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Romani — Approfondimenti al capitolo 8Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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adozione come figli Lett. “assunzione a figlio”, “accettazione come figlio”. In greco huiothesìa. Il concetto di “adozione” era ben noto nel mondo classico. Molto spesso non venivano adottati dei bambini, ma dei ragazzi o dei giovani adulti. È noto che alcuni padroni liberarono degli schiavi per poterli adottare legalmente. L’imperatore romano Augusto era stato adottato da Giulio Cesare. Paolo ricorre alla metafora dell’adozione per descrivere la nuova condizione di coloro che vengono chiamati ed eletti da Dio. Tutti i discendenti dell’imperfetto Adamo erano schiavi del peccato, per cui non potevano essere considerati figli di Dio. Ma, grazie al sacrificio di riscatto di Gesù, Geova può liberarli dalla schiavitù del peccato e adottarli come figli, così che possano diventare eredi insieme a Cristo (Ro 8:14-17; Gal 4:1-7). Per sottolineare il cambiamento nella relazione che hanno con Dio, Paolo dice che questi figli che sono stati adottati gridano: “Abba, Padre!” Si tratta di un appellativo affettuoso che uno schiavo non avrebbe mai usato nei confronti del padrone. (Vedi l’approfondimento Abba in questo versetto.) È Geova a decidere chi sono coloro che vuole adottare come figli (Ef 1:5). Li riconosce come figli sin dal momento in cui li unge con il suo spirito (Gv 1:12, 13; 1Gv 3:1). Loro, però, devono dimostrarsi fedeli durante la loro vita terrena se vogliono vedere realizzato il privilegio di essere risuscitati alla vita in cielo come eredi insieme a Cristo (Ri 20:6; 21:7). Ecco perché Paolo dice che attendono “con impazienza l’adozione come figli, la liberazione per riscatto dal [...] corpo” (Ro 8:23).
Abba Il termine greco abbà è la traslitterazione di una parola ebraica o aramaica che ricorre tre volte nelle Scritture Greche Cristiane. Letteralmente significa “il padre” o, usato come vocativo, “Padre!” Era un appellativo affettuoso usato da un figlio nei confronti dell’amato padre. (Vedi approfondimento a Mr 14:36.) Sia qui che in Gal 4:6, Paolo usa questo termine in relazione a cristiani generati dallo spirito quali figli di Dio. Essendo stati adottati quali figli di Dio, possono ora rivolgersi a Geova con un appellativo che uno schiavo non avrebbe mai potuto usare nei confronti del padrone a meno che non fosse stato adottato. Quindi, pur essendo “schiavi di Dio” “comprati a caro prezzo”, sono anche figli nella casa di un Padre amorevole. E lo spirito santo li rende chiaramente consapevoli della loro condizione (Ro 6:22; 1Co 7:23).
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