Capitolo 4
La vita può aver avuto origine per caso?
1. (a) Cosa ammise Charles Darwin riguardo all’origine della vita? (b) Quale concetto è stato riesumato dall’attuale teoria evoluzionistica?
QUANDO Charles Darwin propose la sua teoria dell’evoluzione ammise che la vita poteva essere stata ‘originariamente impressa dal Creatore in poche forme, o in una forma sola’.1 Ma l’attuale teoria dell’evoluzione non fa di solito alcuna menzione di un Creatore. Al contrario, la teoria della generazione spontanea della vita, un tempo ripudiata, è stata riesumata sotto diversa forma.
2. (a) Quale precedente ipotesi sulla generazione spontanea si dimostrò falsa? (b) Pur ammettendo che oggi la vita non nasce spontaneamente, cosa ipotizzano gli evoluzionisti?
2 L’ipotesi della generazione spontanea della vita può farsi risalire a secoli fa. Nel XVII secolo persino autorevoli uomini di scienza come Francesco Bacone e William Harvey accettavano questa teoria. Ma entro il XIX secolo Louis Pasteur e altri scienziati le avevano sferrato un colpo apparentemente decisivo, dimostrando sperimentalmente che la vita poteva derivare solo da altra vita preesistente. Nondimeno, per necessità, la teoria dell’evoluzione parte dal presupposto che, molto tempo fa, la vita a livello microscopico sia in qualche modo nata spontaneamente dalla materia inanimata.
Una nuova forma di generazione spontanea
3, 4. (a) Quale sequenza è stata proposta per spiegare l’origine della vita? (b) Nonostante l’improbabilità di un’origine accidentale della vita, cosa asseriscono gli evoluzionisti?
3 Un’opinione evoluzionistica attuale sull’origine della vita è riassunta in un libro di Richard Dawkins, Il gene egoista. Dawkins ipotizza che all’inizio l’atmosfera della Terra fosse composta di anidride carbonica, metano, ammoniaca e acqua. Sotto la spinta energetica della luce solare, e forse di fulmini ed eruzioni vulcaniche, questi composti elementari si sarebbero scissi e successivamente ricomposti a formare degli amminoacidi. Diversi di questi si sarebbero gradualmente accumulati nel mare, formando poi composti simili a proteine. Infine, dice Dawkins, il mare divenne un “brodo primordiale” organico, quantunque ancora privo di vita.
4 “A un certo punto”, sempre secondo la descrizione di Dawkins, “una molecola particolarmente ragguardevole”, una molecola dotata della capacità di riprodursi, “si formò accidentalmente”. Pur ammettendo che un simile evento accidentale sarebbe stato estremamente improbabile, Dawkins afferma che deve comunque essere avvenuto. Molecole affini si sarebbero raggruppate, e poi, per un evento fortuito estremamente improbabile, si sarebbero ricoperte di una parete protettiva formata da altre molecole proteiche a mo’ di membrana. Così, ci vien detto, si autogenerò la prima cellula vivente.2
5. Come viene di solito affrontato nelle pubblicazioni stampate il problema dell’origine della vita, ma cosa dice uno scienziato?
5 A questo punto il lettore potrebbe cominciare a capire il senso dell’affermazione che Dawkins fa nell’introduzione del suo libro: “Questo libro dovrebbe essere letto come se fosse fantascienza”.3 Se si fa una ricerca sull’argomento, ci si accorge che questo approccio non costituisce un caso isolato. La maggioranza dei testi sull’evoluzione sorvola l’enorme difficoltà di spiegare come la vita abbia avuto origine dalla materia inanimata. Da ciò le parole di William Thorpe, dell’istituto di zoologia dell’Università di Cambridge, rivolte ai colleghi: “Tutte le speculazioni e le argomentazioni semplicistiche pubblicate negli ultimi dieci o quindici anni per spiegare come abbia avuto origine la vita si sono rivelate troppo ingenue e assai poco verosimili. In effetti il problema sembra lontano dalla soluzione tanto quanto prima”.4
6. Cosa indicano le sempre più numerose cognizioni scientifiche?
6 L’esplosivo aumento delle cognizioni scientifiche in anni recenti non ha fatto che accentuare il baratro che separa i viventi dalla materia inanimata. Anche i più antichi organismi unicellulari conosciuti si sono rivelati infinitamente complessi. “Il problema, per la biologia, è quello di pervenire a un principio semplice”, dicono gli astronomi Fred Hoyle e Chandra Wickramasinghe. “I residui fossili di antiche forme di vita scoperti nelle rocce non rivelano un principio semplice. . . . la teoria dell’evoluzione manca perciò di una base adeguata”.5 E con l’aumento delle conoscenze, si fa sempre più difficile spiegare come siano potute venire all’esistenza forme di vita microscopiche così incredibilmente complesse.
