo (Eso 30:34-36; Le 2:1; 24:7; Mt 2:11).
Olocausto.
Sacrificio di un animale (toro, montone, capro, tortora o piccolo di piccione) bruciato per intero sull’altare e offerto completamente a Dio; nessuna parte dell’animale era trattenuta dall’offerente (Eso 29:18; Le 6:9).
Omer (òmer).
Misura per aridi equivalente a 2,2 l, o a 1/10 di efa (Eso 16:16, 18). Vedi App. B14.
Onice.
Ordito.
Insieme dei fili che costituiscono la parte longitudinale del tessuto. L’insieme dei fili intrecciati alternativamente sopra e sotto questi, ad angolo retto, costituisce la trama (Gdc 16:13).
Otre.
Recipiente costituito dall’intera pelle di un animale, ad esempio una capra o una pecora, usato per contenere liquidi, come il vino. Il vino veniva travasato in otri nuovi perché l’anidride carbonica prodotta con la fermentazione esercitava pressione sul recipiente: gli otri nuovi si dilatavano, mentre quelli vecchi, che avevano perso elasticità, rischiavano di scoppiare (Gsè 9:4; Mt 9:17).
P
Palette.
Arnesi d’oro, d’argento o di rame usati nel tabernacolo e nel tempio per portare via il carbone dall’altare dei sacrifici e gli stoppini bruciati dai candelabri d’oro (Eso 37:23).
Palo.
Legno verticale al quale si assicurava una vittima. In alcune nazioni veniva usato per le esecuzioni e/o l’esposizione di un cadavere come monito oppure come pubblica umiliazione. Gli assiri, noti per la loro crudeltà in guerra, impalavano i prigionieri mettendoli in cima a pali appuntiti che venivano conficcati attraverso l’addome nella cassa toracica della vittima. Secondo la legge ebraica, invece, i colpevoli di crimini nefandi come bestemmia o idolatria venivano prima messi a morte mediante lapidazione, o in qualche altro modo, e poi i loro cadaveri venivano appesi a pali o alberi come monito (De 21:22, 23; 2Sa 21:6, 9). Presso i romani la vittima a volte veniva legata al palo, e poteva sopravvivere per diversi giorni prima di morire di dolore, sete, fame o per l’esposizione al sole. In altri casi, come quello di Gesù, venivano inchiodati al palo le mani e i piedi del condannato (Lu 24:20; Gv 19:14-16; 20:25; At 2:23, 36). Vedi PALO DI TORTURA.
Palo di tortura.
Traduzione del sostantivo greco stauròs, che indica un’asta o un palo diritto, come quello su cui fu messo a morte Gesù. Non c’è nessuna prova che questo sostantivo greco fosse usato per indicare una croce, come quella già in uso quale simbolo religioso tra i pagani molti secoli prima di Cristo. “Palo di tortura” trasmette il pieno significato del termine originale, dato che stauròs è usato anche per riferirsi alle torture, alle sofferenze e alle umiliazioni che i seguaci di Gesù avrebbero affrontato (Mt 16:24; Eb 12:2). Vedi PALO.
Palo sacro.
Il termine ebraico ʼasheràh si riferisce a: (1) un palo sacro che rappresenta Asheràh, dea cananea della fertilità, o (2) un’immagine della dea stessa. Questi pali erano evidentemente posti in verticale ed erano, almeno in parte, di legno. Poteva trattarsi di pali non intagliati, o anche di alberi (De 16:21; Gdc 6:26; 1Re 15:13).
Pane di presentazione.
I 12 pani che venivano disposti in due pile, 6 per pila, sulla tavola del Santo del tabernacolo e del tempio. Questa offerta a Dio, detta anche “pane in pile” o “pani di presentazione”, veniva sostituita con pane fresco ogni Sabato. In genere, il pane tolto veniva mangiato solo dai sacerdoti (2Cr 2:4; Mt 12:4; Eso 25:30; Le 24:5-9; Eb 9:2). Vedi App. B5.
Papiro.
Pianta acquatica dal lungo fusto impiegata nella produzione di cesti, contenitori, imbarcazioni, ecc. Era utilizzato anche per produrre materiale scrittorio simile alla carta; molti rotoli erano di papiro (Eso 2:3).
Parabola.
Paradiso.
Un bel parco o giardino. Il primo luogo del genere fu l’Eden, preparato da Geova per la prima coppia umana. Parlando a uno dei criminali sul palo di tortura accanto a lui, Gesù indicò che la terra sarebbe diventata un paradiso. In 2 Corinti 12:4 il termine si riferisce evidentemente a un paradiso futuro, e in Rivelazione 2:7 a un paradiso celeste (Ca 4:13; Lu 23:43).
Pasqua.
Festa annuale osservata il 14º giorno di aviv (in seguito chiamato nisan) per commemorare la liberazione degli israeliti dall’Egitto. Per questa ricorrenza si scannava e si arrostiva un agnello (o un capretto), che poi veniva mangiato con erbe amare e pane senza lievito (Eso 12:27; Gv 6:4; 1Co 5:7).
Patto.
Accordo formale, o contratto, tra Dio e gli uomini o tra persone, per stabilire di fare o non fare qualcosa. A volte solo una delle parti aveva l’obbligo di osservarne le condizioni (patto unilaterale, essenzialmente una promessa). In altri casi entrambe le parti avevano delle condizioni da rispettare (patto bilaterale). Oltre ai patti che Dio ha concluso con esseri umani, la Bibbia menziona patti tra individui, tribù, nazioni o gruppi di persone. Fra i patti che hanno avuto o hanno effetti di lunga durata ci sono quelli che Dio ha fatto con Abraamo, con Davide, con la nazione d’Israele (chiamato patto della Legge) e con l’Israele di Dio (chiamato nuovo patto) (Gen 9:11; 15:18; 21:27; Eso 24:7; 2Cr 21:7).
