Ciro
[ebr. Kòhresh; gr. Kỳros].
Fondatore dell’impero persiano e conquistatore di Babilonia, detto “Ciro il Grande” per distinguerlo dal nonno Ciro I.
Dopo la vittoria sull’impero babilonese, secondo un documento cuneiforme noto come il Cilindro di Ciro, egli avrebbe detto: “Io sono Ciro, re del mondo, gran re, re legittimo, re di Babilonia, re di Sumer e Agade, re delle quattro estremità (della terra), figlio di Cambise, gran re, re di Anzan, nipote di Ciro (I), . . . discendente di Teispe, . . . di una famiglia (che) ha sempre regnato”. (James B. Pritchard, Ancient Near Eastern Texts, 1955, p. 316). È dunque dimostrato che Ciro era della dinastia reale dei re di Anzan, città o regione di ubicazione piuttosto incerta, posta da alcuni sui monti a N dell’Elam, ma che in genere si pensa si trovasse a E dell’Elam. Questa dinastia di re è detta degli “Achemenidi” da Achemene padre di Teispe.
All’inizio la storia di Ciro (II) è piuttosto oscura, poiché dipende in gran parte dalle descrizioni alquanto fantastiche di Erodoto (storico greco del V secolo a.E.V.) e di Senofonte (scrittore greco vissuto mezzo secolo più tardi). Comunque entrambi presentano Ciro come il figlio del sovrano persiano Cambise e di sua moglie Mandane, figlia di Astiage, re dei medi. (Storie, Libro I, 107; Ciropedia, Libro I, cap. II, 1) Tale parentela di Ciro coi medi è negata da Ctesia, altro storico greco della stessa epoca, il quale sostiene invece che Ciro divenne genero di Astiage avendone sposato la figlia Amiti.
Ciro succedette al padre Cambise I sul trono di Anzan, che era allora sotto l’egemonia di Astiage re di Media. Giulio Africano (del III secolo E.V.) e Diodoro Siculo (del I secolo a.E.V.) pongono l’inizio del regno di Ciro nel primo anno della 55ª Olimpiade, cioè nel 560–559 a.E.V. Erodoto dice che in seguito Ciro si ribellò alla dominazione dei medi e, a motivo della defezione delle truppe di Astiage, ebbe una facile vittoria e conquistò Ecbatana, capitale della Media. Ciò avvenne nel sesto anno del regno di Nabonedo (550 a.E.V. nella storia secolare) secondo la Cronaca di Nabonedo, dove si legge che il re Ishtumegu (Astiage) “radunò le sue truppe e marciò contro Ciro, re di Anzan, per affron[tarlo in combattimento]. L’esercito di Ishtumegu [Astiage] si ribellò contro di lui e in ceppi con[segnarono lui] a Ciro”. Ciro riuscì a cattivarsi la lealtà dei medi, e d’allora in poi medi e persiani combatterono uniti al suo comando. Negli anni seguenti Ciro si accinse a consolidare il suo dominio sulla parte occidentale dell’impero medo, raggiungendo il confine orientale della Lidia presso il fiume Halys in Asia Minore.
Secondo Erodoto, il ricchissimo re della Lidia, Creso, di fronte alla minaccia di questo nuovo imperatore persiano, fece un’alleanza politica con Nabonedo re di Babilonia e Amasi II faraone d’Egitto, e anche con gli spartani. Ma prima che gli alleati potessero venire in aiuto di Creso, Ciro sconfisse i lidi e conquistò Sardi. Poi sottomise le città ioniche annettendo tutta l’Asia Minore all’impero persiano. Così, nel giro di pochi anni, Ciro era diventato il principale rivale di Babilonia e del suo re, Nabonedo.
CONQUISTA DI BABILONIA
Ciro ora era pronto ad affrontare la potente Babilonia e, specie da questo momento in poi, ebbe una parte nell’adempimento della profezia biblica. Nell’ispirata profezia di Isaia sulla ricostruzione di Gerusalemme e del suo tempio, questo re persiano era stato indicato per nome come l’uomo a cui Geova Dio aveva affidato l’incarico di abbattere Babilonia e liberare gli ebrei che vi sarebbero stati esiliati. (Isa. 44:26—45:7) Anche se questa profezia fu scritta oltre 150 anni prima che Ciro salisse al potere e la desolazione di Giuda evidentemente ebbe luogo prima della sua nascita, Geova aveva dichiarato che Ciro sarebbe stato il Suo “pastore” a favore del popolo ebraico. (Confronta Romani 4:17). In virtù di tale nomina anticipata Ciro fu chiamato l’“unto” (forma dell’ebraico mashìahh, messia, e del greco khristòs, cristo) di Geova. (Isa. 45:1) Il fatto che Dio ‘lo chiamò per nome’ (Isa. 45:4) già tanto tempo prima non significa che fu Lui a dargli nome Ciro alla nascita, ma piuttosto che Geova preconobbe che sarebbe sorto un uomo di tale nome e perciò l’invito rivoltogli non sarebbe stato anonimo, ma diretto e preciso.