7. Quali sono le presunte tappe fondamentali per arrivare all’origine della vita?
7 Le tappe principali per arrivare all’origine della vita, secondo la teoria evoluzionistica, sono: (1) l’esistenza di un’atmosfera primitiva adatta e (2) la concentrazione negli oceani di un brodo organico di molecole “semplici” necessarie alla vita. (3) Da queste si formarono proteine e nucleotidi (composti chimici complessi) che (4) si aggregarono e si rivestirono di una membrana, dopo di che (5) svilupparono un codice genetico e cominciarono a riprodurre copie di se stessi. Questi passi concordano con i dati disponibili?
L’atmosfera primitiva
8. Perché il famoso esperimento di Stanley Miller, ripetuto poi da altri, non si rivelò conclusivo?
8 Nel 1953 Stanley Miller sottopose a scariche elettriche un’“atmosfera” di idrogeno, metano, ammoniaca e vapore acqueo. Si produssero alcuni dei molti amminoacidi esistenti e che costituiscono i “mattoni” di cui sono fatte le proteine. Miller ottenne solo 4 dei 20 amminoacidi indispensabili alla vita. Più di trent’anni dopo, gli scienziati non erano ancora riusciti a produrre sperimentalmente tutti e 20 gli amminoacidi necessari in condizioni che si potessero ritenere plausibili.
9, 10. (a) Che ipotesi vengono avanzate sull’atmosfera primitiva della terra? (b) Quale dilemma si trova a dover affrontare l’evoluzione, e cosa si sa sull’atmosfera primitiva della terra?
9 Miller era partito dal presupposto che l’atmosfera primitiva della terra fosse simile a quella del pallone usato nel suo esperimento. Perché? Perché, come dissero in seguito lui e un suo collaboratore, “la sintesi dei composti di interesse biologico può verificarsi solo in condizioni riducenti [in assenza di ossigeno libero nell’atmosfera]”.6 Ma secondo le teorie di altri evoluzionisti, l’ossigeno c’era. Il dilemma che questo pone all’evoluzione è così riassunto da Hitching: “Se nell’aria c’era ossigeno, il primo amminoacido non si sarebbe mai formato; senza ossigeno, sarebbe stato eliminato dai raggi cosmici”.7
10 Il fatto è che qualsiasi tentativo di determinare la composizione dell’atmosfera primitiva della terra non può che essere congetturale. Nessuno sa con esattezza da cosa fosse composta.
Poteva formarsi un “brodo” organico?
11. (a) Perché è improbabile che nell’oceano si accumulasse un “brodo” organico? (b) Cosa dovette fare Miller per salvare i pochi amminoacidi ottenuti?
11 È assai improbabile che i presunti amminoacidi formatisi nell’atmosfera andassero a finire negli oceani e vi formassero un “brodo” organico. La stessa energia che si suppone abbia scisso i semplici composti presenti nell’atmosfera avrebbe ancor più rapidamente decomposto qualsiasi complesso amminoacido si fosse formato. È interessante notare che, nel suo esperimento dell’“atmosfera” sottoposta a scariche elettriche, Miller salvò i quattro amminoacidi ottenuti perché li tolse dal punto in cui avvenivano le scariche elettriche. Se ve li avesse lasciati, le scariche li avrebbero decomposti.
