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Gesù si appresta a celebrare l’ultima PasquaIl più grande uomo che sia mai esistito
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Capitolo 112
Gesù si appresta a celebrare l’ultima Pasqua
IL MARTEDÌ 11 nisan volge al termine quando Gesù finisce di insegnare agli apostoli sul Monte degli Ulivi. Che giornata intensa e faticosa è stata! Ora, forse mentre tornano a Betania per passarvi la notte, egli dice agli apostoli: “Voi sapete che fra due giorni è la pasqua, e il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere messo al palo”.
Pare che l’indomani, mercoledì 12 nisan, Gesù rimanga in un luogo ritirato e tranquillo insieme agli apostoli. Il giorno prima aveva rimproverato pubblicamente i capi religiosi, e sa che essi cercano di ucciderlo. Perciò il mercoledì non si fa vedere in pubblico, poiché non vuole che alcuna cosa gli impedisca di celebrare la Pasqua con i suoi apostoli la sera seguente.
Nel frattempo i capi sacerdoti e gli anziani del popolo si sono radunati nel cortile del sommo sacerdote Caiafa. Feriti perché Gesù li ha attaccati il giorno prima, essi stanno facendo i piani per afferrarlo con un astuto stratagemma e farlo mettere a morte. Tuttavia dicono: “Non alla festa, affinché non ci sia un tumulto fra il popolo”. Hanno timore del popolo, che è a favore di Gesù.
Mentre stanno cospirando malvagiamente per uccidere Gesù, i capi religiosi ricevono una visita. Con loro sorpresa, si tratta di un apostolo di Gesù, Giuda Iscariota, colui nel quale Satana ha seminato l’ignobile idea di tradire il suo Signore! Come si rallegrano quando Giuda chiede: “Che mi darete perché ve lo consegni?” Con piacere concordano di dargli 30 pezzi d’argento, il prezzo di uno schiavo secondo la Legge mosaica. Da allora in poi, Giuda cerca l’occasione propizia per consegnarlo loro senza folla intorno.
Il 13 nisan inizia mercoledì al tramonto. Gesù era arrivato da Gerico venerdì, per cui questa è la sesta e ultima notte che trascorre a Betania. L’indomani, giovedì, bisognerà fare gli ultimi preparativi per la Pasqua, che comincia al tramonto. È allora che l’agnello pasquale dev’essere scannato e poi arrostito intero. Dove celebreranno la festa, e chi farà i preparativi?
Gesù non ha dato istruzioni al riguardo, forse per evitare che Giuda informi i capi sacerdoti e che essi magari lo arrestino durante la celebrazione della Pasqua. Ma ora, probabilmente nel primo pomeriggio di giovedì, da Betania Gesù invia Pietro e Giovanni dicendo: “Andate e preparateci la pasqua affinché la mangiamo”.
“Dove vuoi che la prepariamo?”, essi chiedono.
“Quando sarete entrati in città”, spiega Gesù, “vi verrà incontro un uomo che porta un vaso di terracotta pieno d’acqua. Seguitelo nella casa in cui entrerà. E dovrete dire al padrone di casa: ‘Il Maestro ti dice: “Dov’è la stanza degli ospiti in cui io possa mangiare la pasqua con i miei discepoli?”’ E quell’uomo vi mostrerà una grande stanza superiore mobiliata. Là preparate”.
Il padrone della casa è senza dubbio un discepolo di Gesù, e forse si aspetta che Gesù gli chieda di usare la sua casa per questa occasione speciale. Ad ogni modo, quando Pietro e Giovanni arrivano a Gerusalemme trovano ogni cosa come Gesù aveva predetto. Perciò i due fanno in modo che l’agnello sia pronto e che siano disposte tutte le altre cose affinché 13 persone — Gesù e i 12 apostoli — possano celebrare la Pasqua. Matteo 26:1-5, 14-19; Marco 14:1, 2, 10-16; Luca 22:1-13; Esodo 21:32.
▪ Cosa fa probabilmente Gesù il mercoledì, e perché?
▪ Quale riunione si tiene in casa del sommo sacerdote, e con quale scopo Giuda va a trovare i capi religiosi?
▪ Il giovedì Gesù chi manda a Gerusalemme, e a che scopo?
▪ Cosa trovano quelli inviati da Gesù, a ulteriore riprova dei suoi poteri miracolosi?
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Lezione di umiltà durante l’ultima PasquaIl più grande uomo che sia mai esistito
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Capitolo 113
Lezione di umiltà durante l’ultima Pasqua
PIETRO e Giovanni, conforme alle istruzioni di Gesù, sono già arrivati a Gerusalemme per fare i preparativi per la Pasqua. Gesù, a quanto pare insieme agli altri dieci apostoli, arriva nel tardo pomeriggio. Mentre Gesù e i suoi compagni scendono dal Monte degli Ulivi, il sole sta calando all’orizzonte. Questa è l’ultima volta prima della sua risurrezione che Gesù vede la città di giorno da questo monte.
