Siate longanimi verso tutti
“Siate longanimi verso tutti”. — 1 Tess. 5:14.
1. Fra chi si può trovare longanimità, e perché?
FRA tutte le creature della terra, solo l’uomo mostra di avere la divina qualità della longanimità. Perfino fra gli uomini essa è rara. Questo avviene principalmente perché la longanimità è frutto dello spirito di Dio. (Gal. 5:22) Perciò, si può trovare essenzialmente fra coloro in cui opera lo spirito di Dio. L’esercizio di questo frutto è davvero una benedizione, non solo per colui che è longanime, ma anche per i suoi conservi. Coloro che vivono oggi in questo impaziente, egoistico mondo hanno bisogno d’essere più longanimi gli uni verso gli altri.
2. (a) Quali fatti mettono in risalto la scarsità di questa qualità sulla terra? (b) Che cosa rende desiderabile la longanimità?
2 Quando teniamo presente che la longanimità è sopportazione di cattivo trattamento senza irritarsi o rendere la pariglia, senza mormorare o lamentarsi, e che ha in vista come suo altruistico fine la salvezza del genere umano, siamo subito sgomenti per la scarsità di questa divina qualità fra il genere umano, e siamo anche impressionati dal grande bisogno d’essa. Il bisogno diviene ancora più evidente quando ci rendiamo conto che tutto il genere umano è stato concepito nel peccato e nasce in un mondo lontano da Dio e immerso nella corruzione. (Sal. 51:5; 1 Giov. 5:19) La stessa sopravvivenza quotidiana richiede una certa quantità di longanimità, tolleranza di minori offese e ingiustizie. Le persone consce delle loro manchevolezze personali sono eternamente grate di qualsiasi tolleranza sia loro mostrata. Effettivamente sperano nei teneri affetti, nella simpatia e nella compassione altrui. Il non ricevere misericordia e comprensione può gettare e spesso getta gli uomini in grande abbattimento. Molti sono stati sopraffatti dai gravosi pensieri della loro propria indegnità. La pratica della longanimità alleggerisce dunque i loro pensieri, dà loro, per così dire, nuove prospettive di vita. La longanimità diviene per loro una preziosa benedizione, una qualità che rende la vita più tollerabile e possibile per tutti. È la via più eccellente dell’amore, poiché “l’amore è longanime”. — 1 Cor. 12:31; 13:4.
3. Quali altri fattori inerenti alla longanimità si devono tenere presenti?
3 Il servitore di Dio è invitato non solo a essere longanime verso le ingiustizie altrui, ma è tenuto a farlo con la giusta disposizione mentale, cioè senza lamentarsene. La sua sopportazione dev’essere in imitazione di Dio e di Gesù Cristo. Geova non serba rancori né nutre malevolenza o risentimento contro i suoi oppositori. È questa qualità della longanimità che ha merito. Gesù disse: “Voi dovete dunque esser perfetti, come è perfetto il vostro Padre celeste”. — Matt. 5:48.