Pegno.
Bene personale che il debitore dà al creditore come garanzia della futura restituzione di un prestito. La Legge mosaica poneva alcune clausole relative ai pegni per tutelare gli interessi di chi nella nazione era povero e indifeso (Eso 22:26; Ez 18:7).
Pentecoste.
Seconda delle tre principali feste che tutti i maschi ebrei erano tenuti a celebrare a Gerusalemme. Pentecoste, che significa “cinquantesimo [giorno]”, è il nome usato nelle Scritture Greche Cristiane per quella che le Scritture Ebraiche chiamano Festa della Mietitura o Festa delle Settimane. Veniva celebrata il 50º giorno a partire dal 16 nisan (Eso 23:16; 34:22; At 2:1).
Pentimento.
Pergamena.
Pelle di pecora, capra o vitello conciata per essere usata come materiale scrittorio. Era molto più resistente del papiro e fu impiegata per i rotoli delle Sacre Scritture. È possibile che le pergamene che Paolo chiese a Timoteo di portare fossero parti delle Scritture Ebraiche. Alcuni Rotoli del Mar Morto sono su pergamena (2Tm 4:13).
Persia; persiani.
Paese e popolo menzionati di solito insieme ai medi, a cui erano evidentemente affini. All’inizio della loro storia i persiani occupavano solo la parte sud-occidentale dell’altopiano iranico. Sotto Ciro il Grande (che secondo alcuni storici antichi era di padre persiano e madre meda) i persiani soggiogarono i medi, anche se l’impero continuò a essere duplice. Ciro conquistò l’impero babilonese nel 539 a.E.V. e permise ai prigionieri ebrei di tornare in patria. L’impero persiano si estendeva dal fiume Indo a est al Mar Egeo a ovest. Gli ebrei rimasero sotto la dominazione persiana fino al 331 a.E.V., quando Alessandro Magno sconfisse i persiani. L’impero persiano era stato predetto in una visione avuta da Daniele, e viene menzionato nei libri biblici di Esdra, Neemia ed Ester (Esd 1:1; Da 5:28; 8:20). Vedi App. B9.
Pettorale.
Tasca ricoperta di pietre preziose che il sommo sacerdote d’Israele portava sul cuore ogni volta che entrava nel Santo. Era chiamato “pettorale del giudizio” perché conteneva gli Urim e i Tummim, che servivano per rivelare i giudizi di Geova (Eso 28:15-30). Vedi App. B5.
Pietra angolare.
Pietra posta all’angolo di un edificio dove si congiungono due muri, importante per unirli e per tenerli insieme. La pietra angolare più importante era quella di fondamento; per gli edifici pubblici e per le mura cittadine in genere ne veniva impiegata una particolarmente resistente. L’espressione è usata in senso metaforico riguardo alla fondazione della terra; Gesù viene definito la “pietra angolare” che è posta a fondamento della congregazione cristiana paragonata a una casa spirituale (Ef 2:20; Gb 38:6).
Pim.
Unità di peso, e prezzo che i filistei facevano pagare agli israeliti per affilare arnesi di metallo. Su vari pesi di pietra rinvenuti in scavi compiuti in Israele sono visibili le consonanti della parola “pim” in caratteri ebraici antichi. Il loro peso è in media 7,8 g, il che corrisponderebbe approssimativamente a 2/3 di siclo (1Sa 13:20, 21).
Porneia.
Vedi IMMORALITÀ SESSUALE.
Portico di Salomone.
Nel tempio esistente ai giorni di Gesù, portico sul lato orientale del cortile esterno. Era opinione comune che fosse una struttura risalente al tempio di Salomone. Gesù vi camminò d’inverno, e lì i primi cristiani si ritrovavano per l’adorazione (Gv 10:22, 23; At 5:12). Vedi App. B11.
Prefetto.
Preparazione.
Nome dato al giorno che precedeva il Sabato e durante il quale gli ebrei facevano i preparativi necessari. Questo giorno, detto anche parasceve, si concludeva al tramonto di quello che oggi chiamiamo venerdì, momento in cui iniziava il Sabato. Il giorno ebraico andava infatti da sera a sera (Mr 15:42; Lu 23:54).
Presenza.
In alcuni contesti delle Scritture Greche Cristiane questo termine indica la presenza regale di Gesù Cristo, che comincia con la sua invisibile intronizzazione quale Re messianico e continua durante gli ultimi giorni di questo sistema di cose. La presenza di Cristo non è semplicemente una venuta seguita da un’immediata partenza, ma copre un determinato periodo di tempo (Mt 24:3).
Primizie.
Primi frutti della stagione; primi prodotti o primi risultati di qualunque cosa. Geova esigeva che la nazione d’Israele offrisse a lui le primizie, che si trattasse di uomini, animali o frutti della terra. Come nazione gli israeliti offrivano primizie a Dio in occasione della Festa dei Pani Azzimi e della Pentecoste. Il termine viene usato anche simbolicamente per Cristo e i suoi seguaci unti (Nu 15:21; Pr 3:9; 1Co 15:23; Ri 14:4).
Primogenito.
Con questo termine si intende in genere il primo figlio maschio del padre (piuttosto che della madre). Nei tempi biblici il primogenito aveva un posto d’onore all’interno della famiglia e, alla morte del padre, gli succedeva nella guida della casa. Il termine può indicare anche i primi nati maschi degli animali (Gen 25:33; Eso 11:5; 13:12; Col 1:15).
Principale Condottiero.
Nelle Scritture Greche Cristiane il termine originale (precedentemente reso “principale Agente”) significa fondamentalmente “colui che per primo conduce”. Si riferisce al ruolo chiave svolto da Gesù Cristo nel liberare gli esseri umani fedeli dagli effetti mortiferi del peccato e nel condurli alla vita eterna (At 3:15; 5:31; Eb 2:10; 12:2).
