La carità religiosa contraria alle buone opere
OGNI anno il pubblico contribuisce centinaia di milioni di dollari a quelle che son definite onorevoli, legittime e meritorie carità, molte delle quali sono promosse da organizzazioni religiose. Ora si tratta di sapere: devono i veri Cristiani, che sono sotto i sacri comandamenti di fare il bene, contribuire a questi supposti espedienti umanitari per riscuotere denaro?
Geova Dio è il migliore esempio di uno che procura il bene altrui. Egli diede al primo uomo una magnifica casa con tutto il necessario per vivere. (Gen. 1:29-31) In seguito, e malgrado l’originaria disubbidienza, condanna ed esecuzione dell’uomo, la peccatrice discendenza della prima coppia ha continuato a godere molte benedizioni dalla misericordiosa mano di Dio. Tutte le creature viventi dipendono completamente da Lui per la luce del sole, l’aria, la pioggia, il terreno, la fecondità delle sementi e tutte le altre cose indispensabili alla vita. — Sal. 145:15-17.
Perché, dunque, vi sono tanti poveri e bisognosi nel mondo, tanti ammalati, infermi e sofferenti, tanti che sono privi dello stretto necessario per vivere? La responsabilità di tutte queste sventure e angustie ricade su Satana il Diavolo. Iddio non è affatto da biasimare per queste miserevoli condizioni quantunque ne sia falsamente accusato. Il Diavolo, mediante la sua organizzazione mondiale, ha signoreggiato sui popoli con lo spirito dell’avidità e dell’egoismo. Le masse del popolo comune sono state crudelmente e duramente oppresse e tenute in soggezione.
Lo Stato dice agli agricoltori quello che devono piantare e in quale quantità, quanti maiali uccidere e sotterrare, quanto cotone ricoprire con l’aratro, quanto caffè bruciare, tutto questo per tenere i prezzi eccessivamente alti. Il governo getta via le patate e distrugge altri raccolti quando i prezzi sono “troppo bassi”, e in questo modo l’incremento che Iddio dà al paese e i suoi animali son distrutti da uomini egoisti.
La sostituzione di cooperative comuniste ai governi capitalisti non reca rimedio o corregge questo stato di cose. Sotto un sistema di governo o l’altro, il popolo continua a soffrire. Avremo sempre poveri con noi, disse Gesù, finché questo presente mondo malvagio sia spazzato via e il glorioso nuovo mondo di Dio sia stabilito. — Mar. 14:7.
IDDIO CI COMANDA DI COMPIERE BUONE OPERE
Conoscere che Geova è perfettamente in grado di dar riparo e di proteggere i poveri contro i forti oppressori e i potenti ricchi è certamente un grande conforto. (Sal. 35:10) Il Signore si è sempre interessato per aiutare il povero. Tutti i veri Cristiani parimenti fanno del bene ai poveri. “Il giusto prende conoscenza della causa de’ miseri, ma l’empio non ha intendimento né conoscenza”. “Chi opprime il povero oltraggia Colui che l’ha fatto, ma chi ha pietà del bisognoso, l’onora”. (Prov. 29:7; 14:31) I poveri amano la vita e le sue benedizioni esattamente come tutte le altre persone. E allora perché dovrebbe chiunque ama Dio farli soffrire o derubarli del poco che hanno? Quanto sono insensati i ricchi che ammassano possedimenti per loro stessi! Essi non possono portarseli dietro alla loro morte, e non saranno d’aiuto o protezione durante Harmaghedon. “Le ricchezze non servono a nulla nel giorno dell’ira, ma la giustizia salva da morte”. — Prov. 11:4.
La Parola di Dio ci dice che l’importante è d’esser ricchi in buone opere. Ma può colui che è ricco di possedimenti materiali essere anche ricco in buone opere? Questa domanda ebbe in mente il giovane ricco dei giorni di Gesù che chiese al Maestro cosa doveva fare per ottenere la vita eterna. Potete leggere il racconto in Matteo 19:16-24.