12. Anche nel caso che alcuni amminoacidi avessero raggiunto gli oceani, cosa sarebbe accaduto loro?
12 Supponendo comunque che in qualche modo gli amminoacidi fossero riusciti a raggiungere gli oceani e a trovarvi protezione dalla distruttiva radiazione ultravioletta presente nell’atmosfera, che sarebbe successo? Hitching spiega: “Sotto la superficie dell’acqua non ci sarebbe stata energia sufficiente ad attivare ulteriori reazioni chimiche; l’acqua inibisce sempre la formazione di molecole più complesse”.8
13. Cosa avrebbero dovuto fare gli amminoacidi che si trovavano nell’acqua per formare delle proteine, ma quale altro pericolo avrebbero poi dovuto affrontare?
13 Perciò, una volta nell’acqua, gli amminoacidi sarebbero dovuti uscirne per formare molecole più grandi ed evolversi in proteine utili alla formazione della vita. Ma una volta fuori dell’acqua, si sarebbero ritrovati esposti ai distruttivi raggi ultravioletti! In altre parole, scrive Hitching, “le probabilità teoriche di superare anche solo questo primo stadio relativamente semplice [la formazione degli amminoacidi] nell’evoluzione della vita sono infinitamente piccole”.9
14. Perciò, qual è uno dei problemi più ardui da superare per gli evoluzionisti?
14 Quantunque comunemente si dica che la vita sia nata spontaneamente negli oceani, l’acqua non è affatto un ambiente favorevole alle necessarie reazioni chimiche. Il chimico Richard Dickerson spiega: “È dunque difficile immaginare come possa essersi realizzata la polimerizzazione [l’unione di più molecole semplici a formarne di più grandi] nell’ambiente acquoso dell’oceano primitivo, dato che la presenza di acqua favorisce la depolimerizzazione [la scissione delle molecole più grandi in molecole più semplici] piuttosto che la reazione inversa”.10 Il biochimico George Wald è dello stesso avviso, e dice: “La dissoluzione spontanea è molto più probabile, e quindi procede molto più rapidamente della sintesi spontanea”. Ciò significa che non si sarebbe potuto accumulare nessun brodo organico! Secondo Wald, questo è “il problema più duro per noi [evoluzionisti]”.11
15, 16. Quale grosso problema si deve superare per arrivare alle proteine biologiche partendo dagli amminoacidi del presunto brodo organico?
15 Ma c’è un altro grosso problema che la teoria dell’evoluzione deve superare. Occorre tener presente che esistono più di 100 amminoacidi, dei quali però solo 20 sono necessari alle proteine della vita. Inoltre, essi sono presenti in due configurazioni: alcune molecole sono “destrogire”, mentre altre sono “levogire”. Se si formassero a caso, come in un ipotetico “brodo primordiale”, molto probabilmente metà degli amminoacidi sarebbero destrogiri e metà levogiri. Non c’è inoltre alcuna ragione nota per cui nei viventi l’una o l’altra delle due forme debba essere preferibile. Eppure, dei 20 amminoacidi utilizzati nella sintesi delle proteine della vita, tutti sono levogiri!
16 Com’è possibile che, per caso, nel brodo si raggruppassero solo amminoacidi del tipo specificamente richiesto? Il fisico J. D. Bernal afferma: “Si deve ammettere che [ciò] . . . continua ad essere uno degli aspetti strutturali della vita più difficili da spiegare”. E conclude dicendo: “Forse non riusciremo mai a spiegarlo”.12
Proteine spontanee e probabilità
17. Quale esempio illustra le dimensioni del problema?
17 Che probabilità ci sono che gli amminoacidi giusti si unissero a formare una molecola proteica? Si potrebbe fare l’esempio di un grosso mucchio formato da un ugual numero di fagioli rossi e fagioli bianchi ben mischiati. I fagioli del mucchio sono inoltre presenti in più di 100 varietà. Se infilaste una paletta nel mucchio, cosa prendereste? Per prendere i fagioli in modo tale che rappresentino i componenti basilari di una proteina, dovreste prendere soltanto quelli rossi: neanche un fagiolo bianco. Inoltre, con la paletta dovreste aver preso solo 20 varietà di fagioli rossi, ciascuna delle quali dovrebbe trovarsi in un punto prestabilito della paletta. Nel mondo delle proteine, un solo errore in uno qualsiasi di questi aspetti impedirebbe alla proteina ottenuta di funzionare a dovere. Continuando a mescolare il nostro ipotetico mucchio di fagioli e ad infilarvi la paletta, riusciremmo infine a ottenere la combinazione giusta? No. Com’è quindi possibile che ciò sia avvenuto nell’ipotetico brodo organico?