4. Che cosa aiuta i cristiani a sopportare la sofferenza, e come lo indicano le Scritture?
4 Oltre al meraviglioso esempio di longanimità di Geova, il cristiano ha anche ulteriori incentivi che lo aiutano a sopportare nella sofferenza. Egli ne ha bisogno, poiché la sofferenza non è mai facile. Gesù Cristo nel suo famoso Sermone del Monte toccò in breve quali sono, allorché disse: “Felici quelli che sono stati perseguitati a causa della giustizia, poiché a loro appartiene il regno dei cieli. Felici voi, quando vi biasimeranno e vi perseguiteranno per amor mio e mentendo diranno contro di voi ogni sorta di malvagità. Rallegratevi e saltate per la gioia, poiché la vostra ricompensa è grande nei cieli”. (Matt. 5:10-12) Sì, Gesù richiamò l’attenzione sulla ricompensa del sopportare il male. E quando paragoniamo la sofferenza sopportata alla ricchezza del regno e della vita eterna, è davvero piccola cosa soffrire a causa della giustizia! Infatti, abbiamo ogni ragione di rallegrarci e saltare per la gioia, se solo crediamo alle promesse di Dio. “Fratelli”, disse il discepolo Giacomo, fratello di nostro Signore Gesù Cristo, “prendete a modello di sofferenza del male e di esercizio della pazienza i profeti, che parlarono nel nome di Geova. Ecco, noi dichiariamo felici quelli che hanno perseverato. Voi avete udito della perseveranza di Giobbe e avete visto il risultato che Geova diede, che Geova è molto tenero in affetto e misericordioso. Felice l’uomo che continua a sopportare la prova; perché, essendo approvato, riceverà la corona della vita, che Geova ha promessa a quelli che continuano ad amarlo”. (Giac. 5:10, 11; 1:12) Quando siete nella prova perché fate il bene, credete alle promesse di Dio e risulterà gioia dalla vostra longanimità.
5, 6. (a) Che cosa ebbe a dire l’apostolo Paolo ai Colossesi circa la sofferenza? (b) In che modo la sofferenza si può definire un privilegio e un dono?
5 Anche l’apostolo Paolo commenta questo punto di rallegrarsi durante le prove e la sofferenza. Nella sua lettera ai Colossesi, egli dice: “[Siate] longanimi con gioia, ringraziando il Padre che vi ha messi in grado di partecipare all’eredità dei santi”. (Col. 1:10-12) La sopportazione cristiana o longanimità dev’esser con gioia. Ciò avverrà se considereremo tale sofferenza un privilegio e comprenderemo che la perseveranza reca approvazione e l’approvazione la corona della vita.
6 La sofferenza un privilegio? Sì! Infatti, è un dono soffrire a favore di Cristo. Notate come l’apostolo Paolo menziona questo punto nella sua lettera ai Filippesi. Egli dice: “Perché a voi è stato dato il privilegio a favore di Cristo non solo di riporre la vostra fede in lui, ma anche di soffrire in suo favore”. (Filip. 1:29) Nessuno che abbia fede negherà che credere in Cristo è un prezioso privilegio, ma Paolo fa un passo più avanti. Egli ci informa che soffrire a favore di Cristo non è minor privilegio e dono, poiché una cosa data è un dono. E fino a un certo punto, “tutti quelli che desiderano vivere in santa devozione riguardo a Cristo Gesù saranno . . . perseguitati”. (2 Tim. 3:12) Riconoscendo questo fatto saremo aiutati a capire perché è necessario essere longanimi verso tutti.
7. Qual è stata l’esperienza di Paolo rispetto alla sofferenza, e perché egli poté raccomandare ad altri la condotta della longanimità?
7 L’apostolo Paolo non solo scrisse in merito alla sofferenza e all’essere longanimi, ma egli stesso aveva sofferto molto. Nella sua seconda lettera ai Corinti (2 Cor. 11:23-29), egli narra alcune delle cose che sopportò a favore di Cristo. Fu imprigionato molte volte, percosso quasi fino alla morte; cinque volte fu sferzato con trentanove colpi. Fu lapidato, fece naufragio tre volte. Conobbe la fame, notti insonni e pericoli. Eppure supplica i suoi fratelli cristiani d’essere longanimi verso tutti. Egli poté far questo perché conosceva la contesa che implicava l’integrità cristiana e perché era convinto del glorioso premio di vita che Dio avrebbe dato a quelli che perseveravano. Un altro fattore che rafforzò Paolo fu la sua convinzione che nulla poteva accadere al cristiano se Geova non lo permetteva. E se Dio lasciava che accadesse, come servitore di Dio egli avrebbe provato diletto nel servizio, indipendentemente dal prezzo. — 2 Cor. 6:3-10; 2 Tim. 4:6-8.