Proconsole.
Profeta.
Profezia.
Messaggio ispirato, consistente in una rivelazione o proclamazione della volontà divina. Una profezia può essere un insegnamento morale ispirato, l’espressione di un comando o di un giudizio di Dio, o un annuncio di cose future (Ez 37:9, 10; Da 9:24; Mt 13:14; 2Pt 1:20, 21).
Propiziatorio.
Coperchio dell’Arca del Patto, davanti a cui il sommo sacerdote spruzzava il sangue delle offerte per il peccato nel Giorno dell’Espiazione. Il termine ebraico viene da un verbo che significa “coprire [un peccato]”, o forse “cancellare [un peccato]”. Era d’oro massiccio, con due cherubini alle estremità. A volte è chiamato semplicemente “il coperchio” (Eso 25:17-22; 1Cr 28:11; Eb 9:5). Vedi App. B5.
Propiziazione.
Vedi ESPIAZIONE.
Proselito.
Prostituta.
Donna che offre prestazioni sessuali al di fuori del vincolo matrimoniale, specialmente per denaro. (Il termine greco per “prostituta”, pòrne, viene da un verbo che significa “vendere”.) La Bibbia menziona anche uomini che si prostituivano. La prostituzione era condannata dalla Legge mosaica, e il ricavato non era considerato accettabile come contribuzione per il santuario di Geova. Per i templi pagani, invece, la prostituzione sacra era fonte di guadagno (De 23:17, 18; 1Re 14:24). La Bibbia usa il termine anche in senso figurato in riferimento a popoli, nazioni o organizzazioni che praticano qualche forma di idolatria pur asserendo di adorare Dio. Per esempio, in Rivelazione l’entità religiosa definita “Babilonia la Grande” è descritta come una prostituta, perché intrattiene stretti rapporti con i governanti di questo mondo per ottenere potere e vantaggi materiali (Ri 17:1-5; 18:3; 1Cr 5:25).
Proverbio.
Detto saggio o breve storia che insegna una lezione o esprime una profonda verità in pochissime parole, ricorrendo a un linguaggio vivido, spesso metaforico. I proverbi biblici sono a volte in forma di enigmi o indovinelli. Alcuni detti diventarono comuni espressioni di scherno o disprezzo per designare determinate persone (Ec 12:9; 2Pt 2:22).
Pula.
Pungolo.
Lungo bastone con un’acuminata punta di metallo usato per spronare un animale. Il pungolo è usato per raffigurare le parole dei saggi che incitano ad accettare buoni consigli. L’espressione “ricalcitrare contro i pungoli” trae spunto dall’azione di un toro ostinato che resiste agli stimoli del pungolo, scalciando contro di esso e finendo per ferirsi (At 26:14; Gdc 3:31).
Purim (purìm).
Festa annuale, celebrata il 14 e il 15 adar, che commemora la salvezza degli ebrei dal massacro al tempo della regina Ester. Purim è un termine di origine non ebraica che significa “sorti”. La festa fu così chiamata dal gesto di Aman che gettò il pur (la sorte) per fissare il giorno in cui mettere in atto il complotto ordito per sterminare gli ebrei (Est 3:7; 9:26).
Puro; purificare.
Nella Bibbia questo termine, come altri affini, non si riferisce solo alla purezza fisica, ma anche al mantenere o ristabilire una condizione immacolata, irreprensibile e libera da qualunque cosa possa sporcare o corrompere da un punto di vista morale o spirituale. Sotto la Legge mosaica il termine si riferiva alla purezza cerimoniale (Le 10:10; Sl 51:7; Mt 8:2; 1Co 6:11).
R
Raab (ràab).
Rammemoratore.
Vedi ESORTAZIONE.
Regina del Cielo.
Titolo di una divinità adorata dagli israeliti apostati all’epoca di Geremia. Alcuni ipotizzano che si tratti della dea babilonese Ishtar (Astarte). Il nome della sua antica corrispondente sumera, Inanna, significa “regina del cielo”. Oltre a essere una divinità astrale, era una dea della fertilità. Astarte è anche chiamata “Signora del Cielo” in un’iscrizione egizia (Ger 44:19).
Regno di Dio.
Riscatto.
Prezzo pagato per liberare da prigionia, punizione, sofferenza, peccato o da qualche obbligo. Il pagamento non avveniva sempre in denaro (Isa 43:3). Era richiesto un riscatto in diverse situazioni. Per esempio, in Israele tutti i primogeniti maschi di uomini e animali appartenevano a Geova e si doveva pagare un riscatto per liberarli dall’impiego esclusivo al servizio di Geova (Nu 3:45, 46; 18:15, 16). Nel caso in cui un toro pericoloso lasciato incustodito avesse ucciso qualcuno, il suo proprietario avrebbe dovuto pagare un riscatto per poter essere libero dalla condanna a morte prevista (Eso 21:29, 30). Tuttavia non si poteva accettare alcun riscatto per chi uccideva intenzionalmente (Nu 35:31). La Bibbia dà particolare risalto al riscatto che Cristo ha pagato offrendo la sua vita in sacrificio per liberare l’umanità ubbidiente dal peccato e dalla morte (Sl 49:7, 8; Mt 20:28; Ef 1:7).
Risurrezione.
Ritorno alla vita di una persona morta. Il termine greco anàstasis significa letteralmente “il far alzare”, “l’alzarsi”. La Bibbia menziona nove risurrezioni, inclusa quella di Gesù per mano di Geova Dio. Sebbene le altre risurrezioni siano avvenute tramite Elia, Eliseo, Gesù, Pietro e Paolo, si tratta di miracoli chiaramente riconducibili al potere di Dio. La risurrezione terrena “sia dei giusti che degli ingiusti” è un caposaldo del proposito di Dio (At 24:15). La Bibbia parla anche di una risurrezione celeste, chiamata “prima risurrezione”, che riguarda i fratelli di Gesù unti con lo spirito (Ri 20:5, 6; Gv 5:28, 29; 11:25; Flp 3:11).