Gesù non parlò evasivamente, ma esplicitamente, per il bene del giovane. Da tutte le apparenze esteriori costui era una persona rispettabile, ossequiente alla legge. Nulla indica ch’egli opprimesse o derubasse i poveri. Apparentemente egli era venuto in possesso del suo denaro e dei suoi beni in modo legittimo. Ma si trattava di sapere: che cosa doveva fare di quello che possedeva? Come doveva usare egli la sua ricchezza? Gesù disse: ‘Se dai ai poveri avrai un tesoro nel cielo, purché tu venga e mi segua.’
Così è chiaro che far donazioni per opere caritatevoli come un filantropo non serve a nulla agli occhi di Dio se non si va più avanti e se non si diventa un vero seguace delle orme di Gesù. Risulta pure che possedere ricchezze non è in se stesso di particolare danno. Si tratta piuttosto di vedere: come viene adoperata questa ricchezza? Se siete ricco di beni di questo mondo, farete voi quello che disse Gesù? Siete disposto a privarvi delle vostre ricchezze materiali e seguire la condotta di Gesù, lavorare nell’interesse dei poveri confortando col messaggio del Regno quelli che fanno cordoglio? Oppure vorrete attaccarvi strettamente a ciò che possedete allontanandovi afflitto e di cattivo umore per quello che il Signore ha detto, come fece il giovane diciannove secoli or sono? Questo è egoismo, avidità, cupidigia. (1 Tim. 6:10) Sì, la cosa giusta è la cosa difficile a farsi, e Gesù lo sapeva: “In verità io vi dico che sarà difficile per un ricco entrare nel regno dei cieli. Ancora vi dico: è più facile ad un cammello passare per la cruna di un ago che a un ricco entrare nel regno di Dio”. — Matt. 19:23, 24, NM.
L’apostolo Paolo fu uno di quelli che seguirono il saggio consiglio di Gesù. Egli rinunziò alla sua ricca posizione terrena come Fariseo e occupò il suo tempo, la sua energia e le sue sostanze a nutrire quelli che erano affamati di verità. Il consiglio che diede a Timoteo fu: “Ordina loro di far del bene, d’esser ricchi in buone opere, larghi di mano e generosi, accumulando un prezioso tesoro per loro stessi per il futuro, affin di afferrare la vita che è davvero vita”. — 1 Tim. 6:17-19, TA.
LE BUONE OPERE DI GESÙ E DEGLI APOSTOLI
Un mendico cieco, seduto sul margine della strada, mentre Gesù passava vicino gridò: “Abbi pietà di me”. Che cosa fece allora Gesù? Si avvicinò al povero e gli diede un paio di monete romane per acquistare un tozzo di pane? Niente affatto. Gli fece un dono di molto maggior valore ridandogli la vista! (Mar. 10:46-52; Matt. 20:30-34; Luca 18:35-43) La “carità” di Gesù non era misurata in denaro alle organizzazioni religiose per una dubbia distribuzione. La benignità, la tenera compassione e i munifici doni di Gesù consistettero nel ridare la vista ai ciechi, far camminare gli zoppi, guarire l’orribile infermità della lebbra, aprire gli orecchi ai sordi e perfino ridestare i morti. Ai poveri e ai derelitti egli predicò instancabilmente la buona novella relativa al regno di Dio. — Matt. 11:5; Luca 7:22; 4:18.
Gli apostoli Pietro e Giovanni seguirono lo stesso corso quando s’imbatterono in un povero storpio che chiedeva l’elemosina: “Pietro disse: ‘Argento e oro io non possiedo, ma ciò che ho è quello che ti dò: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, cammina!’ E presolo per la mano destra, lo alzò. Istantaneamente le piante dei suoi piedi e le ossa delle sue caviglie furon rese ferme, e, d’un salto, si rizzò in piedi e cominciò a camminare, ed entrò con loro nel tempio, camminando e saltando e lodando Dio”. — Atti 3:1-8, NM.