ESEMPI DI SOFFERENZA
8. Che cosa permise a Giuseppe d’essere longanime verso i suoi persecutori?
8 È sorprendente vedere che questo fatto della volontà di Dio nella sofferenza è messo ripetutamente in risalto da fedeli servitori di Dio. Prendete, per esempio, Giuseppe, il figlio di Giacobbe. Egli fu venduto dai suoi fratelli e portato in Egitto, ma non si adirò con loro. Fu falsamente accusato e imprigionato; tuttavia non si amareggiò. Quando dopo molti anni incontrò i suoi fratelli e si rivelò loro, che cosa disse? “Io sono Giuseppe, vostro fratello, che voi avete venduto agli Egiziani. Ma ora non vi addolorate e non vi irritate perché mi avete venduto quaggiù, Dio infatti mi ha mandato qui prima di voi per un’opera di salvezza”. (Gen. 45:4, 5, Ga) Giuseppe vide la guida della mano di Dio in tutto ciò che avvenne. Questo lo aiutò ad essere longanime verso tutti quelli che gli fecero del male.
9. Come rispose il re Davide all’ingiuria, e perché?
9 In un’occasione il re Davide fu ingiuriato da un bestemmiatore di nome Simei. Questo figlio di Ghera lanciò sassi a Davide e gridò: “Esci, esci, uomo sanguinario, malvagio!” Abisai, servo di Davide, voleva farlo uccidere. Ma Davide disse: “Lasciatelo maledire, perché Jahve glielo ha ordinato”. (2 Sam. 16:5-13, Ga) Davide sopportò l’umiliazione come se fosse stata volontà di Dio. Non molti uomini in posizioni di potere avrebbero fatto ciò che fece Davide. Ma Davide desiderò piacere a Geova e non a se stesso. Questo lo aiutò ad essere longanime.
10. Quale fatto mise in risalto Gesù a Ponzio Pilato, e come lo aiutò questo a essere longanime?
10 Quando Gesù Cristo veniva deriso, frustato e una turba infuriata gridava per la sua vita, il governatore Ponzio Pilato chiese a Gesù con curiosità: “Di dove sei?” Ma Gesù non gli diede risposta. Quindi Pilato gli disse: “Non mi parli? Non sai che ho autorità di liberarti e ho autorità di metterti al palo?” Gesù gli disse ciò che sa ogni servitore di Dio che ha sofferto: “Tu non avresti contro di me nessuna autorità se non ti fosse stata concessa dall’alto”. (Giov. 19:1-11) Gesù riconobbe la volontà di Dio in ciò che avveniva. Se ciò significava sofferenza, egli avrebbe sofferto e lietamente. — Sal. 40:8; Ebr. 10:5-10.
11. Quale spirito vediamo nei seguaci di Gesù? Fate esempi.
11 Vediamo la stessa mente e lo stesso spirito nei seguaci di Gesù Cristo fino al nostro giorno. Quando Pietro e gli altri apostoli di Gesù furono fustigati perché rappresentavano Cristo, si rallegrarono “perché erano stati ritenuti degni d’esser disonorati a favore del suo nome”. (Atti 5:41) Quando Paolo e Sila furono gettati in prigione dopo che erano state inflitte loro molte vergate, cantarono cantici di lode a Dio. (Atti 16:22-25) La storia è piena di esempi di cristiani che cantarono mentre venivano gettati ai leoni e bruciati sul rogo. Moderni racconti di cristiani testimoni di Geova dicono che hanno affrontato intrepidamente la ghigliottina, le camere a gas, plotoni d’esecuzione, campi di concentramento, prigioni, miniere di sale e altro ancora. Nella loro mente e nel loro cuore è stata impressa la contesa dell’integrità a Dio. Essi sanno perché soffrono. E sanno pure quali sono le gloriose promesse per la fedeltà, che permettono loro di rallegrarsi nella sofferenza. — Giov. 15:18-21.
COLTIVIAMO IL FRUTTO DELLA LONGANIMITÀ
12. Come possiamo sviluppare nella nostra vita la longanimità? Dite quattro esigenze fondamentali per ottenere lo spirito di Dio.