Quindi, all’insaputa del re Ciro, che probabilmente era pagano e devoto zoroastriano, Geova Dio aveva figurativamente “preso la [sua] destra” per guidarlo o rafforzarlo, cingendolo e preparandogli o spianandogli la via per attuare il Suo proposito: la conquista di Babilonia. (Isa. 45:1, 2, 5) Essendo colui che annuncia “dal principio il termine, e da molto tempo fa le cose che non sono state fatte”, Dio Onnipotente ha determinato le circostanze delle vicende umane in modo da portare a termine il suo consiglio. Egli aveva chiamato Ciro “dal levante”, dalla Persia (a E di Babilonia), dove sorgeva Pasargade, la sua capitale preferita, e Ciro doveva essere simile a un “uccello da preda” nel piombare rapidamente su Babilonia. (Isa. 46:10, 11) Si noti che, secondo l’Encyclopædia Britannica (1911, Vol. 10, p. 454b), “i persiani portavano un’aquila fissata all’estremità di un’asta, e anche il sole, essendo una loro divinità, era rappresentato sui loro stendardi, che . . . erano gelosamente sorvegliati dagli uomini più valorosi dell’esercito”.
Le profezie bibliche relative alla predetta conquista di Babilonia da parte di Ciro preannunciavano ‘il prosciugarsi delle acque dell’abisso e dei fiumi’, e parlavano di ‘porte lasciate aperte’, e di una improvvisa invasione della città senza alcuna resistenza da parte dei soldati babilonesi. (Isa. 44:27; 45:1, 2; Ger. 50:35-38; 51:30-32) Erodoto descrive un grande e profondo fossato che circondava Babilonia, riferendo che numerose porte di bronzo (o di rame) permettevano di attraversare le mura interne lungo l’Eufrate che tagliava in due la città. Nell’assediare la città, secondo Erodoto, Ciro “deviando per mezzo di un canale il fiume nello stagno [il lago artificiale che si supponeva opera della regina Nitocri] trasformato in palude, rese l’antico letto guadabile, essendosi il livello del fiume abbassato. Quando ciò fu avvenuto i Persiani che erano stati a questo scopo disposti . . . entrarono a Babilonia. Se i Babilonesi l’avessero previsto, o si fossero accorti di quel che Ciro faceva, avrebbero lasciato entrare i Persiani in città e li avrebbero poi malamente distrutti; infatti, chiuse tutte le porticine verso il fiume e saliti essi stessi sui muraglioni elevati lungo le rive del fiume, li avrebbero presi come in una nassa. Ora invece i Persiani comparvero loro innanzi inaspettatamente. A causa della grandezza della città — a quanto si narra dai suoi abitanti — mentre quelli alla periferia della città erano già stati presi, quelli dei Babilonesi che abitavano al centro non sapevano che gli altri erano stati presi, anzi (poiché per caso si trovavano a celebrare una festa) proprio in quel momento danzavano e banchettavano, fino a che finalmente lo seppero — e fin troppo bene. [Confronta Daniele 5:1-4, 30; Geremia 50:24; 51:31, 32]. In tal modo dunque Babilonia fu allora conquistata”. — Storie, Libro I, 191.
La descrizione di Senofonte differisce in alcuni particolari, ma contiene gli stessi elementi fondamentali di quella di Erodoto. Senofonte dice che Ciro riteneva quasi impossibile prendere d’assalto le possenti mura di Babilonia e quindi riferisce che pose l’assedio alla città, deviando le acque dell’Eufrate in canali e, mentre la città stava celebrando una festa, fece risalire ai suoi uomini il greto del fiume fino oltre le mura della città. Le guardie furono prese alla sprovvista e le truppe al comando di Gobria e Gadata penetrarono nella città attraverso le stesse porte del palazzo. In una sola notte “la città fu conquistata e il re ucciso”, e i soldati babilonesi che occupavano le varie fortificazioni si arresero l’indomani mattina. — Ciropedia, Libro VII, cap. V, 33; confronta Geremia 51:30.