Rotolo.
Lunga striscia di pergamena o papiro, scritta su un lato, di solito arrotolata intorno a un cilindro. La Bibbia fu scritta e copiata su rotoli, che al tempo della sua stesura erano la forma più comune di testo scritto (Ger 36:4, 18, 23; Lu 4:17-20; 2Tm 4:13).
Ruggine.
Malattia delle piante causata da funghi parassiti. Si pensa che la ruggine di cui parla la Bibbia sia la ruggine nera del grano, o Puccinia graminis (1Re 8:37).
S
Sabato.
Da un termine ebraico che significa “riposare”, “fermarsi”; settimo giorno della settimana ebraica (dal tramonto del venerdì al tramonto del sabato). Anche altri giorni festivi dell’anno, nonché ogni 7º e ogni 50º anno, erano chiamati Sabati. Il Sabato non si doveva fare nessun lavoro; facevano eccezione le mansioni sacerdotali presso il santuario. Negli anni sabbatici la terra doveva rimanere incolta e non si poteva esigere il pagamento di un debito da un altro israelita. Sotto la Legge mosaica i divieti relativi al Sabato erano ragionevoli, ma i capi religiosi ne aggiunsero gradualmente altri, tanto che al tempo di Gesù era diventato difficile per il popolo osservarli (Eso 20:8; Le 25:4; Lu 13:14-16; Col 2:16).
Sacco.
Tela grossolana con cui si fanno sacchi come quelli per il grano. Di solito era un tessuto di pelo di capra di colore scuro. Era l’abito che tradizionalmente si indossava per il lutto (Gen 37:34; Lu 10:13).
Sacerdote.
Uomo che rappresentava ufficialmente Dio presso il popolo per il quale prestava servizio, istruendolo riguardo a Dio e alle sue leggi. Il sacerdote rappresentava anche il popolo davanti a Dio, offrendo sacrifici, intercedendo e supplicando a favore del popolo. Prima che entrasse in vigore la Legge mosaica, era il capofamiglia a fungere da sacerdote per la propria famiglia. Sotto la Legge mosaica, la classe sacerdotale era costituita dai componenti maschi della famiglia di Aronne, appartenente alla tribù di Levi. Il resto dei leviti maschi aveva il compito di assisterli. Quando entrò in vigore il nuovo patto, l’Israele spirituale diventò una nazione di sacerdoti, con Gesù Cristo come Sommo Sacerdote (Eso 28:41; Eb 9:24; Ri 5:10).
Sacrificio.
Offerta presentata a Dio per esprimere riconoscenza, ammettere una colpa e ristabilire buoni rapporti con lui. A partire da Abele, gli uomini offrirono volontariamente vari sacrifici, tra cui animali, finché il patto della Legge mosaica li rese obbligatori. Da quando Gesù ha dato la sua vita come sacrificio perfetto, i sacrifici di animali non sono più richiesti, anche se i cristiani continuano a offrire a Dio sacrifici spirituali (Gen 4:4; Eb 13:15, 16; 1Gv 4:10).
Sacrificio di comunione.
Questo tipo di sacrificio offerto a Geova era segno di pace con lui. Veniva diviso fra l’offerente, la sua famiglia, il sacerdote officiante e gli altri sacerdoti in servizio. A Geova andavano, per così dire, il gradevole odore del grasso che bruciava e il sangue, che rappresenta la vita. Era come se i sacerdoti e gli adoratori consumassero un pasto con Geova, a indicare che fra loro c’erano rapporti pacifici (Le 7:29, 32; De 27:7).
Sacro segreto.
Sacro servizio.
Sadducei.
Importante setta religiosa del giudaismo composta da ricchi aristocratici e sacerdoti che avevano molto potere sulle attività del tempio. Rigettavano le numerose tradizioni orali osservate dai farisei e altre loro credenze. Non credevano nella risurrezione e nell’esistenza degli angeli. Si opposero a Gesù (Mt 16:1; At 23:8).
Salmo.
Samaria (samarìa).
Capitale del regno settentrionale delle 10 tribù d’Israele per circa due secoli; intero territorio di quel regno. La città fu costruita sull’omonimo monte. Al tempo di Gesù il nome designava il territorio che si estendeva tra la Galilea a nord e la Giudea a sud. Gesù in genere evitò di predicare in questa regione durante i suoi viaggi, ma a volte, passandovi, parlò ai suoi abitanti. Pietro usò la seconda simbolica chiave del Regno quando i samaritani ricevettero lo spirito santo (1Re 16:24; Gv 4:7; At 8:14). Vedi App. B10.
Samaritani.
Il termine si riferì inizialmente agli israeliti del regno settentrionale delle 10 tribù, ma dopo la conquista di Samaria da parte degli assiri nel 740 a.E.V. venne a includere gli stranieri che vi erano stati portati dagli assiri. Al tempo di Gesù, piuttosto che avere una connotazione etnica o politica, il termine di solito indicava chi apparteneva alla setta religiosa affermatasi anticamente nelle vicinanze di Sichem e Samaria. Alcune credenze dei suoi aderenti erano nettamente distinte da quelle del giudaismo (Gv 8:48).
Santissimo, il.
Il compartimento più interno del tabernacolo e del tempio, dov’era conservata l’Arca del Patto; chiamato anche Santo dei Santi. Secondo la Legge mosaica, l’unica persona autorizzata a entrare nel Santissimo era il sommo sacerdote, che poteva farlo solo una volta l’anno, nel Giorno dell’Espiazione (Eso 26:33; Le 16:2, 17; 1Re 6:16; Eb 9:3).