12 Come possiamo avere questo stesso apprezzamento della volontà di Dio? Come possiamo coltivare la longanimità nella nostra vita? La longanimità è frutto dello spirito di Dio. Perciò, per avere questa qualità abbiamo bisogno dello spirito di Dio. Dobbiamo fare primariamente quattro cose per ottenerlo. (1) Dobbiamo studiare la Parola di Dio, la Bibbia, che è ripiena di spirito. (2 Tim. 3:16, 17; Ebr. 4:12) Applicandone i princìpi nella nostra vita lo spirito di Dio si manifesterà per noi in un nuovo modo di vivere. Apprezzeremo allora la nostra relazione con Geova nostro Creatore e la contesa dell’integrità a Dio, che ci coinvolge. (Giobbe 1, 2, capitoli primo e secondo) (2) Dobbiamo quindi associarci a quelli che si interessano di compiere la volontà di Dio. Tale associazione ci stimolerà alla fedeltà. Ci aiuterà a divenire “operatori della parola, e non solo uditori”. (Giac. 1:22) (3) Anche la preghiera è essenziale per ottenere e conservare lo spirito di Dio. Perciò, dobbiamo imparare a pregare Geova e a essere “costanti nella preghiera”. (Rom. 12:12; 1 Tess. 5:17) Il popolo di Geova sa che “la supplicazione del giusto, quando opera, ha molta forza”. (Giac. 5:16) E (4), oltre a tutto ciò, c’è il quotidiano bisogno di praticare le buone cose imparate dalla Bibbia. Dobbiamo praticare la longanimità verso tutti. (Filip. 4:9) Se applicheremo questo consiglio, riceveremo lo spirito di Geova e le benedizioni che esso reca.
MANIFESTIAMO LONGANIMITÀ VERSO TUTTI
13, 14. Che cosa sono ammoniti di fare i cristiani? Quali esempi abbiamo da seguire? Come sarà questo d’aiuto?
13 I cristiani sono ammoniti d’essere “longanimi verso tutti”, in effetti di ‘rivestirsi di longanimità’, di ‘camminare in modo degno della chiamata con la quale furono chiamati, con completa modestia di mente e mitezza, con longanimità, sopportandosi gli uni gli altri nell’amore, cercando d’osservare premurosamente l’unità dello spirito nell’unificante vincolo della pace’. (1 Tess. 5:14; Col. 3:12-14; Efes. 4:1-3; 1 Cor. 13:4) Come possiamo meglio far questo?
14 Gesù Cristo è il nostro esempio. E poiché egli venne nel mondo per salvare i peccatori, faremmo bene a dare ascolto al suo esempio. Egli ci lasciò un modello della sua longanimità in Saulo di Tarso. Saulo fu per propria ammissione bestemmiatore, persecutore di cristiani, uomo insolente, che approvò l’assassinio del cristiano Stefano. Tuttavia Cristo volse giù la sua attenzione e ne fece uno speciale rappresentante cristiano, un apostolo, che oggi conosciamo come l’apostolo Paolo. A Timoteo, Paolo disse: “La ragione per cui mi fu mostrata misericordia fu affinché per mezzo di me quale caso principale Cristo Gesù dimostrasse tutta la sua longanimità a modello di coloro che riporranno la loro fede in lui per la vita eterna”. (1 Tim. 1:12-16) Questa dimostrazione di longanimità di Cristo sia il nostro modello quando ci chiediamo quanto dovremmo essere longanimi gli uni verso gli altri. — Matt. 6:14, 15; 18:21, 22; Sal. 103:13, 14.
15, 16. (a) Perché la longanimità è necessaria nella cerchia familiare? (b) Come si può applicare la longanimità rispetto a mariti e mogli? (c) Quale esempio abbiamo per mostrare che la longanimità è utile?