Lo storico ebreo Giuseppe Flavio dice quanto segue citando la storia della conquista di Ciro scritta dal sacerdote babilonese Beroso (del III secolo a.E.V.): “Nel diciassettesimo anno del regno [di Nabonedo], Ciro venne dalla Persia con un grande esercito; e, avendo già conquistato tutto il resto dell’Asia, giunse in gran fretta nella Babilonia. Quando Nabonedo si rese conto che avanzava per attaccarlo, radunò il suo esercito e si oppose a lui; ma, sconfitto, fuggì con pochi uomini e si rinchiuse nella città di Borsippa [città sorella di Babilonia]. Al che Ciro prese Babilonia e diede ordine che le mura esterne fossero demolite, perché la città gli aveva causato molti guai ed era stato difficile prenderla. Poi marciò alla volta di Borsippa per assediare Nabonedo; ma essendosi Nabonedo arreso senza opporre resistenza, fu dapprima trattato benignamente da Ciro, che lo espulse dalla Babilonia ma gli permise di risiedere in Carmania, dove trascorse il resto della sua vita e morì”. (Contro Apione, Libro I, 20) Questa descrizione si distingue dalle altre soprattutto per quanto dice delle attività di Nabonedo e dei rapporti che Ciro ebbe con lui. Ma è d’accordo con la Bibbia dove si legge che Baldassarre, e non Nabonedo, era il re ucciso la notte della caduta di Babilonia.
Le tavolette cuneiformi scoperte dagli archeologi, pur non fornendo particolari sull’esatto svolgimento della conquista, confermano la subitanea resa di Babilonia a Ciro. Secondo la Cronaca di Nabonedo, in quello che risultò essere l’ultimo anno del regno di Nabonedo (539 a.E.V.) nel mese di tishri (settembre–ottobre) Ciro attaccò gli eserciti babilonesi a Opis e li sconfisse. L’iscrizione prosegue: “Il quattordicesimo giorno, Sippar fu presa senza combattere. Nabonedo fuggì. Il sedicesimo giorno, Ugbaru governatore di Gutio e l’esercito di Ciro entrarono a Babilonia senza combattere. Dopo di che Nabonedo fu imprigionato a Babilonia quando tornò . . . Nel mese di arahshamnu [marchesvan (ottobre–novembre)], il terzo giorno, Ciro entrò a Babilonia”. Grazie a questa iscrizione si può stabilire la data della caduta di Babilonia il 16 tishri (5–6 ottobre) 539 a.E.V., e l’entrata di Ciro diciassette giorni più tardi, il 3 marchesvan (22–23 ottobre).
Inizia la dominazione mondiale ariana
Con questa vittoria Ciro pose fine alla dominazione di sovrani semiti sulla Mesopotamia e sul Medio Oriente e fondò la prima potenza mondiale di origine ariana. Il Cilindro di Ciro, documento cuneiforme che gli storici ritengono scritto ed esposto a Babilonia, ha un carattere decisamente religioso e descrive Ciro nell’atto di attribuire il merito della vittoria a Marduk il principale dio di Babilonia: “Egli [Marduk] scrutò ed esaminò tutti i paesi, alla ricerca di un sovrano giusto disposto a condurlo (nella processione annuale). (Quindi) pronunciò il nome di Ciro, re di Anzan, lo dichiarò (lett. pronunciò [il suo] nome) sovrano di tutto il mondo. . . . Marduk, il gran signore, protettore del suo popolo, osservò con piacere le sue buone azioni e la sua mente retta (e perciò) gli ordinò di marciare contro Babilonia sua città. Gli fece prendere la strada di Babilonia camminando al suo fianco come un vero amico. Le sue truppe innumerevoli, copiose come le acque di un fiume, lo accompagnavano con le armi nel fodero. Senza colpo ferire, lo fece entrare a Babilonia sua città, evitando a Babilonia qualsiasi calamità”. — James B. Pritchard, Ancient Near Eastern Texts, 1955, p. 315.
Nonostante tale interpretazione pagana degli avvenimenti, la Bibbia spiega che, nell’emanare il proclama che autorizzava gli ebrei esiliati a tornare a Gerusalemme a ricostruirvi il tempio. Ciro riconobbe: “Geova l’Iddio dei cieli mi ha dato tutti i regni della terra ed egli stesso mi ha incaricato di edificargli una casa in Gerusalemme, che è in Giuda”. (Esd. 1:1, 2) Ciò naturalmente non significa che Ciro si fosse convertito, ma semplicemente che riconobbe i fatti biblici relativi alla sua vittoria. Visto che Daniele aveva un’alta carica amministrativa, sia prima che dopo la caduta di Babilonia (Dan. 5:29; 6:1-3, 28), sarebbe stato molto strano che Ciro non fosse informato delle profezie che i profeti di Geova avevano pronunciate e scritte, inclusa la profezia di Isaia che conteneva il nome dello stesso Ciro. In quanto al succitato Cilindro di Ciro, è risaputo che altri oltre il re potevano aver contribuito alla stesura di tale documento cuneiforme. Il libro Biblical Archaeology di G. Ernest Wright (p. 200) parla “del re, o dell’ufficio che ideò il documento” (confronta il caso simile di Dario in Daniele 6:6-9), mentre il dottor Emil G. Kraeling (Rand McNally Bible Atlas, p. 328) definisce il Cilindro di Ciro “un documento propagandistico composto dai sacerdoti babilonesi”. Può senz’altro esser stato redatto sotto l’influenza del clero babilonese (vedi Pritchard, Ancient Near Eastern Texts, p. 315, nota in calce 1), servendo così allo scopo di trovare una spiegazione per la completa incapacità di Marduk (noto anche come Bel) e degli altri dèi babilonesi di salvare la città, arrivando ad attribuire a Marduk proprio quello che aveva fatto Geova. — Confronta Isaia 46:1, 2; 47:11-15.