Santità; santo.
Qualità intrinseca di Geova; condizione di assoluta purezza morale e sacralità (Eso 28:36; 1Sa 2:2; Pr 9:10; Isa 6:3). Quando è riferito a esseri umani (Eso 19:6; 2Re 4:9), animali (Nu 18:17), cose (Eso 28:38; 30:25; Le 27:14), luoghi (Eso 3:5; Isa 27:13), periodi di tempo (Eso 16:23; Le 25:12) e attività (Eso 36:4), il termine originale nelle Scritture Ebraiche dà l’idea di qualcosa di separato, esclusivo o consacrato a Dio, il quale è santo; indica la condizione di chi o di ciò che è riservato al servizio di Geova. Analogamente, nelle Scritture Greche Cristiane i termini resi “santità” e “santo” denotano separazione per servire Dio; sono usati anche in riferimento alla purezza della condotta di un individuo (Mr 6:20; 2Co 7:1; 1Pt 1:15, 16).
Santo, il.
Il primo e più grande compartimento del tabernacolo e poi del tempio, distinto dal compartimento più interno, il Santissimo. Nel tabernacolo il Santo conteneva il candelabro d’oro, l’altare d’oro dell’incenso, la tavola del pane di presentazione e gli utensili d’oro; nel tempio conteneva l’altare d’oro, 10 candelabri d’oro e 10 tavole del pane di presentazione (Eso 26:33; Eb 9:2). Vedi App. B5 e B8.
Santuario.
Generalmente luogo destinato al culto, luogo santo. Spesso, però, questo termine indica il tabernacolo oppure il tempio di Gerusalemme. Viene usato anche per riferirsi alla dimora di Dio nei cieli (Eso 25:8, 9; 1Cr 28:10; Isa 16:12; Ri 11:19).
Satana.
Satrapo (sàtrapo).
Sceol (scèol).
Termine ebraico corrispondente al greco “Ades”. Viene tradotto “Tomba”, con l’iniziale maiuscola, per indicare il luogo simbolico in cui si trovano i morti anziché la tomba di un singolo individuo (Gen 37:35; Sl 16:10; At 2:31; anche ntt.).
Scettro.
Bastone impugnato da un sovrano come emblema di autorità regale (Gen 49:10; Eb 1:8).
Scriba.
Copista delle Scritture Ebraiche. Quando Gesù visse sulla terra, questa parola indicava una classe di esperti della Legge. Gli scribi si opposero a Gesù (Esd 7:6, nt.; Mr 12:38, 39; 14:1).
Scrittura/e.
Sea.
Segno.
Oggetto, azione, situazione o insolita manifestazione che indica qualche altra cosa, presente o futura (Gen 9:12, 13; 2Re 20:9; Mt 24:3; Ri 1:1).
Sela.
Termine tecnico riguardante la musica o la recitazione che compare nei Salmi e in Abacuc. Può trattarsi di una pausa nel canto o nella musica, o in entrambi, allo scopo di far meditare in silenzio o di dare risalto al sentimento appena espresso. Nella Settanta greca il termine è reso diàpsalma, “interludio musicale” (Sl 3:4; Aba 3:3).
Sentinella.
Persona che, soprattutto di notte, vigila affinché non venga causato danno a persone o cose, e che può dare l’allarme in caso di pericolo. Spesso le sentinelle erano appostate sulle torri e sulle mura delle città per avvistare chiunque si stesse avvicinando. Solitamente erano militari in servizio di guardia. In senso figurato, i profeti fungevano da sentinelle per la nazione d’Israele, avvertendo dell’incombente distruzione (2Re 9:20; Ez 3:17).
Serafini.
Servitore di ministero.
Traduzione di diàkonos, sostantivo greco spesso reso “ministro” o “servitore”. “Servitore di ministero” designa chi presta servizio nella congregazione quale assistente del corpo degli anziani. Per essere idoneo per tale incarico di servizio deve soddisfare i requisiti biblici (1Tm 3:8-10, 12).
Setta.
Gruppo di persone che segue una dottrina o un leader e professa credenze proprie. Il termine viene usato a proposito dei due rami principali del giudaismo, quello dei farisei e quello dei sadducei. I non cristiani definirono anche il cristianesimo una “setta” o la “setta dei nazareni”, forse considerandolo una deviazione dal giudaismo. Alla fine anche all’interno della congregazione cristiana si formarono delle sette. In Rivelazione viene menzionata la “setta dei nicolaiti” (At 5:17; 15:5; 24:5; 28:22; Ri 2:6; 2Pt 2:1).
Sheminit (sceminìt).
Termine musicale che significa letteralmente “l’ottava” e che potrebbe denotare un registro, o modo, basso. Se riferita a strumenti, la parola probabilmente indicava quelli che producevano le note basse della scala musicale. Se riferita ai canti, probabilmente segnalava che dovevano essere accompagnati da musica di registro basso e cantati in quel registro (1Cr 15:21; Sl 6:sopr; 12:sopr).
Shevat (scevàt).
Siclo.
Fondamentale unità di peso ebraica, che aveva anche valore monetario. Corrispondeva a 11,4 g. L’espressione tradotta “siclo ufficiale del luogo santo” poteva essere usata per dare risalto al fatto che il peso dovesse essere preciso o che dovesse essere conforme a un peso campione tenuto presso il tabernacolo. Può darsi che esistesse anche un siclo reale (diverso dal siclo comune) o un peso campione tenuto nel palazzo reale (Eso 30:13).
Sigillo.
Strumento usato per lasciare un’impronta (di solito su argilla o cera) indicante proprietà, autenticità o consenso. Anticamente i sigilli consistevano di un pezzo di materiale resistente (pietra, avorio o legno) su cui erano incise lettere o figure al contrario. In senso simbolico il termine si riferisce a una garanzia di autenticità, a un marchio di possesso, o a qualcosa di nascosto o segreto (Eso 28:11; Ne 9:38; Ri 5:1; 9:4).