15 Viviamo in tempi critici, difficili, dov’è costantemente richiesta la qualità della longanimità. (2 Tim. 3:1-5) Nella cerchia familiare, per esempio, se non si mostrano pazienza e tolleranza, la famiglia sarà privata della sua gioia. Non prospererà. La longanimità è come olio calmante su irritazioni infiammate. Il suo fine è l’unità e la felicità. L’apostolo Pietro ci dà qualche ragionevole consiglio a questo proposito. Egli suggerisce alle mogli di essere sottoposte ai loro mariti, “affinché, se alcuni non sono ubbidienti alla parola, siano guadagnati senza parola dalla condotta delle loro mogli, essendo stati testimoni oculari della vostra condotta casta insieme a profondo rispetto. . . . il vostro ornamento . . . sia la persona segreta del cuore nella veste incorruttibile dello spirito quieto e mite, che è di grande valore agli occhi di Dio”. Quindi ai mariti egli dice: “Voi, mariti, continuate a dimorare in maniera simile con loro [le mogli] secondo conoscenza, assegnando loro onore come a un vaso più debole, il femminile, giacché siete anche eredi con loro dell’immeritato favore della vita, onde le vostre preghiere non siano impedite”. (1 Piet. 3:1-7) L’apostolo chiede ai coniugi di considerare prima l’aspetto spirituale della loro vita, di essere longanimi verso le manchevolezze gli uni degli altri in vista della salvezza, non solo di se stessi, ma anche del loro coniuge.
16 La longanimità non è mai la via facile. È speranza che aspetta il suo tempo. È preghiera che serve in vista dell’esaudimento. Alcune mogli hanno subìto abusi dai loro mariti increduli per dieci, dodici, sedici e più anni, per vedere infine venire i loro mariti nella via della vita. Anche i mariti hanno fatto altrettanto. Un marito scrive: “Per dodici anni fui il peggior nemico di mia moglie . . . perché aveva accettato la verità”. Egli dice che la percosse, si ubriacò per dispetto e fu così meschino quanto era possibile esserlo. “Passarono così dodici anni nella mia selvaggia lotta contro la verità e contro mia moglie e mio figlio”, egli dice. “Qualche tempo fa mi sedetti a ripensare ai passati dodici anni della mia vita. Questo esame mi annientò. Vidi quanto ero stato orribilmente meschino verso mia moglie, mentre ella aveva sopportato tutto con umiltà. . . . Più io ero crudele, più ella mi mostrava amore e misericordia. Sì, solo ora vedo tutto questo . . . Due settimane fa ho simboleggiato la mia dedicazione al solo vero Dio Geova con l’immersione in acqua, a quel Dio che, durante il tempo della mia pazzia, guidò mia moglie e mio figlio in modo così meraviglioso”. Una grande ricompensa ricevuta dopo dodici anni di longanimità. Possa questa lettera essere d’incoraggiamento per voi affinché siate longanimi verso membri increduli della vostra famiglia.
17. (a) Come e perché si dovrebbe applicare la longanimità verso i figli? (b) Come possono i figli essere longanimi? (c) Quale consiglio dovrebbero seguire sia genitori che figli?
17 La qualità della longanimità si dovrebbe anche usare verso i fanciulli nella famiglia. Se il comportamento degli adulti non è sempre angelico, questo dovrebbe aiutare i genitori a capire che neppure i loro figli saranno sempre cosiddetti “angeli”. Spesso i bambini rispecchiano nella condotta l’eredità del peccato. Perciò, hanno diritto alla stessa pazienza che ci aspettiamo dagli altri a causa dei nostri difetti ereditati. Anche i figli, con il loro vivido senso di giustizia e aspettativa di maturità degli adulti, dovrebbero capire che neanche i loro genitori sono perfetti. Per cui c’è bisogno che i figli siano longanimi verso i genitori. Questo si può fare meglio se tanto genitori che figli adempiono il comando scritturale di Efesini 6:1-4, che dice: “Figli, siate ubbidienti ai vostri genitori unitamente al Signore, poiché questo è giusto: ‘Onora tuo padre e tua madre’; il quale è il primo comando con la promessa: ‘Affinché ti venga bene e duri a lungo sulla terra’. E voi, padri, non irritate i vostri figli, ma continuate ad allevarli nella disciplina e nell’autorevole consiglio di Geova”. La longanimità da parte sia dei genitori che del figlio renderà possibile l’adempimento di questo comando, per la benedizione di entrambi e alla gloria di Dio.