Ben presto Gesù e i suoi compagni arrivano in città e si dirigono verso la casa in cui celebreranno la Pasqua. Salgono i gradini che portano alla grande stanza superiore, dove trovano tutto pronto per celebrare in maniera riservata la Pasqua. Gesù aveva atteso questa occasione, poiché dice: “Ho grandemente desiderato mangiare con voi questa pasqua prima che io soffra”.
Per tradizione, ai partecipanti alla Pasqua vengono serviti quattro calici di vino. Dopo aver accettato quello che evidentemente è il terzo calice, Gesù rende grazie e dice: “Prendete questo e passatelo l’uno all’altro fra voi; poiché vi dico: Da ora in poi non berrò di nuovo del prodotto della vite finché non arrivi il regno di Dio”.
A un certo punto durante il pasto Gesù si alza, depone le vesti, prende un asciugatoio e riempie d’acqua un bacino. Di solito il padrone di casa si incaricava di far lavare i piedi agli ospiti. Ma poiché, data la circostanza, non c’è nessun padrone di casa, Gesù rende lui questo servizio di natura personale. Uno qualunque degli apostoli avrebbe potuto cogliere l’occasione di farlo, ma nessuno l’ha fatto, evidentemente perché fra loro c’è ancora una certa rivalità. Ora che Gesù comincia a lavar loro i piedi, si sentono in imbarazzo.
Quando Gesù arriva da Pietro, questi protesta: “Certamente tu non mi laverai mai i piedi”.
“Se non ti lavo, non avrai nessuna parte con me”, dice Gesù.
“Signore”, è la reazione di Pietro, “non solo i miei piedi, ma anche le mani e la testa”.
“Chi ha fatto il bagno”, replica Gesù, “non ha bisogno di lavarsi che i piedi, ma è interamente puro. E voi siete puri, ma non tutti”. Dice questo perché sa che Giuda Iscariota sta facendo i piani per tradirlo.
Dopo aver lavato i piedi a tutti e dodici, compreso il traditore Giuda, Gesù si rimette le vesti e torna a giacere a tavola. Poi chiede: “Sapete che cosa vi ho fatto? Voi mi chiamate: ‘Maestro’ e ‘Signore’, e parlate giustamente, poiché lo sono. Perciò, se io, benché Signore e Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Poiché vi ho dato il modello, affinché come vi ho fatto io, così facciate anche voi. Verissimamente vi dico: Lo schiavo non è maggiore del suo signore, né chi è mandato è maggiore di colui che lo manda. Conoscendo queste cose, siete felici se le fate”.
Che meravigliosa lezione di umiltà in quanto a servire gli altri! Gli apostoli non dovrebbero cercare di primeggiare, pensando di essere così importanti che gli altri debbano sempre servirli. Devono prendere Gesù a modello: non si tratta di compiere un’abluzione rituale, la lavanda dei piedi, bensì di essere pronti a servire senza parzialità, non importa quanto il compito possa essere umile o sgradevole. Matteo 26:20, 21; Marco 14:17, 18; Luca 22:14-18; 7:44; Giovanni 13:1-17.
▪ Cos’ha di particolare la circostanza in cui Gesù vede Gerusalemme mentre è diretto in città per celebrare la Pasqua?
▪ Durante la Pasqua, quale calice Gesù evidentemente passa ai 12 apostoli dopo aver pronunciato una benedizione?
▪ All’epoca in cui Gesù era sulla terra, quale servizio di natura personale si usava rendere agli ospiti, e perché ciò non fu fatto durante la Pasqua celebrata da Gesù e dagli apostoli?
▪ Con quale obiettivo Gesù compì l’umile servizio di lavare i piedi agli apostoli?
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La cena commemorativaIl più grande uomo che sia mai esistito
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Capitolo 114
La cena commemorativa
DOPO aver lavato i piedi agli apostoli, Gesù cita Salmo 41:9, dicendo: “Colui che si nutriva del mio pane ha alzato il suo calcagno contro di me”. Poi, turbato nello spirito, spiega: “Uno di voi mi tradirà”.
Gli apostoli si addolorano e, uno per uno, chiedono a Gesù: “Non sono io, vero?” Anche Giuda Iscariota fa la stessa domanda. Giovanni, che giace a tavola accanto a Gesù, si appoggia all’indietro sul petto di Gesù e chiede: “Signore, chi è?”
“È uno dei dodici, che sta intingendo con me nella scodella comune”, risponde Gesù. “È vero che il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a quell’uomo mediante il quale il Figlio dell’uomo è tradito! Sarebbe stato meglio per quell’uomo se non fosse mai nato”. Allora Satana entra di nuovo in Giuda, approfittando del fatto che questi gli ha aperto il cuore, divenuto malvagio. Più tardi quella stessa sera Gesù chiama appropriatamente Giuda “il figlio della distruzione”.