Sinagoga.
Termine che significa “riunione”, “assemblea”; nella maggior parte dei versetti indica l’edificio o il luogo in cui gli ebrei si radunavano per la lettura delle Scritture, l’insegnamento, la predicazione e la preghiera. Ai giorni di Gesù, in Israele ogni villaggio di una certa grandezza aveva la sua sinagoga, e le città maggiori ne avevano più di una (Lu 4:16; At 13:14, 15).
Sinedrio.
Sion; monte Sion (sìon).
Nome di Gebus, città fortificata abitata dai gebusei che si trovava sul colle sud-orientale di Gerusalemme. Dopo averla conquistata, Davide vi costruì la propria residenza reale, perciò fu chiamata “Città di Davide” (2Sa 5:7, 9). Quando Davide vi trasferì l’Arca, Sion diventò un monte particolarmente santo per Geova. In seguito questo nome finì per includere l’area del tempio sul monte Moria, e a volte l’intera città di Gerusalemme. Nelle Scritture Greche Cristiane spesso è usato in senso simbolico (Sl 2:6; 1Pt 2:6; Ri 14:1).
Siria; siri.
Vedi ARAM; ARAMEI.
Sirte.
Sistema/i di cose.
Traduzione del termine greco aiòn quando si riferisce allo stato delle cose o alle caratteristiche che contraddistinguono un certo periodo di tempo, un’epoca o un’era. La Bibbia usa l’espressione “attuale sistema di cose” per indicare lo stato prevalente delle cose nel mondo in generale e il modo di vivere mondano (2Tm 4:10). Con il patto della Legge, Dio introdusse un sistema di cose che alcuni potrebbero definire epoca ebraica o israelitica. Con il suo sacrificio di riscatto, Gesù Cristo fu impiegato da Dio per introdurre un sistema di cose diverso, che riguardava principalmente la congregazione dei cristiani unti. Questo segnò l’inizio di una nuova epoca, caratterizzata dalle realtà prefigurate dal patto della Legge. Quando è al plurale, l’espressione si riferisce ai vari sistemi di cose (o alle condizioni prevalenti) che sono esistiti, esistono o esisteranno (Mt 24:3; Mr 4:19; Ro 12:2; 1Co 10:11).
Sivan (sivàn).
Smoccolatoi.
Arnesi d’oro o di rame usati nel tabernacolo e nel tempio; probabilmente erano simili a forbici e venivano usati per spuntare gli stoppini (2Re 25:14).
Sommo sacerdote.
Sotto la Legge mosaica, principale sacerdote che rappresentava il popolo davanti a Dio ed era preposto agli altri sacerdoti. Era anche chiamato “capo sacerdote” (2Cr 26:20; Esd 7:5). Lui solo era autorizzato a entrare nel Santissimo, il compartimento più interno del tabernacolo e poi del tempio. Questo avveniva esclusivamente nell’annuale Giorno dell’Espiazione. Anche Gesù Cristo viene definito “sommo sacerdote” (Le 16:2, 17; 21:10; Mt 26:3; Eb 4:14).
Soprascritta.
Sorti.
Sassolini o pezzetti di legno o di pietra usati per prendere decisioni. Venivano raccolti nelle pieghe di una veste o in un recipiente e poi agitati. La sorte che usciva o veniva estratta era quella scelta. Spesso il tutto era accompagnato da una preghiera. I termini originali per “sorte” possono anche essere tradotti con “parte” o “porzione” (Gsè 14:2; Sl 16:5; Pr 16:33; Mt 27:35).
Sorvegliante.
Uomo la cui principale responsabilità è soprintendere alla congregazione e pascerla. L’idea fondamentale insita nel termine greco epìskopos è quella di sorveglianza protettiva. I termini “sorvegliante” e “anziano” (presbỳteros) si riferiscono allo stesso ruolo all’interno della congregazione cristiana: “anziano” indica la maturità di colui che è nominato tale, e “sorvegliante” sottolinea i doveri attinenti all’incarico (At 20:28; 1Tm 3:2-7; 1Pt 5:2).
Sostenitori di Erode.
Vedi ERODE, SOSTENITORI DI.
Spanna.
Unità di misura lineare che corrisponde all’incirca alla distanza fra la punta del pollice e quella del mignolo della mano completamente aperta. Basandosi sul cubito di 44,5 cm, una spanna equivarrebbe a 22,2 cm (Eso 28:16; 1Sa 17:4). Vedi App. B14.
Spegnitoi.
Arnesi d’oro, forse simili a pinze o molle, usati nel tabernacolo e nel tempio per spegnere la fiamma delle lampade (Eso 37:23).
Spigolatura.
Raccolta di prodotti della terra lasciati volontariamente o involontariamente dai lavoratori. La Legge mosaica comandava di non mietere completamente i margini del campo e di non raccogliere tutte le olive o i grappoli d’uva. I poveri del paese, gli afflitti, gli stranieri residenti, gli orfani e le vedove avevano il diritto, dato loro da Dio, di spigolare quello che rimaneva dopo la raccolta (Ru 2:7).
Spiritismo.
Credenza secondo cui gli spiriti dei defunti sopravvivono alla morte del corpo fisico e possono comunicare con i vivi, soprattutto tramite una persona (un medium) particolarmente sensibile alla loro influenza. La parola greca per “spiritismo” è farmakìa, che letteralmente significa “uso di droghe”, “uso di farmaci”. Questo termine finì per essere associato con lo spiritismo perché nell’antichità si faceva uso di droghe quando si invocava il potere dei demòni per praticare la stregoneria (Gal 5:20; Ri 21:8).
Spirito.