18. Quali sono le probabilità di una sintesi accidentale anche solo di una molecola proteica?
18 Le proteine indispensabili alla vita hanno molecole molto complesse. Che probabilità ci sono che anche solo una semplice molecola proteica si formasse accidentalmente in un brodo organico? Gli evoluzionisti ammettono che le probabilità sarebbero soltanto una su 10113 (1 seguito da 113 zeri). Ma qualsiasi evento le cui probabilità di verificarsi siano anche solo una su 1050 viene scartato dai matematici nella convinzione che non si verificherà mai. Per avere un’idea delle probabilità in questione, si pensi che 10113 è un numero superiore a quello di tutti gli atomi presumibilmente esistenti nell’universo!
19. Che probabilità ci sono di mettere insieme gli enzimi necessari alla vita di una cellula?
19 Alcune proteine servono come materiali strutturali e altre come enzimi. Queste ultime accelerano le reazioni chimiche necessarie alla vita cellulare. Senza questo aiuto la cellula morrebbe. Le proteine enzimatiche necessarie al suo funzionamento non sono poche: ne servono 2.000. Che probabilità ci sono che venissero a trovarsi tutte insieme per caso? Una su 1040.000! “Una probabilità così smisuratamente piccola”, dice Hoyle, “che non vi si potrebbe far fronte neppure se l’intero universo fosse formato da un brodo organico”. E aggiunge: “Se una persona non è condizionata, o da convinzioni sociali o dalla propria formazione scientifica, a pensare che la vita abbia avuto origine [in modo spontaneo] sulla Terra, questo semplice calcolo dovrebbe essere sufficiente a cancellare completamente quest’idea”.13
20. Perché la membrana di cui la cellula ha bisogno complica ulteriormente il problema?
20 In realtà le probabilità sono ancora inferiori a ciò che indica questa cifra “smisuratamente piccola”. La cellula deve essere circondata da una membrana. Ma questa membrana è estremamente complessa, formata da molecole proteiche, zuccheri e grassi. L’evoluzionista Leslie Orgel scrive: “Le attuali membrane cellulari sono dotate di canali e pompe che regolano l’entrata e l’uscita di sostanze nutritizie, prodotti di rifiuto, ioni metallici e via dicendo. Questi canali specializzati richiedono proteine altamente specifiche, molecole che non avrebbero potuto essere presenti all’inizio stesso dell’evoluzione della vita”.14
Lo straordinario codice genetico
21. Quali sarebbero le probabilità di una sintesi accidentale degli istoni necessari al DNA?
21 Ancor più difficili da sintetizzare sono i nucleotidi, le unità strutturali del DNA, il quale racchiude il codice genetico. Cinque istoni sono associati col DNA (si pensa che gli istoni abbiano a che fare col controllo dell’attività dei geni). Le probabilità di una sintesi accidentale anche del più elementare di questi istoni sarebbero una su 20100: un altro numero enorme, “che supera il totale di tutti gli atomi presenti in tutte le stelle e le galassie visibili nei massimi telescopi astronomici”.15
22. (a) Che relazione c’è fra il vecchio enigma dell’uovo e la gallina e l’origine delle proteine e del DNA? (b) Quale soluzione propone un evoluzionista? È una conclusione ragionevole?
22 Ma la teoria dell’evoluzione incontra difficoltà anche maggiori per quanto concerne l’origine dell’intero codice genetico, indispensabile per la riproduzione della cellula. Il vecchio enigma dell’uovo e la gallina si ripete a proposito di proteine e DNA. Hitching dice: “La formazione delle proteine dipende dal DNA. Ma il DNA non si può formare senza una proteina preesistente”.16 Da qui il paradosso menzionato da Dickerson: “Alla domanda: ‘Sono comparsi prima gli uni o gli altri? [cioè le proteine enzimatiche o gli acidi nucleici]’ si deve rispondere: ‘Si sono sviluppati in parallelo’”.17 In altre parole sta dicendo che ‘l’uovo’ e ‘la gallina’ devono essersi evoluti simultaneamente, senza che l’uno sia venuto dall’altro. Vi sembra una conclusione ragionevole? Uno scrittore scientifico riassume la questione con queste parole: “L’origine del codice genetico costituisce un rompicapo simile a quello dell’uovo e la gallina, ovvero un problema ancora tutto da risolvere”.18