Gesù dice ora a Giuda: “Quello che fai, fallo più presto”. Nessuno degli altri apostoli comprende cosa intende dire Gesù. Alcuni immaginano che, siccome Giuda tiene la cassa del denaro, Gesù gli dica: “Compra le cose che ci occorrono per la festa”, oppure che vada a dare qualcosa ai poveri.
Dopo che Giuda è andato via, Gesù istituisce con gli apostoli fedeli una celebrazione, o commemorazione, completamente nuova. Prende un pane e, pronunciata una preghiera di ringraziamento, lo spezza e lo dà loro, dicendo: “Prendete, mangiate”. E spiega: “Questo significa il mio corpo che dev’essere dato in vostro favore. Continuate a far questo in ricordo di me”.
Quando tutti hanno mangiato il pane, Gesù prende un calice di vino, evidentemente il quarto dei calici usati nella celebrazione pasquale. Pronuncia anche su questo una preghiera di ringraziamento, lo passa agli apostoli e dice loro di berne, spiegando: “Questo calice significa il nuovo patto in virtù del mio sangue, che dev’essere versato in vostro favore”.
Quindi, in effetti, questa è una commemorazione della morte di Gesù. Ogni anno, il 14 nisan, dev’essere ripetuta, come dice Gesù, in ricordo di lui. Servirà a ricordare a coloro che la celebreranno ciò che Gesù e il suo Padre celeste hanno fatto per liberare l’umanità dalla condanna a morte. Per i giudei che diventano seguaci di Cristo, questa celebrazione sostituisce la Pasqua.
Il nuovo patto, convalidato dal sangue versato di Gesù, sostituisce il vecchio patto della Legge. Gesù Cristo è il mediatore di questo patto concluso tra due contraenti: da un lato Geova Dio e dall’altro 144.000 cristiani generati dallo spirito. Oltre a rendere possibile il perdono dei peccati, il patto consente la formazione di una nazione celeste di re-sacerdoti. Matteo 26:21-29; Marco 14:18-25; Luca 22:19-23; Giovanni 13:18-30; 17:12; 1 Corinti 5:7.
▪ Quale profezia della Bibbia relativa a un compagno cita Gesù, e come la applica?
▪ Perché gli apostoli si addolorano profondamente, e che domanda fanno l’uno dopo l’altro?
▪ Gesù cosa dice a Giuda di fare, ma come lo interpretano gli altri apostoli?
▪ Quale celebrazione istituisce Gesù dopo che Giuda è andato via, e quale ne è lo scopo?
▪ Chi sono i contraenti del nuovo patto, e quali cose vengono realizzate mediante esso?
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Nasce una discussioneIl più grande uomo che sia mai esistito
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Capitolo 115
Nasce una discussione
UN PO’ prima quella sera Gesù aveva impartito una meravigliosa lezione di umiltà lavando i piedi agli apostoli. Aveva poi istituito la Commemorazione della sua morte, ormai vicina. Ora si verifica un episodio che, specie se si considera ciò che è appena accaduto, sorprende davvero. Gli apostoli intavolano un’animata discussione su chi di loro poteva essere stimato il più grande! Evidentemente si tratta di una disputa che si trascina da tempo.
Ricorderete che dopo la trasfigurazione di Gesù sul monte, gli apostoli si erano messi a discutere su chi di loro fosse il più grande. Inoltre, Giacomo e Giovanni avevano chiesto di avere posizioni di preminenza nel Regno, il che aveva aggravato il contrasto fra gli apostoli. Ora, l’ultima notte che è con loro, come deve essere rattristato Gesù vedendoli bisticciare di nuovo! Come reagisce?
Anziché rimproverarli per il loro comportamento, ancora una volta Gesù ragiona pazientemente con loro: “I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che hanno autorità su di esse sono chiamati Benefattori. Voi, però, non dovete essere così. . . . Poiché chi è più grande, colui che giace a tavola o colui che serve? Non è colui che giace a tavola?” Quindi, ricordando loro il suo esempio, dice: “Ma io sono in mezzo a voi come colui che serve”.
Nonostante le loro imperfezioni, gli apostoli hanno perseverato con Gesù durante le sue prove, perciò egli dice: “Io faccio un patto con voi, come il Padre mio ha fatto un patto con me, per un regno”. Questo patto personale che Gesù fa con i suoi seguaci leali li unisce a lui perché partecipino al suo dominio regale. Solo un numero limitato, 144.000 in tutto, saranno infine ammessi in questo patto per un Regno.
Benché venga offerta loro la meravigliosa prospettiva di partecipare con Cristo al governo del Regno, al momento gli apostoli sono spiritualmente deboli. “Questa notte inciamperete tutti riguardo a me”, dice Gesù. Comunque, dopo aver detto a Pietro che ha pregato per lui, Gesù lo esorta: “Una volta tornato, rafforza i tuoi fratelli”.
“Figlioletti”, spiega Gesù, “sono con voi ancora per poco. Mi cercherete; e come ho detto ai giudei: ‘Dove vado io, voi non potete venire’, lo dico al presente anche a voi. Vi do un nuovo comandamento, che vi amiate gli uni gli altri; come vi ho amati io, che anche voi vi amiate gli uni gli altri. Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi”.