18. Perché i cristiani dovrebbero essere longanimi verso i parenti del mondo?
18 La cerchia familiare richiama alla mente i parenti mondani. Anche qui si può praticare la pazienza. La benignità cristiana è disarmante. Dà a quelli del mondo un’eccellente impressione. I parenti increduli vedono che il nostro cristianesimo non è solo parole, ma in realtà un piacevole modo di vivere. Questo può incoraggiarli un giorno a divenire anche loro cristiani testimoni di Geova. Dobbiamo essere longanimi a tal fine.
LONGANIMITÀ NELLA CONGREGAZIONE
19. In quali modi i sorveglianti dovrebbero essere longanimi verso quelli nella congregazione?
19 Un altro luogo dove si può applicare la longanimità è la congregazione cristiana. Il sorvegliante dev’essere longanime verso tutti nella congregazione, sia che si tratti di nuovi venuti o che siano nella congregazione da molti anni. Può consigliare, ma non deve mai intimorire o mostrare impazienza. Il sorvegliante deve sopportare le debolezze degli abituali ritardatari nella speranza che migliorino. Porta il peso degli inattivi col vivo desiderio che divengano attivi. È tollerante quando i suoi assistenti non assolvono le loro responsabilità nel modo che dovrebbero. Quando alcuni procrastinano, quando la partecipazione alle adunanze è scarsa, quando i genitori sono indifferenti e i bambini si comportano male, il sorvegliante deve mostrare pazienza, longanimità. Egli è longanime nella speranza che tutti quelli che gli sono affidati possano un giorno apprezzare pienamente il ministero cristiano, abbracciarlo con tutta l’anima come modo di vivere e vivano. — Col. 3:23.
20. In quali occasioni gli assistenti servitori di ministero troveranno necessario essere longanimi?
20 Anche gli assistenti servitori di ministero devono esercitare longanimità nella congregazione. Devono tollerare quando il sorvegliante può apparire a volte un po’ esigente, quando i loro fratelli cristiani non assolvono i loro privilegi nel modo dovuto. Per esempio, il servitore della scuola di ministero dev’essere longanime quando quelli che sono in programma non si presentano per fare la loro parte; il servitore contabile deve sopportare quando le contribuzioni vengono lentamente; il servitore della letteratura è paziente quando le ordinazioni di letteratura non vengono prese, e i conduttori dei centri di servizio sono longanimi quando c’è poca o nessuna partecipazione al servizio, quando le lezioni non vengono studiate, quando pochi si presentano per aiutarlo a pulire la Sala del Regno. C’è bisogno che i servitori siano longanimi verso tutti.
21. Perché e come missionari e ministri nelle Betel praticano la longanimità?
21 Anche i missionari nelle assegnazioni all’estero e i ministri nelle case Betel, dove si stampano Bibbie e pubblicazioni bibliche, devono praticare la longanimità. In alcuni territori per missionari le persone vanno piano a rispondere alla buona notizia inerente all’istituito regno di Dio. Il missionario deve sopportare. Dev’essere paziente con se stesso per imparare una nuova lingua, quando si adatta a un modo di vivere interamente nuovo. Nelle case Betel i ministri vivono spesso in gran numero e in alloggi relativamente vicini, il che a volte può essere difficile. Si devono sopportare e trascurare le manchevolezze del prossimo. Programmi e abitudini richiedono cambiamenti, disciplina. Ma i ministri sopportano rivestendosi di amore e del suo frutto, la longanimità. — Col. 3:12-14.
22. In quali altre occasioni servitori e membri della congregazione troveranno necessario praticare la longanimità? Come si deve portare questo peso?