23. Cosa dicono altri scienziati sul meccanismo genetico?
23 Il chimico Dickerson fa anche questa interessante affermazione: “L’evoluzione del meccanismo genetico è la fase per la quale non esistono modelli di laboratorio; pertanto si possono fare congetture senza fine, non essendo intralciati da alcun fatto scomodo”.19 È scientificamente corretto mettere da parte con tanta facilità questa valanga di ‘fatti scomodi’? Leslie Orgel definisce l’esistenza del codice genetico “l’aspetto più sconcertante del problema delle origini della vita”.20 Da parte sua Francis Crick conclude: “Il meccanismo necessario per rendere operante il codice genetico, che è quasi universale, è troppo complesso per essere nato in un colpo solo”.21
24. Cosa si può dire della selezione naturale e della prima cellula in grado di riprodursi?
24 La teoria dell’evoluzione cerca di eliminare la necessità di far avvenire l’impossibile “in un colpo solo” presupponendo un processo graduale che abbia consentito alla selezione naturale di agire lentamente. Ma senza il codice genetico che permettesse di dare inizio alla riproduzione non poteva esistere il materiale sul quale la selezione naturale avrebbe dovuto operare.
La sorprendente fotosintesi
25. L’evoluzione attribuisce a una semplice cellula la straordinaria capacità di aver dato origine a quale processo?
25 C’è un altro ostacolo che la teoria dell’evoluzione deve sormontare. A un certo punto la cellula primitiva dovette escogitare qualcosa che avrebbe rivoluzionato la vita sulla terra: la fotosintesi. Questo processo, mediante il quale le piante assorbono anidride carbonica e cedono ossigeno, non è ancora del tutto compreso dagli scienziati. Come dice il biologo F. W. Went, “è un processo che finora nessuno è riuscito a riprodurre in provetta”.22 Eppure c’è chi crede che una semplice minuscola cellula sia riuscita a produrla accidentalmente.
26. Quale cambiamento rivoluzionario scaturì da questo processo?
26 Grazie alla fotosintesi, un’atmosfera priva di ossigeno libero si trasformò in un’atmosfera nella quale una molecola su cinque è ossigeno. Questo rese possibile la vita degli animali, che respirano ossigeno, e la formazione di uno strato di ozono a protezione di ogni forma di vita dai dannosi effetti della radiazione ultravioletta. Si può attribuire questo sorprendente insieme di circostanze al caso?
È necessaria un’intelligenza?
27. Di fronte all’evidenza, cosa hanno fatto alcuni evoluzionisti?
27 Di fronte alle astronomiche probabilità contrarie alla formazione accidentale di una cellula vivente, alcuni evoluzionisti si vedono costretti a fare marcia indietro. Per esempio, Hoyle e Wickramasinghe, autori di Evoluzione dallo spazio, si arrendono, dicendo: “Questi problemi sono troppo complessi per poterli esprimere numericamente”. E aggiungono: “Non c’è alcun modo . . . di risolvere i nostri problemi disponendo semplicemente di un brodo organico maggiore e migliore, come noi stessi speravamo che fosse possibile solo un paio di anni fa. I numeri che abbiamo ottenuto sono tali da lasciare così poche speranze alla scala dell’universo come a quella terrestre”.23
28. (a) Cosa si nasconde probabilmente dietro il rifiuto di ammettere la necessità di un intervento intelligente? (b) Alcuni evoluzionisti, pur ritenendo necessaria un’intelligenza superiore, a chi non pensano debba attribuirsi?
28 Quindi, dopo aver riconosciuto che per dare origine alla vita dev’esserci in qualche modo voluta un’intelligenza, gli autori dicono: “In effetti una tale teoria è così ovvia che ci si chiede perché non sia accettata da tutti come evidente. Le ragioni sono psicologiche più che scientifiche”.24 Un osservatore potrebbe quindi concludere che l’unica spiegazione plausibile del perché la maggioranza degli evoluzionisti preferisca credere a un’origine casuale della vita piuttosto che — per usare le parole di Dawkins — “a un disegno o a uno scopo o a una direzione preordinata”,25 sia quella di una barriera ‘psicologica’. Perfino Hoyle e Wickramasinghe, dopo aver riconosciuto la necessità di un’intelligenza, dicono di non credere che l’origine della vita sia da attribuire a un Creatore.26 Secondo il loro ragionamento, l’intelligenza è presupposto inderogabile, ma l’idea di un Creatore è inammissibile. Non vi sembra un atteggiamento contraddittorio?