“Signore, dove vai?”, chiede Pietro.
“Dove vado io, tu non mi puoi seguire ora”, risponde Gesù, “ma mi seguirai più tardi”.
“Signore”, vuol sapere Pietro, “perché non ti posso seguire al presente? Cederò la mia anima in tuo favore”.
“Cederai la tua anima in mio favore?”, chiede Gesù. “Veramente ti dico: Oggi, sì, questa notte, prima che il gallo canti due volte, tu mi rinnegherai tre volte”.
“Anche se dovessi morire con te”, protesta Pietro, “non ti rinnegherò affatto”. E mentre gli altri apostoli dicono la stessa cosa, Pietro si vanta: “Benché tutti gli altri inciampino riguardo a te, io non inciamperò mai!”
Riferendosi a quando aveva mandato gli apostoli a compiere un giro di predicazione in Galilea senza borsa né bisaccia da cibo, Gesù chiede: “Non vi mancò nulla, vero?”
“Nulla!”, rispondono.
“Ma ora chi ha una borsa la prenda, e similmente una bisaccia da cibo”, dice Gesù, “e chi non ha una spada venda il suo mantello e ne compri una. Poiché vi dico che in me deve compiersi ciò che è scritto, cioè: ‘Ed è stato annoverato fra gli illegali’. Poiché ciò che mi concerne si sta compiendo”.
Gesù si riferisce a quando sarà messo al palo con dei malfattori, o illegali, e indica inoltre che, dopo ciò, i suoi seguaci affronteranno aspra persecuzione. “Signore, ecco, qui ci sono due spade”, dicono.
“Basta”, risponde Gesù. Come vedremo, il fatto che abbiano le spade con sé darà presto modo a Gesù di impartire un’altra importante lezione. Matteo 26:31-35; Marco 14:27-31; Luca 22:24-38; Giovanni 13:31-38; Rivelazione 14:1-3.
▪ Perché sorprende la discussione fra gli apostoli?
▪ Come reagisce Gesù a questa discussione?
▪ Quale fine si consegue mediante il patto che Gesù fa con i suoi discepoli?
▪ Quale nuovo comandamento dà Gesù, e quanto è importante?
▪ Come si mostra Pietro troppo sicuro di sé, e cosa dice Gesù?
▪ Perché le istruzioni di Gesù circa il portare con sé una borsa e una bisaccia da cibo sono diverse da quelle che aveva dato in precedenza?
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Prepara gli apostoli per la sua partenzaIl più grande uomo che sia mai esistito
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Capitolo 116
Prepara gli apostoli per la sua partenza
LA CENA commemorativa è finita, ma Gesù e gli apostoli sono ancora nella stanza superiore. Anche se fra poco non sarà più con loro, Gesù ha ancora molte cose da dire. “Non si turbi il vostro cuore”, dice per confortarli. “Esercitate fede in Dio”. Ma aggiunge: “Esercitate fede anche in me”.
“Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore”, prosegue Gesù. “Vado a prepararvi un luogo . . . affinché dove sono io siate anche voi. E di dove io vado, voi conoscete la via”. Gli apostoli non capiscono che Gesù sta parlando di andarsene in cielo, per cui Tommaso chiede: “Signore, non sappiamo dove vai. Come conosciamo la via?”
“Io sono la via e la verità e la vita”, risponde Gesù. Sì, solo chi accetta lui e imita il suo modo di vivere può entrare nella casa celeste del Padre, infatti Gesù dice: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.
“Signore, mostraci il Padre”, chiede Filippo, “e ci basta”. A quanto pare Filippo vuole che Gesù dia una manifestazione visibile di Dio, come quelle che nell’antichità furono concesse a Mosè, a Elia e a Isaia sotto forma di visioni. Ma in realtà gli apostoli hanno qualcosa che è di gran lunga migliore di quel genere di visioni, come fa notare Gesù: “Sono stato con voi tanto tempo, e tu, Filippo, non mi hai ancora conosciuto? Chi ha visto me ha visto anche il Padre”.
Gesù riflette in maniera così perfetta la personalità del Padre che vivere con lui e osservarlo è, in effetti, come vedere realmente il Padre. Tuttavia il Padre è superiore al Figlio, e Gesù lo riconosce: “Le cose che vi dico non le dico da me stesso”. Giustamente Gesù attribuisce al suo Padre celeste tutto il merito dei suoi insegnamenti.
Come dev’essere incoraggiante per gli apostoli sentirsi dire ora da Gesù: “Chi esercita fede in me farà anche lui le opere che io faccio; e farà opere più grandi di queste”! Gesù non intende dire che i suoi seguaci faranno uso di poteri miracolosi superiori ai suoi. No, piuttosto intende dire che compiranno il ministero per un periodo di tempo molto più lungo, in un territorio molto più esteso e a favore di molte più persone.