22 Quando i ministri vengono meno, grava invariabilmente sulla congregazione un pesante carico. Coloro ai quali è imposto un periodo di prova per cattiva condotta o per altre mancanze gettano gravi pesi sul corpo dei servitori. Questi si devono portare con amore. (Rom. 15:1-6) Le persone disassociate causano grande avversità e dolore non solo ai membri della congregazione ma spesso a membri della propria famiglia. Eppure tale biasimo si deve sopportare con lo spirito di Cristo.
LONGANIMITÀ VERSO TUTTI GLI ESTRANEI
23. (a) Perché i cristiani troveranno necessario essere longanimi verso altri fuori della congregazione cristiana, e come si dovrebbe sopportare questa sofferenza? (b) In che modo genitori e figli cristiani hanno dimostrato longanimità? (c) In che modo testimoni di Geova hanno manifestato longanimità nel ministero di campo, ed è essa passata inosservata? (d) Quale veduta hanno i cristiani della sofferenza, e perché?
23 Oggi vi sono enormi pesi da portare a favore di Cristo. A motivo delle circostanze molti cristiani sono costretti a lavorare in mezzo a persone del mondo che usano linguaggio scurrile, che mentono, ingannano, rubano e fanno ogni immaginabile cosa indecente. Tuttavia il cristiano deve sopportar questo senza esserne contaminato. (Giov. 17:15-19; 1 Cor. 5:9–6:11) Maltrattamento dovuto a razza, odii religiosi, pregiudizi nazionali, il cristiano deve sopportare tutto. Da quanto tempo i ministri di Geova soffrono per il male tramato mediante la legge! Da quanto tempo sopportano gli odii di dittatori in Russia, Spagna, Portogallo e in altri luoghi della terra! Da quanto tempo i genitori cristiani e i loro figli soffrono per le ingiurie di patrioti superficiali che ignorano la legge di Dio che proibisce l’idolatria! Da quanto tempo i cristiani sopportano gli insulti, le sgarberie e le porte sbattute in faccia mentre compiono il loro ministero di casa in casa! Hanno mostrato pazienza quasi divina nella loro attività di visite ulteriori e studi biblici a domicilio. Tuttavia si rallegrano! E la loro perseveranza non è passata inosservata. Una pubblicazione cattolica romana ha dichiarato di recente che una caratteristica dei testimoni di Geova che le piaceva era la “prontezza a subire scherni e ingiurie per le loro credenze”. I cristiani sono spettacoli davanti a uomini e angeli. Come atleti impazienti, non si accontentano di sedere in disparte, ma si rallegrano quando vien data loro l’opportunità di mettersi alla prova. Poiché quale atleta non soffre nel prepararsi e nello sforzarsi per ottenere una vittoria o il premio? Ricevere l’opportunità di competere è spesso considerato davvero un raro onore e privilegio, malgrado quel che costa. Così si sentono i cristiani riguardo al perseguire il premio della vita eterna. I loro fratelli li incitano e calcolano felici quelli che hanno perseverato. “Se siete biasimati per il nome di Cristo”, disse l’apostolo Pietro, “felici voi, perché lo spirito della gloria, lo spirito di Dio, riposa su di voi”. (1 Piet. 4:14, 16; 2:20) Con lo spirito di Geova che riposa su di loro, essi sopportano a lungo la sofferenza con gioia.
24. In quali modi la longanimità cristiana è incomparabile, e qual è la sua ricompensa?
24 La longanimità cristiana è perciò davvero incomparabile. Promuove pace e unità. Spalanca la porta al pentimento. Nutrisce l’ubbidienza e rende più ferma la fede. Geova è glorificato per mezzo di essa, la sua organizzazione progredisce e il suo popolo è reso felice. Per mezzo della longanimità il cristiano assicura a sé e ad altri il premio — il solo premio per cui valga la pena soffrire — il premio della vita eterna. Quale maggiore incentivo potrebbe esservi a essere longanimi verso tutti?