È scientifica?
29. In che consiste il metodo scientifico?
29 Per essere accettata come fatto scientifico, l’origine spontanea della vita dovrebbe essere dimostrata col metodo scientifico, così descritto: Osserva ciò che accade; sulla base di queste osservazioni formula una teoria su ciò che potrebbe essere vero; verifica la teoria con ulteriori osservazioni ed esperimenti, e vedi se le previsioni basate su di essa si realizzano.
30. Sotto quali aspetti la teoria della generazione spontanea non va d’accordo con i criteri del metodo scientifico?
30 Volendo applicare il metodo scientifico, non è possibile osservare la generazione spontanea della vita. Non c’è nessuna prova che ciò si stia verificando ora e, ovviamente, nessun osservatore umano era presente quando, secondo gli evoluzionisti, ciò sarebbe avvenuto. Nessuna teoria in merito è stata verificata dall’osservazione. Gli esperimenti di laboratorio non sono riusciti a replicarla. Le previsioni basate su tale teoria non si sono realizzate. Vista l’impossibilità di applicare il metodo scientifico, è scientificamente corretto elevare una simile teoria al rango di fatto?
31. Quali opinioni contraddittorie sulla generazione spontanea esprime un docente dell’Università di Harvard?
31 Dall’altro lato, ci sono ampie prove a sostegno della conclusione che la generazione spontanea della vita dalla materia inanimata non è possibile. “Basta pensare alla vastità di quest’impresa”, ammette George Wald, docente all’Università di Harvard, “per concludere che la generazione spontanea di un organismo vivente è impossibile”. Ma poi a cosa dice di credere questo evoluzionista? “Eppure eccoci qua: e sono convinto che siamo un risultato di una generazione spontanea”.27 Vi sembra una conclusione obiettiva o scientifica?
32. Cosa ammettono alcuni evoluzionisti stessi a conferma che questo modo di ragionare non è scientifico?
32 Il biologo britannico Joseph Henry Woodger definì questo modo di ragionare “vero e proprio dogmatismo: pretendere che ciò che si vuol credere sia effettivamente accaduto”.28 Com’è stato che gli scienziati sono arrivati ad accettare nella loro mente questa palese contraddizione del metodo scientifico? Il noto evoluzionista Loren Eiseley ammise: “Dopo aver rimproverato il teologo per la sua fiducia nel mito e nel miracolo, la scienza si è trovata nell’imbarazzante situazione di dover creare una propria mitologia, ovvero la supposizione che ciò che, nonostante lunghi tentativi, non si poteva dimostrare avvenisse oggi fosse realmente avvenuto nel passato primordiale”.29
33. Sulla base di quanto precede, a quale conclusione si deve giungere circa la generazione spontanea e l’applicazione del metodo scientifico?
33 Stando così le cose, si può dire che la teoria della generazione spontanea della vita trovi posto più nel reame della fantascienza che in quello dei fatti scientifici. A quanto pare molti suoi sostenitori hanno messo da parte in questo caso il metodo scientifico per credere quel che vogliono credere. Malgrado le schiaccianti probabilità contrarie all’origine accidentale della vita, un tenace dogmatismo prevale sulla cautela normalmente suggerita dal metodo scientifico.
Non tutti gli scienziati l’accettano
34. (a) Quale apertura mentale in campo scientifico manifesta un fisico? (b) Come descrive l’evoluzione, e quale commento fa a proposito di molti scienziati?