Gesù, dopo la sua partenza, non abbandonerà i suoi discepoli. “Qualunque cosa voi chiederete nel mio nome”, promette, “io la farò”. Per di più, dice, “pregherò il Padre ed egli vi darà un altro soccorritore che sia con voi per sempre, lo spirito della verità”. Quando sarà asceso al cielo, allora Gesù verserà sui discepoli quest’altro soccorritore, lo spirito santo.
La sua partenza è imminente, perciò Gesù dice: “Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più”. Gesù sarà una creatura spirituale che nessun uomo potrà vedere. Ma di nuovo promette ai suoi apostoli fedeli: “Voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete”. Sì, Gesù non solo apparirà loro in forma umana dopo la sua risurrezione, ma a tempo debito li risusciterà affinché vivano insieme a lui in cielo come creature spirituali.
Gesù enuncia ora una regola elementare: “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, egli è colui che mi ama. A sua volta, chi ama me sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi mostrerò chiaramente a lui”.
A questo punto l’apostolo Giuda, quello chiamato anche Taddeo, lo interrompe: “Signore, che è accaduto che ti vuoi mostrare chiaramente a noi e non al mondo?”
“Se uno mi ama”, risponde Gesù, “osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà . . . Chi non mi ama non osserva le mie parole”. A differenza dei suoi seguaci ubbidienti, il mondo ignora gli insegnamenti di Cristo. Pertanto egli non si rivela al mondo.
Durante il suo ministero terreno Gesù ha insegnato molte cose agli apostoli. Come faranno a ricordarle tutte, visto che, fino a questo momento, non riescono ad afferrarne tante? Gesù li rassicura con questa promessa: “Il soccorritore, lo spirito santo, che il Padre manderà nel mio nome, quello vi insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutte le cose che vi ho detto”.
Confortandoli ancora, Gesù dice: “Vi lascio pace, vi do la mia pace. . . . Non si turbi il vostro cuore”. Sì, Gesù sta per andarsene, però spiega: “Se mi amaste, vi rallegrereste che me ne vado al Padre, perché il Padre è maggiore di me”.
Il tempo rimasto a Gesù per stare con loro è breve. “Non parlerò più molto con voi”, dice, “perché viene il governante del mondo. Ed egli non ha presa su di me”. Il governante del mondo è Satana il Diavolo, colui che era riuscito a entrare in Giuda e a far presa su di lui. Ma in Gesù non c’è alcuna debolezza dovuta al peccato sulla quale Satana possa far leva per distoglierlo dal servire Dio.
Come coltivare un’intima relazione
Dopo la cena commemorativa Gesù ha incoraggiato i suoi apostoli con una conversazione intima e amichevole. Forse è già passata la mezzanotte, per cui Gesù li sollecita: “Alzatevi, andiamo via di qui”. Ma prima che lascino il posto, Gesù, spinto dall’amore che ha per loro, continua a parlare e propone un’illustrazione stimolante.
“Io sono la vera vite, e il Padre mio è il coltivatore”, inizia Gesù. Il grande Coltivatore, Geova Dio, aveva piantato questa vite simbolica quando aveva unto Gesù con spirito santo al suo battesimo nell’autunno del 29 E.V. Ma con le successive parole Gesù indica che la vite non simboleggia soltanto lui: “Ogni tralcio che in me non porta frutto egli lo toglie, e ognuno che porta frutto lo purifica, perché porti più frutto . . . Come il tralcio non può da se stesso portar frutto se non resta nella vite, così nemmeno voi lo potete, se non restate uniti a me. Io sono la vite, voi siete i tralci”.
Alla Pentecoste, 51 giorni dopo, gli apostoli e altri diventano tralci della vite quando spirito santo è versato su di loro. Alla fine 144.000 persone diventano i tralci di questa vite simbolica. Insieme al tronco, Gesù Cristo, formano una vite simbolica che produce i frutti del Regno di Dio.
Gesù spiega cos’è essenziale per produrre frutto: “Chi rimane unito a me, e io unito a lui, questi porta molto frutto; perché separati da me non potete fare nulla”. Se però qualcuno non produce frutto, dice Gesù, “è gettato via come un tralcio e si secca; e si raccolgono questi tralci e si lanciano nel fuoco e sono bruciati”. D’altra parte promette: “Se rimanete uniti a me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che desiderate e vi avverrà”.
Ancora, Gesù dice ai suoi apostoli: “Il Padre mio è glorificato in questo, che continuiate a portare molto frutto e vi dimostriate miei discepoli”. Come frutto Dio si aspetta dai tralci che manifestino qualità simili a quelle di Cristo, in particolare l’amore. Inoltre, poiché Cristo era un proclamatore del Regno di Dio, il frutto desiderato include che si impegnino, come lui, nell’opera di fare discepoli.
“Rimanete nel mio amore”, esorta ora Gesù. Ma come possono far questo gli apostoli? “Se osservate i miei comandamenti”, dice Gesù, “rimarrete nel mio amore”. Poi spiega: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come vi ho amati io. Nessuno ha amore più grande di questo, che qualcuno ceda la sua anima a favore dei suoi amici”.