IL DECRETO DI CIRO PER IL RITORNO DEGLI EBREI ESILIATI
Decretando la fine dell’esilio degli ebrei, Ciro assolse il suo incarico di ‘unto pastore’ di Geova a favore di Israele. (II Cron. 36:22, 23; Esd. 1:1-4) Il proclama fu emanato “nel primo anno di Ciro re di Persia”, cioè nel suo primo anno di regno sulla conquistata Babilonia. In Daniele 9:1 la Bibbia parla del “primo anno di Dario” che sembra intercorso fra la caduta di Babilonia e il “primo anno di Ciro” su Babilonia. Per cui il primo anno di Ciro non poté iniziare che alla fine del 538 a.E.V. Anche se si considera la posizione di Dario simile a quella di un viceré, e il suo regno contemporaneo a quello di Ciro, l’usanza babilonese porrebbe ugualmente il primo anno di regno di Ciro dal nisan del 538 al nisan del 537 a.E.V.
In base a quanto dice la Bibbia, il decreto di Ciro che permetteva agli ebrei di tornare a Gerusalemme fu probabilmente emanato alla fine del 538 o all’inizio del 537 a.E.V. Questo avrebbe dato agli ebrei esiliati il tempo di prepararsi a partire da Babilonia, compiere il lungo viaggio fino in Giuda e Gerusalemme (viaggio che secondo Esdra 7:9 poteva richiedere quattro mesi circa) e sistemarsi “nelle loro città” di Giuda entro il “settimo mese” (tishri) del 537 a.E.V. (Esd. 3:1, 6) Questo segnò la fine dei predetti settant’anni della desolazione di Giuda iniziati nello stesso mese di tishri del 607 a.E.V. — II Re 25:22-26; II Cron. 36:20, 21.
La cooperazione di Ciro con gli ebrei era in netto contrasto col trattamento riservato loro da precedenti sovrani pagani. Egli restituì i preziosi utensili del tempio che Nabucodonosor aveva portati a Babilonia, diede il permesso regale perché importassero legname di cedro dal Libano, e autorizzò lo stanziamento di fondi dalla casa del re per coprire le spese di costruzione. (Esd. 1:7-11; 3:7; 6:3-5) Secondo il Cilindro di Ciro il sovrano persiano seguì una politica generalmente umanitaria e tollerante verso i popoli vinti del suo dominio. L’iscrizione ne cita le parole: “Ho restituito a [certe già menzionate] città sacre sull’altra riva del Tigri, i cui santuari erano in rovina da molto tempo, le immagini che (solevano) dimorarvi e stabilii per quelle santuari permanenti. Ho (inoltre) radunato tutti (i precedenti) abitanti e (a quelli) ho restituito le loro abitazioni”. — James B. Pritchard, Ancient Near Eastern Texts, 1955, p. 316.
Oltre al proclama reale citato in Esdra 1:1-4, la Bibbia parla di un altro documento di Ciro, una “memoria”, che era stato depositato nell’archivio di Ecbatana in Media e scopertovi durante il regno di Dario il Persiano. (Esd. 5:13-17; 6:1-5) A proposito di questo secondo documento, il professor Wright dice: “È esplicitamente intitolato dikrona, termine ufficiale aramaico per un memorandum che conteneva una decisione orale del re o di altro funzionario e che provocava un’azione amministrativa. Non era mai destinato alla pubblicazione ma poteva esser consultato solo dal funzionario addetto, dopo di che era depositato negli archivi di stato”. — Biblical Archaeology, p. 200.
Si ritiene che Ciro sia caduto in battaglia verso il 530 a.E.V., anche se le notizie sono piuttosto confuse. Prima della sua morte, il figlio Cambise si affiancò a lui nel regno, succedendo sul trono di Persia come sovrano unico soltanto alla morte del padre.