34 Comunque, non tutti gli scienziati rifiutano a priori l’alternativa. Il fisico H. S. Lipson, rendendosi conto delle enormi probabilità contrarie all’origine spontanea della vita, dice: “L’unica spiegazione plausibile è la creazione. So che questo è tabù per i fisici, come lo è in effetti per me, ma non dobbiamo respingere una teoria che non ci piace se ha il sostegno dell’evidenza sperimentale”. Osserva inoltre che, dopo L’origine delle specie di Darwin, “l’evoluzione divenne in un certo senso una religione scientifica; quasi tutti gli scienziati l’hanno accettata e molti sono pronti a ‘ritoccare’ i risultati delle loro osservazioni per adattarli ad essa”.30 Triste ma vero.
35. (a) Di quale concetto ha dovuto liberarsi con difficoltà un docente universitario? (b) A che cosa paragona egli la possibilità che la vita si sia evoluta per caso?
35 Chandra Wickramasinghe, docente allo University College di Cardiff, ha detto: “Sin dall’inizio dei miei studi scientifici, sono stato sottoposto a un energico lavaggio del cervello perché mi convincessi che la scienza non può ammettere nessun tipo di creazione intenzionale. Ci si è dovuti liberare molto faticosamente di questo concetto. La situazione, la condizione mentale in cui ora mi trovo, è piuttosto scomoda. Ma non c’è nessuna logica via d’uscita. . . . Considerare la vita il risultato di un incidente chimico sulla terra è come cercare un particolare granello di sabbia su tutte le spiagge di tutti i pianeti dell’universo, e trovarlo”. In altre parole, non è proprio possibile che la vita sia il risultato di un incidente chimico. Quindi Wickramasinghe conclude: “Non c’è nessun altro modo in cui possiamo comprendere il preciso ordine delle sostanze chimiche vitali se non appellandoci alle creazioni su scala cosmica”.31
36. Cosa dice Robert Jastrow?
36 Come dice l’astronomo Robert Jastrow, “gli scienziati non hanno prove che la vita non sia stata il risultato di un atto di creazione”.32
37. Che domanda sorge a proposito dell’evoluzione, e dove si può trovare la risposta?
37 Ma anche supponendo che una prima cellula vivente sia venuta in qualche modo all’esistenza spontaneamente, ci sono prove che si sia evoluta dando vita a tutte le creature vissute e viventi sulla terra? I fossili forniscono la risposta, e il prossimo capitolo prenderà in esame ciò che dice in realtà la documentazione fossile.
[Testo in evidenza a pagina 44]
“La formazione delle proteine dipende dal DNA. Ma il DNA non si può formare senza una proteina preesistente”
[Testo in evidenza a pagina 45]
“L’origine del codice genetico costituisce un rompicapo simile a quello dell’uovo e la gallina, ovvero un problema ancora tutto da risolvere”
[Testo in evidenza a pagina 46]
Il codice genetico: “L’aspetto più sconcertante del problema delle origini della vita”
[Testo in evidenza a pagina 47]
Nella fotosintesi le piante utilizzano la luce solare, anidride carbonica, acqua e minerali per produrre ossigeno e sostanze alimentari. È possibile che una semplice cellula abbia ideato tutto questo?
[Testo in evidenza a pagina 50]
Alcuni scienziati in pratica dicono: ‘L’intelligenza è presupposto inderogabile, ma l’idea di un Creatore è inammissibile’
[Testo in evidenza a pagina 53]
Uno scienziato ammette: “L’unica spiegazione plausibile è la creazione”
[Testo in evidenza a pagina 53]
Jastrow: “Gli scienziati non hanno prove che la vita non sia stata il risultato di un atto di creazione”
[Riquadro/Immagine alle pagine 48 e 49]
L’incredibile cellula
Una cellula vivente è straordinariamente complessa. Il biologo Francis Crick, pur cercando di descrivere in modo semplice il complesso funzionamento della cellula, si rende conto di poter arrivare solo fino a un certo punto, per cui invita il lettore a ‘non cercare di impadronirsi di tutti i dettagli’.a
Le istruzioni contenute nel DNA della cellula, “se messe per iscritto, occuperebbero 1.000 volumi di 600 pagine l’uno”, dice National Geographic. “Ogni cellula è un mondo che trabocca di minuscoli aggregati di atomi chiamati molecole, il cui numero può arrivare a 200.000 miliardi. . . . I nostri 46 cromosomi, che hanno forma di filamenti, se allineati misurerebbero più di un metro e 80 centimetri. Eppure il nucleo in cui sono racchiusi ha un diametro inferiore a 10 millesimi di millimetro”.b
La rivista Newsweek, per dare un’idea dell’attività cellulare, fa questo esempio: “Ciascuna di questi 100.000 miliardi di cellule funziona come una città cinta da mura. Ci sono centrali elettriche che producono l’energia di cui la cellula ha bisogno. Ci sono fabbriche di proteine, elementi indispensabili per lo scambio chimico. Complessi sistemi di trasporto guidano particolari sostanze chimiche da un punto all’altro della cellula e fuori. Sentinelle ai posti di blocco controllano le esportazioni e le importazioni, e scrutano il mondo esterno in cerca di segnali di pericolo. Disciplinate truppe biologiche si tengono pronte a intervenire contro gli invasori. Un governo genetico centrale mantiene l’ordine”.c
Quando per la prima volta fu proposta la moderna teoria dell’evoluzione, gli scienziati avevano solo un’idea molto vaga della fantastica complessità di una cellula vivente. Nella pagina accanto sono illustrate alcune parti di una cellula tipo, tutte contenute in un involucro di soli 0,025 millimetri di diametro.