Fra poche ore Gesù dimostrerà questo amore senza pari cedendo la propria vita a favore dei suoi apostoli, come pure di tutti gli altri che eserciteranno fede in lui. Il suo esempio dovrebbe spingere i suoi seguaci ad avere gli uni per gli altri tale amore che va fino al sacrificio di se stessi. Questo amore li identificherà, come Gesù aveva affermato poco prima: “Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi”.
Per indicare chi sono i suoi amici, Gesù dice: “Voi siete miei amici se fate quello che vi comando. Non vi chiamo più schiavi, perché lo schiavo non sa quello che fa il suo padrone. Ma vi ho chiamati amici, perché tutte le cose che ho udito dal Padre mio ve le ho fatte conoscere”.
Che relazione preziosa: essere intimi amici di Gesù! Ma per conservare tale relazione, i suoi seguaci devono ‘continuare a portare frutto’. Solo allora, afferma Gesù, ‘qualunque cosa chiederanno al Padre nel suo nome egli la darà loro’. Questa è senz’altro una splendida ricompensa per aver prodotto il frutto del Regno! Dopo aver esortato di nuovo gli apostoli ad ‘amarsi gli uni gli altri’, Gesù spiega che il mondo li odierà. Tuttavia li conforta: “Se il mondo vi odia, sapete che prima di odiare voi ha odiato me”. Poi rivela perché il mondo odia i suoi seguaci: “Poiché non fate parte del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo motivo il mondo vi odia”.
Chiarendo meglio il motivo dell’odio del mondo, Gesù aggiunge: “Faranno contro di voi tutte queste cose a causa del mio nome, perché non conoscono colui [Geova Dio] che mi ha mandato”. In effetti, fa notare Gesù, le sue opere miracolose condannano quelli che lo odiano: “Se non avessi fatto fra loro le opere che nessun altro ha fatto, non avrebbero nessun peccato; ma ora hanno visto e hanno anche odiato sia me che il Padre mio”. In tal modo, dice Gesù, si adempie ciò che è scritto: “Mi hanno odiato senza ragione”.
Come aveva fatto un po’ prima, di nuovo li conforta promettendo di mandare il soccorritore, lo spirito santo, che è la potente forza attiva di Dio. “Quello renderà testimonianza di me, e voi, a vostra volta, renderete testimonianza”.
Altre esortazioni prima di andarsene
Gesù e gli apostoli sono in procinto di lasciare la stanza superiore. “Vi ho detto queste cose affinché non inciampiate”, prosegue Gesù, per poi dare questo serio avvertimento: “Vi espelleranno dalla sinagoga. Infatti, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà immaginerà di avere reso sacro servizio a Dio”.
Gli apostoli devono essere profondamente turbati da questo avvertimento. Altre volte Gesù aveva detto che il mondo li avrebbe odiati, ma non aveva rivelato in modo così diretto che sarebbero stati uccisi. “[Questo non ve l’ho detto] dal principio”, spiega Gesù, “perché ero con voi”. Tuttavia, è davvero un’ottima cosa che, prima di andarsene, li prepari con queste informazioni!
“Ma ora”, prosegue Gesù, “vado da colui che mi ha mandato, e nessuno di voi mi chiede: ‘Dove vai?’” In precedenza, quella sera, essi gli avevano chiesto dove stesse andando, ma adesso le sue parole li hanno talmente scossi che non fanno più domande al riguardo. Perciò Gesù dice: “Perché vi ho detto queste cose il vostro cuore si è riempito di dolore”. Gli apostoli sono addolorati non solo perché hanno appreso che subiranno crudele persecuzione e che saranno uccisi, ma perché il loro Signore li lascia.
Gesù, allora, spiega: “È per il vostro beneficio che io me ne vada. Poiché se non me ne vado, il soccorritore non verrà a voi in nessun modo; ma se me ne vado, ve lo manderò”. Come uomo, Gesù può essere in un solo posto alla volta, ma quando sarà in cielo potrà mandare ai suoi seguaci il soccorritore, lo spirito santo di Dio, in qualunque parte della terra essi si trovino. Quindi, che Gesù se ne vada tornerà a loro vantaggio.
Lo spirito santo, dice Gesù, “darà al mondo convincente prova riguardo al peccato e riguardo alla giustizia e riguardo al giudizio”. Il peccato del mondo, il fatto che il mondo non esercita fede nel Figlio di Dio, sarà smascherato. Inoltre, sarà data convincente prova della giustizia di Gesù mediante la sua ascensione al Padre. E il fatto che Satana e il suo mondo malvagio non siano riusciti a infrangere l’integrità di Gesù è una convincente prova che il governante del mondo ha ricevuto un giudizio di condanna.
“Ho ancora molte cose da dirvi”, prosegue Gesù, “ma non siete in grado di sostenerle al presente”. Pertanto promette che quando verserà lo spirito santo, cioè la forza attiva di Dio, esso li guiderà alla comprensione di queste cose conforme alla loro capacità di afferrarle.