Il sostantivo ebraico rùach e quello greco pnèuma, spesso tradotti “spirito”, hanno vari significati. Tutti quanti si riferiscono a ciò che è invisibile agli occhi umani e che rivela forza in movimento. Il sostantivo ebraico e quello greco sono usati in riferimento a: (1) il vento, (2) la forza vitale delle creature terrene, (3) la forza che scaturisce dal cuore simbolico e spinge a dire e a fare le cose in un certo modo, (4) espressioni ispirate che hanno origine da una fonte invisibile, (5) esseri spirituali e (6) la forza attiva di Dio, ovvero la sua potenza in azione, o spirito santo (Eso 35:21; Sl 104:29; Mt 12:43; Lu 11:13).
Spirito santo.
Spoglie.
Stella mattutina; stella del mattino.
Stoici.
Seguaci di una scuola filosofica greca. Credevano che la felicità si potesse raggiungere vivendo secondo ragione e secondo natura. L’uomo veramente saggio, secondo loro, era indifferente al dolore o al piacere (At 17:18).
Stregoneria.
Uso di poteri di cui si riconosce l’origine spiritica (2Cr 33:6).
T
Tabernacolo.
Tenda trasportabile usata dagli israeliti per l’adorazione dopo l’esodo dall’Egitto. Conteneva l’Arca del Patto, che simboleggiava la presenza di Geova, e veniva usato come luogo di culto e per i sacrifici. A volte viene chiamato anche “tenda dell’incontro”. Era una struttura di telai di legno coperta da teli di lino su cui erano ricamate figure di cherubini. Era diviso in due compartimenti, il primo chiamato Santo, il secondo chiamato Santissimo (Gsè 18:1; Eso 25:9). Vedi App. B5.
Talento.
Massima unità di peso ebraica, che aveva anche valore monetario. Corrispondeva a 34,2 kg. Il talento greco era più piccolo: corrispondeva a circa 20,4 kg (1Cr 22:14; Mt 18:24). Vedi App. B14.
Tammuz (tammùz).
(1) Divinità per la quale donne ebree apostate piansero a Gerusalemme. È stata avanzata l’ipotesi che Tammuz fosse in origine un re che dopo la morte venne deificato. Nei testi sumerici Tammuz è chiamato Dumuzi ed è identificato come consorte o amante della dea della fertilità Inanna, l’Ishtar babilonese (Ez 8:14). (2) Nome dato, dopo l’esilio babilonese, al 4º mese lunare del calendario sacro ebraico e al 10º mese di quello civile. Corrispondeva al periodo che va dalla metà di giugno alla metà di luglio. Vedi App. B15.
Tarsis (tàrsis), navi di.
Tartaro.
Nelle Scritture Greche Cristiane, condizione degradata, paragonabile a una prigione, in cui furono confinati gli angeli disubbidienti dei giorni di Noè. In 2 Pietro 2:4, l’utilizzo del verbo tartaròo (“gettare nel Tartaro”) non indica che “gli angeli che peccarono” furono gettati nel Tartaro mitologico pagano (prigione sotterranea e luogo di tenebre per gli dèi inferiori). Denota piuttosto che furono degradati da Dio, perdendo così la loro posizione e i loro privilegi celesti, e relegati a una condizione di profonde tenebre mentali per quanto riguarda gli splendidi propositi di Dio. Le tenebre alludono anche alla loro sorte, che, come mostrano le Scritture, è la distruzione eterna insieme al loro capo, Satana il Diavolo. Perciò il Tartaro denota l’infima condizione di degradazione di quegli angeli ribelli; non è l’“abisso” di cui si parla in Rivelazione 20:1-3.
Tempio.
Edificio situato a Gerusalemme che diventò il centro dell’adorazione degli israeliti al posto del tabernacolo mobile. Il primo tempio fu costruito da Salomone e distrutto dai babilonesi. Il secondo fu edificato da Zorobabele dopo il ritorno dall’esilio babilonese e in seguito ricostruito da Erode il Grande. Spesso nelle Scritture è semplicemente chiamato “casa di Geova” (Esd 1:3; 6:14, 15; 1Cr 29:1; 2Cr 2:4; Mt 24:1). Vedi App. B8 e B11.
Tenda dell’incontro.
Terafim (terafìm).
Idoli o divinità familiari, a volte consultati per trarre presagi (Ez 21:21). Alcuni avevano le dimensioni e la forma di un uomo; altri erano molto più piccoli (Gen 31:34; 1Sa 19:13, 16). Scoperte archeologiche in Mesopotamia hanno rivelato che il possesso dei terafim aveva un certo peso nel determinare a chi spettasse l’eredità. (Questo potrebbe spiegare perché Rachele prese i terafim del padre.) Pare che in Israele non fosse così, sebbene ai giorni dei giudici e anche dei re se ne facesse un uso idolatrico. Erano tra gli oggetti che il fedele re Giosia distrusse (Gdc 17:5; 2Re 23:24; Os 3:4).
Terrapieno.
Testimonianza.
Con l’iniziale maiuscola si riferisce di solito ai Dieci Comandamenti scritti sulle due tavole date a Mosè (Eso 31:18).
Tevet (tevèt).
Tishrì.
Tomba.
Con l’iniziale minuscola indica la tomba di un singolo individuo. Con l’iniziale maiuscola invece traduce l’ebraico “Sceol” e il greco “Ades”, che nella Bibbia indicano il luogo simbolico in cui si trovano i morti, una condizione in cui non c’è alcuna attività né consapevolezza (Gen 47:30; Ec 9:10; At 2:31).
Tomba commemorativa.
Luogo di sepoltura in cui si deponeva la salma. L’espressione traduce il greco mnemèion, derivante da un verbo che significa “ricordare”, il che trasmette l’idea che il defunto viene ricordato (Gv 5:28, 29).