MEMBRANA CELLULARE
L’involucro che controlla ciò che entra e ciò che esce dalla cellula
RIBOSOMI
Strutture sulle quali gli amminoacidi si legano a formare le proteine
NUCLEO
Avvolto in una doppia membrana, è il centro che dirige le attività della cellula
CROMOSOMI
Contengono il DNA della cellula, il suo codice genetico
NUCLEOLO
Vi vengono prodotti i ribosomi
RETICOLO ENDOPLASMATICO
Struttura membranosa che conserva o trasporta le proteine prodotte dai ribosomi ad essa aderenti (altri ribosomi si trovano liberi nella cellula)
MITOCONDRI
Centri di produzione di ATP, le molecole che forniscono energia alla cellula
APPARATO DEL GOLGI
Sistema di membrane disposte a cisterne appiattite che “impacchetta” e distribuisce le proteine prodotte dalla cellula
CENTRIOLI
Situati vicino al nucleo, hanno un ruolo importante nella riproduzione cellulare
[Immagine]
I vostri 100.000 miliardi di cellule sono opera del caso?
[Riquadro a pagina 52]
Commenti di evoluzionisti di ieri e di oggi sull’origine della vita
“L’ipotesi che la vita si sia sviluppata dalla materia inorganica è tuttora un articolo di fede”. — J. W. N. Sullivan, matematicod
“Le probabilità che la vita abbia avuto origine per caso sono paragonabili alle probabilità che un dizionario completo si formi come risultato di un’esplosione in una tipografia”. — Edwin Conklin, biologoe
“Basta pensare alla vastità di quest’impresa per concludere che la generazione spontanea di un organismo vivente è impossibile”. — George Wald, biochimicof
“Un uomo onesto, munito di tutte le conoscenze attuali, può solo affermare che per ora, in un certo senso, l’origine della vita appare quasi un miracolo”. — Francis Crick, biologog
“Se una persona non è condizionata, o da convinzioni sociali o dalla propria formazione scientifica, a pensare che la vita abbia avuto origine [in modo spontaneo] sulla Terra, questo semplice calcolo [delle probabilità matematiche contrarie] dovrebbe essere sufficiente a cancellare completamente quest’idea”. — Fred Hoyle e N. C. Wickramasinghe, astronomih
[Diagramma/Immagini a pagina 47]
L’uomo e gli animali assumono ossigeno e cedono anidride carbonica. Le piante assorbono anidride carbonica e cedono ossigeno
[Diagramma]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
Luce
Ossigeno
Vapore acqueo
Anidride carbonica
[Immagine a pagina 40]
Nessun grande edificio potrebbe stare in piedi senza fondamenta. ‘La teoria dell’evoluzione manca di una base adeguata’, dicono due scienziati
[Immagine a pagina 42]
Tutti rossi, tutti della varietà desiderata, ciascuna delle quali al posto prestabilito: per caso?
[Immagine a pagina 43]
Il fatto che la materia vivente impieghi solo amminoacidi levogiri: “Forse non riusciremo mai a spiegarlo”
[Immagini a pagina 45]
Quale dei due è venuto prima?