In particolare, gli apostoli non comprendono che Gesù morirà e poi apparirà loro dopo essere stato risuscitato. Perciò si chiedono gli uni gli altri: “Che significa questo che ci dice: ‘Fra poco non mi vedrete, e, di nuovo, fra poco mi vedrete’, e, ‘perché vado al Padre’?”
Gesù capisce che lo vogliono interrogare, per cui spiega: “Verissimamente vi dico: Voi piangerete e vi lamenterete, ma il mondo si rallegrerà; voi vi addolorerete, ma il vostro dolore sarà mutato in gioia”. Più tardi quello stesso giorno, quando nel pomeriggio Gesù verrà ucciso, i capi religiosi mondani si rallegreranno, mentre i discepoli si addoloreranno. Il loro dolore, però, sarà mutato in gioia quando Gesù verrà risuscitato! E la loro gioia continuerà quando egli, alla Pentecoste, li costituirà con potenza suoi testimoni versando su di loro lo spirito santo di Dio!
Paragonando la situazione degli apostoli a quella di una donna che ha le doglie, Gesù dice: “Una donna, quando partorisce, ha dolore, perché la sua ora è arrivata”. Ma una volta dato alla luce il bambino essa non ricorda più le sue sofferenze, fa notare Gesù, e incoraggia gli apostoli: “Perciò, anche voi, in realtà, provate ora dolore; ma vi vedrò di nuovo [quando sarò risuscitato] e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno vi toglierà la vostra gioia”.
Fino a questo momento gli apostoli non hanno mai fatto richieste nel nome di Gesù. Ma ora egli dice: “Se chiederete al Padre qualche cosa egli ve la darà nel mio nome. . . . Poiché il Padre stesso ha affetto per voi, perché voi avete avuto affetto per me e avete creduto che sono uscito come rappresentante del Padre. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo. Inoltre, lascio il mondo e me ne vado al Padre”.
Le parole di Gesù sono di grande incoraggiamento per gli apostoli. “Da ciò crediamo che sei uscito da Dio”, dicono. “Credete al presente?”, chiede Gesù. “Ecco, viene l’ora, in realtà è venuta, quando sarete dispersi ciascuno alla propria casa e mi lascerete solo”. Per quanto possa sembrare incredibile, questo avviene prima che la notte finisca!
“Vi ho detto queste cose affinché per mezzo di me abbiate pace”. Gesù conclude: “Nel mondo avete tribolazione, ma fatevi coraggio! Io ho vinto il mondo”. Gesù aveva vinto il mondo compiendo fedelmente la volontà di Dio nonostante tutto ciò che Satana e il suo mondo avevano tentato di fare per infrangere la Sua integrità.
Preghiera conclusiva nella stanza superiore
Spinto dal profondo amore che nutre per loro, Gesù ha preparato gli apostoli per la sua imminente partenza. Ora, dopo averli esortati e confortati a lungo, alza gli occhi al cielo e chiede al Padre suo: “Glorifica il tuo figlio, affinché il figlio glorifichi te, secondo che gli hai dato autorità sopra ogni carne, affinché, in quanto all’intero numero di quelli che gli hai dato, egli dia loro vita eterna”.
Che tema entusiasmante presenta Gesù: la vita eterna! Poiché gli è stata data “autorità sopra ogni carne”, Gesù può applicare i benefìci del suo sacrificio di riscatto a tutta l’umanità soggetta alla morte. Tuttavia, egli concede la “vita eterna” solo a coloro che il Padre approva. Sviluppando il tema della vita eterna, Gesù dice quindi nella sua preghiera:
“Questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te, il solo vero Dio, e di colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. Sì, la salvezza dipende dall’acquistare conoscenza sia di Dio che di suo Figlio. Ma occorre più che semplice conoscenza intellettuale.
È necessario imparare a conoscerli intimamente e stringere con loro un’amicizia profonda. Bisogna essere del loro stesso pensiero e vedere le cose dal loro punto di vista. E soprattutto, bisogna sforzarsi di imitare le loro incomparabili qualità nei rapporti con gli altri.
Proseguendo la sua preghiera, Gesù dice: “Io ti ho glorificato sulla terra, avendo finito l’opera che mi hai dato da fare”. Poiché ha adempiuto il suo incarico fino ad ora ed è fiducioso di portarlo a termine con successo, fa questa richiesta: “Padre, glorificami presso te stesso con la gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse”. Egli chiede così di essere ristabilito nella sua precedente gloria celeste per mezzo di una risurrezione.
Quindi riassume la sua opera principale sulla terra: “Ho reso manifesto il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi, e tu li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola”. Gesù aveva usato il nome di Dio, Geova, nel suo ministero e ne aveva rivelato la corretta pronuncia, ma aveva fatto più di questo per rendere manifesto il nome di Dio ai suoi apostoli. Li aveva aiutati anche a conoscere meglio e ad apprezzare di più Geova, la sua personalità e i suoi propositi.