BUONE OPERE, NON STROMBAZZATA CARITÀ
La sfarzosa pratica d’oggi di dare onore e lode ai contributori di grosse somme per opere di carità è in diretta opposizione al consiglio di Gesù. “Abbiate cura di non fare le vostre buone opere in pubblico affinché la gente le veda, poiché, se fate così, non otterrete nessuna ricompensa dal Padre vostro che è nel cielo. Perciò, quando stai per fare carità, non far suonare la tromba davanti a te, come fanno gl’ipocriti, nelle sinagoghe e nelle strade, per farsi lodare dalla gente. lo vi dico che questa è tutta la ricompensa che avranno! Ma quando tu fai carità, la tua mano sinistra non deve sapere quello che sta facendo la tua destra, affinché la tua carità sia segreta; e il Padre tuo, che vede ciò ch’è segreto ti ricompenserà”. — Matt. 6:1-4, TA.
Giuda Iscariota, uno di quegli ipocriti che desideravano far mostra della propria generosità, ben rappresentò quelli che oggi criticano i testimoni di Geova perché non costruiscono ospedali, non stabiliscono cucine economiche nei sobborghi. Queste persone simili a Giuda annunziano con grandi squilli di tromba i loro personali doni di misericordia per i poveri. Giuda brontolò perché Maria spargeva il costoso olio profumato sui piedi di Gesù, dicendo che si sarebbe dovuto vendere e darne il denaro ricavato ai poveri. “Egli diceva questo, però, non perché si curasse dei poveri, ma perché era un ladro e tenendo la borsa ne portava via quel denaro che vi si metteva dentro”. (Giov. 12:3-6, NM) Ciò che fece la donna, tuttavia, piacque a Dio in tale occasione più di una semplice donazione ai poveri. Non avendo vero amore, qualsiasi contribuzione Giuda avesse fatto non avrebbe avuto valore. — 1 Cor. 13:3.
Il popolo è stato derubato e percosso e lasciato mezzo morto dagli elementi governanti di questo mondo, come quel “certo uomo” di cui parlò Gesù il quale si imbatté nei ladroni mentre era in viaggio verso Gerico. I religionisti cattolici, protestanti ed ebrei hanno osservato la condizione spirituale di questi poveri ma li hanno evitati, si son tenuti lontano e sono passati oltre lungo la parte opposta della strada. I testimoni di Geova, da parte loro, come buoni Samaritani, sono andati in cerca di questi infermi spiritualmente, menomati e mezzo morti di fame e, quando li hanno trovati, han fasciato le loro ferite, li hanno nutriti ed hanno avuto cura dei loro bisogni. — Luca 10:29-37.
Non è un segreto che molte di queste organizzazioni di “carità” operano frode e truffa. Il Times di New York del 6 settembre 1950, per esempio, recava un resoconto del modo in cui certe “caritatevoli organizzazioni religiose” operanti a Brooklyn, New York, danno ai poveri solo il 15 per cento del denaro che elemosinano dal pubblico. L’altro 85 per cento va per quello che essi chiamano le loro proprie spese. Il fedele popolo di Dio non può permettersi di far doni a tali organizzazioni. Essi devono adoperare quello che hanno per predicare questo evangelo del Regno stabilito a beneficio dei poveri ovunque, com’è comandato. — Matt. 24:14.
Occorre molto tempo, denaro ed energia per eseguire questo comando divino, ma i testimoni di Geova sono felici di adoperare le loro sostanze per seguirlo. Investendo il loro denaro nelle Bibbie e in altra vitale letteratura, essi la recano al popolo a costo di grandi spese personali. Ma questo è veramente un buon investimento a beneficio dei poveri, perché così facendo i testimoni di Geova accumulano tesori nel cielo ed aiutano altri a far lo stesso. Ed esattamente come gli antichi fratelli della Macedonia e dell’Acaia contribuirono con mezzi materiali per soccorrere i loro fratelli bisognosi di Gerusalemme, così fanno i testimoni di Geova. (Rom. 15:25, 26; Gal. 2:10) Tutte queste sono buone opere fatte per amore e onore di Geova Dio.