Torchio.
Era in genere costituito da due vasche scavate nella roccia calcarea, una più in alto dell’altra, collegate da un piccolo condotto. L’uva o le olive venivano schiacciate nella vasca superiore, così il liquido scorreva in quella inferiore. In senso figurato questa parola è usata per indicare i giudizi di Dio (Isa 5:2; Ri 19:15).
Trama.
Insieme dei fili che costituiscono la parte trasversale del tessuto. Questi fili venivano intrecciati alternativamente sopra e sotto l’ordito, cioè l’insieme dei fili che costituiscono la parte longitudinale del tessuto (Le 13:59).
Trasgressione.
Trebbiatura.
Separazione dei chicchi del cereale dalla paglia e dalla pula. Veniva fatta a mano con un bastone o, per quantità più grandi, con trebbie, appositi attrezzi trainati da animali che potevano essere simili a slitte e avere rulli. Con questi attrezzi si passava sopra al cereale sparso sull’aia, spiazzo circolare situato in una zona elevata esposta al vento (Le 26:5; Isa 41:15; Mt 3:12).
Tribunale.
In alcune occorrenze delle Scritture Greche Cristiane, tribuna elevata, all’aperto, a cui si accedeva mediante scalini. Lì le autorità si sedevano per rivolgersi alle folle e annunciare le loro decisioni. Le espressioni “tribunale di Dio” e “tribunale del Cristo” simboleggiano ciò che Geova ha disposto per giudicare l’umanità (Ro 14:10; 2Co 5:10; Gv 19:13).
Tributo.
Tromba.
Strumento metallico a fiato, usato per lanciare segnali o produrre musica. Secondo Numeri 10:2, Geova comandò di fare due trombe d’argento che sarebbero servite a lanciare specifici segnali per convocare l’assemblea, levare l’accampamento o chiamare alla guerra. Si trattava probabilmente di trombe diritte, diverse dai corni curvi fatti con corna di animali. Tra gli strumenti musicali del tempio c’erano trombe di tipo non meglio specificato. Il suono delle trombe spesso accompagna simbolicamente la proclamazione dei giudizi di Geova o altri significativi avvenimenti di origine divina (2Cr 29:26; Esd 3:10; 1Co 15:52; Ri 8:7–11:15).
Turbante.
Copricapo costituito da una fascia avvolta intorno alla testa. Il turbante del sommo sacerdote era di lino fine e aveva una lamina d’oro legata sul davanti con un cordoncino blu. Il re indossava un turbante sotto la corona. Giobbe usò questo termine in senso figurato quando paragonò a un turbante la sua giustizia, o diritto (Eso 28:36, 37; Gb 29:14; Ez 21:26).
U
Uadi.
Valle o letto di un corso d’acqua di solito asciutto, tranne che nella stagione delle piogge. Questo termine può anche indicare il corso d’acqua stesso. Alcuni corsi d’acqua erano alimentati da sorgenti e quindi erano perenni. In certi contesti ci si riferisce allo uadi con la parola “valle” o “torrente” (Gen 26:19; Nu 34:5; De 8:7; 1Re 18:5; Gb 6:15).
Ultimi giorni.
Questa espressione e altre simili, come “parte finale dei giorni”, sono usate nelle profezie bibliche in riferimento al periodo in cui certi avvenimenti storici raggiungono il culmine (Ez 38:16; Da 10:14; At 2:17). A seconda della natura della profezia, può trattarsi di un periodo di pochi o molti anni. In particolare, la Bibbia usa questo termine per riferirsi agli “ultimi giorni” dell’attuale sistema di cose, durante l’invisibile presenza di Gesù (2Tm 3:1; Gc 5:3; 2Pt 3:3).
Ungere; unzione.
Il termine ebraico significa fondamentalmente “spalmare un liquido”. Per simboleggiare che un individuo o un oggetto veniva dedicato a un servizio speciale gli si versava sopra dell’olio. Nelle Scritture Greche Cristiane il termine viene anche usato per indicare il versamento dello spirito santo su quelli scelti per andare in cielo (Eso 28:41; 1Sa 16:13; 2Co 1:21).
Urim e Tummim (urìm, tummìm).
Oggetti usati dal sommo sacerdote per determinare la volontà divina quando questioni di importanza nazionale richiedevano una risposta da Geova. Se ne faceva un uso simile a quello delle sorti. Quando il sommo sacerdote entrava nel tabernacolo, gli Urim e i Tummim erano posti dentro il suo pettorale. A quanto pare si smise di usarli quando i babilonesi distrussero Gerusalemme (Eso 28:30; Ne 7:65).
V
Vasaio.
Veggente.
Persona a cui Dio dava la capacità di discernere la Sua volontà, i cui occhi venivano aperti per vedere o capire cose che non erano manifeste agli uomini in generale. La parola ebraica deriva da una radice che significa “vedere”, sia in senso letterale che figurato. Chi aveva qualche problema consultava il veggente per avere consigli saggi (1Sa 9:9).
Vero Dio, il.
Resa dell’espressione ebraica che significa “il Dio”. In molti casi l’uso dell’articolo determinativo in ebraico serve a distinguere Geova quale solo vero Dio, in contrapposizione ai falsi dèi. In contesti del genere la resa “il vero Dio” conserva il pieno significato dell’espressione ebraica (Gen 5:22, 24; 46:3; De 4:39).
Via, la.
Espressione usata in senso figurato nelle Scritture per riferirsi a un modo di agire o a una condotta che è approvata o disapprovata da Geova. Di coloro che diventarono seguaci di Gesù Cristo veniva detto che appartenevano alla “Via”, cioè si attenevano a un modo di vivere imperniato sulla fede in Gesù Cristo, di cui seguivano l’esempio (At 19:9).
Voto.
Z
Zeus (zèus).
Ziv.