Riconoscendo Geova come suo Superiore, Colui sotto la cui direttiva egli serve, umilmente Gesù dichiara: “Le parole che hai dato a me io le ho date a loro, ed essi le hanno ricevute e hanno certamente conosciuto che sono uscito come tuo rappresentante, e hanno creduto che tu mi hai mandato”.
Gesù fa poi una distinzione tra i suoi seguaci e il resto dell’umanità, e dice: “Non prego per il mondo, ma riguardo a quelli che mi hai dato . . . Quando ero con loro io vigilavo su di loro . . . e io li ho custoditi, e nessuno d’essi è distrutto tranne il figlio della distruzione”, cioè Giuda Iscariota. In questo preciso momento Giuda sta compiendo l’ignobile gesto di tradire Gesù. Così, senza rendersene conto, sta adempiendo le Scritture.
“Il mondo li ha odiati”, prosegue Gesù. “Io ti prego, non di toglierli dal mondo, ma di vigilare su di loro a causa del malvagio. Essi non fanno parte del mondo come io non faccio parte del mondo”. I seguaci di Gesù sono nel mondo — la società umana organizzata sotto il dominio di Satana — ma sono e devono sempre rimanere separati da esso e dalla sua malvagità.
“Santificali per mezzo della verità”, prega ancora Gesù, “la tua parola è verità”. Qui Gesù chiama le ispirate Scritture Ebraiche, che aveva citato di continuo, la “verità”. Ma anche le cose che aveva insegnato ai discepoli e quelle da loro scritte in seguito sotto ispirazione, le Scritture Greche Cristiane, sono la “verità”. Questa verità può santificare l’individuo, cambiare completamente la sua vita e farne una persona separata dal mondo.
Gesù prega ora “non solo per questi, ma anche per quelli che riporranno fede in [lui] per mezzo della loro parola”. In tal modo Gesù prega per coloro che saranno suoi unti seguaci e per altri futuri discepoli che dovranno pure essere raccolti nel “solo gregge”. Cosa chiede sia per gli uni che per gli altri?
Che “siano tutti uno, come tu, Padre, sei unito a me ed io sono unito a te, . . . affinché siano uno come noi siamo uno”. Gesù e il Padre suo non sono letteralmente un’unica persona, ma sono concordi in ogni cosa. Gesù prega che tra i suoi seguaci regni la stessa unità, affinché “il mondo abbia la conoscenza che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me”.
A favore di coloro che diventeranno suoi unti seguaci, Gesù fa ora una richiesta al suo Padre celeste. Quale? “Che, dove sono io, anche loro siano con me, affinché contemplino la mia gloria che tu mi hai dato, poiché tu mi hai amato prima della fondazione del mondo”, cioè prima che Adamo ed Eva generassero figli. Molto prima di allora Dio amava il suo unigenito Figlio, che in seguito divenne Gesù Cristo.
Concludendo la sua preghiera, Gesù ribadisce: “Io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, affinché l’amore col quale mi hai amato sia in loro e io unito a loro”. Per gli apostoli, apprendere il nome di Dio ha significato conoscere personalmente l’amore di Dio. Giovanni 14:1–17:26; 13:27, 35, 36; 10:16; Luca 22:3, 4; Esodo 24:10; 1 Re 19:9-13; Isaia 6:1-5; Galati 6:16; Salmo 35:19; 69:4; Proverbi 8:22, 30.
▪ Dove sta per andare Gesù, e quale risposta riceve Tommaso riguardo alla via per andarci?
▪ Con la sua richiesta, a quanto pare, cosa vuole Filippo che Gesù dia?
▪ Perché chi ha visto Gesù ha visto anche il Padre?
▪ In che senso i seguaci di Gesù faranno opere più grandi delle sue?
▪ Cosa vuol dire che Satana non ha presa su Gesù?
▪ Quando Geova piantò la vite simbolica, e quando e come altri diventano parte d’essa?
▪ Quanti tralci ha, alla fine, la vite simbolica?
▪ Quale frutto Dio desidera dai tralci?
▪ Come possiamo essere amici di Gesù?
▪ Perché il mondo odia i seguaci di Gesù?
▪ Quale avvertimento di Gesù turba gli apostoli?
▪ Perché gli apostoli non domandano a Gesù dove sta per andare?
▪ Cosa in particolare gli apostoli non comprendono?
▪ Con quale illustrazione Gesù fa capire che il dolore degli apostoli sarà mutato in gioia?
▪ Cosa dice Gesù che faranno tra poco gli apostoli?
▪ In che modo Gesù vince il mondo?
▪ In che senso a Gesù è stata data “autorità sopra ogni carne”?
▪ Cosa significa acquistare conoscenza di Dio e di suo Figlio?
▪ In quali modi Gesù rende manifesto il nome di Dio?
▪ Che cos’è la “verità”, e in che modo essa ‘santifica’ il cristiano?
▪ In che senso Dio, suo Figlio e tutti i veri adoratori sono uno?
▪ A quando risale la “fondazione del mondo”?
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