Trinità
Definizione: Dottrina fondamentale delle religioni della cristianità. Secondo il Simbolo Atanasiano, ci sono tre Persone divine (il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo), ciascuna delle quali sarebbe eterna e onnipotente, né maggiore né minore delle altre; ciascuna d’esse sarebbe Dio, e tuttavia non formerebbero che un solo Dio. Altre formulazioni del dogma sottolineano che queste tre “Persone” non sono entità separate e distinte, bensì tre manifestazioni dell’essenza divina. Perciò alcuni sostenitori della Trinità dicono di credere che Gesù Cristo sia Dio, o che Gesù e lo Spirito Santo siano Geova. Insegnamento non biblico.
Come è nata la dottrina della Trinità?
The New Encyclopædia Britannica (1976) dice: “Né la parola Trinità, né l’esplicita dottrina in quanto tale, compare nel Nuovo Testamento, e neppure Gesù e i suoi seguaci intendevano contraddire lo Shema del Vecchio Testamento: ‘Ascolta, o Israele: Il Signore nostro Dio è un unico Signore’ (Deut. 6:4). . . . La dottrina si sviluppò a poco a poco nel corso di diversi secoli e attraverso molte dispute. . . . entro la fine del IV secolo . . . la dottrina della Trinità assunse sostanzialmente la forma che ha poi sempre conservato”. — Micropædia, Vol. X, p. 126.
Un’enciclopedia cattolica afferma: “Prima della fine del IV secolo la formula ‘un Dio in tre persone’ non era solidamente attestata, e certo non era stata completamente assimilata dalla vita cristiana e dalla sua professione di fede. Ma è esattamente questa formulazione che vanta per prima il titolo di dogma trinitario. Fra i Padri Apostolici, non c’è stato nulla che si avvicinasse sia pure remotamente a una tale mentalità o veduta”. — New Catholic Encyclopedia (1967), Vol. XIV, p. 299.
Nell’Encyclopedia Americana (1956) si legge: “Il cristianesimo è derivato dal giudaismo e il giudaismo era rigidamente unitariano [credeva cioè che Dio è una persona sola]. La strada che portò da Gerusalemme a Nicea può difficilmente dirsi diritta. Il trinitarismo del IV secolo non rispecchiava accuratamente il primitivo insegnamento cristiano circa la natura di Dio; al contrario, rappresentava una deviazione da tale insegnamento”. — Vol. XXVII, p. 294L.
Secondo il Nouveau Dictionnaire Universel, “la trinità platonica, di per sé solo una ristrutturazione di trinità precedenti che risalivano a popoli più antichi, sembra essere la razionale e filosofica trinità di attributi che diede origine alle tre ipostasi o persone divine che le chiese cristiane hanno insegnato. . . . Questa concezione della trinità divina che il filosofo greco [Platone, IV secolo a.E.V.] aveva . . . si può rintracciare in tutte le antiche religioni [pagane]”. — A cura di M. Lachâtre, Parigi, 1865-1870, Vol. 2, p. 1467.
Nel suo Dizionario Biblico il gesuita John L. McKenzie dice: “La trinità delle persone all’interno dell’unità di natura è definita in termini di ‘persona’ e ‘natura’, che sono termini filosofici greci; essi infatti non appaiono nella Bibbia. Le definizioni trinitarie sorsero come risultato di lunghe controversie nelle quali questi termini, e altri come ‘essenza’ e ‘sostanza’, furono erroneamente applicati a Dio da alcuni teologi”. — Cittadella Editrice, 1973, trad. di Filippo Gentiloni Silveri, p. 1009.
Sebbene, come ammettono i sostenitori della Trinità, nella Bibbia non si trovino né la parola “Trinità” né una formulazione del dogma trinitario, vi si trovano almeno i concetti che formano il dogma?
Insegna la Bibbia che lo “Spirito Santo” sia una persona?
Può sembrare che alcuni particolari versetti che menzionano lo spirito santo indichino personalità. Ad esempio lo spirito santo è definito un soccorritore (greco, paràkletos; “Consolatore”, CEI, VR) che ‘insegna’, ‘rende testimonianza’, ‘parla’ e ‘ode’. (Giov. 14:16, 17, 26; 15:26; 16:13) Ma altri versetti dicono che delle persone erano ‘piene’ di spirito santo, e che alcuni furono ‘battezzati’ con esso o ‘unti’ con esso. (Luca 1:41; Matt. 3:11; Atti 10:38) Questi ultimi accenni allo spirito santo non si adattano certo a una persona. Per comprendere ciò che insegna la Bibbia nel suo insieme, si deve tener conto di tutti questi versetti. Qual è la conclusione ragionevole? Che i primi versetti qui citati ricorrono a una figura di linguaggio, personificando lo spirito santo di Dio, la sua forza attiva, così come la Bibbia personifica la sapienza, il peccato, la morte, l’acqua e il sangue. (Vedi anche le pagine 369, 370, alla voce “Spirito”).
Le Sacre Scritture ci rivelano il nome personale del Padre, Geova. Ci dicono che il Figlio si chiama Gesù Cristo. Ma in nessun punto delle Scritture troviamo un nome personale riferito allo spirito santo.
Atti 7:55, 56 narra che Stefano ebbe una visione del cielo in cui vide “Gesù in piedi alla destra di Dio”. Ma non disse di aver visto lo spirito santo. (Vedi anche Rivelazione 7:10; 22:1, 3).
Un’enciclopedia cattolica ammette: “La maggioranza dei brani neotestamentari ci parlano dello spirito di Dio come di qualcosa, non come di qualcuno; lo si nota in particolare nel parallelismo fra lo spirito e la potenza di Dio”. (New Catholic Encyclopedia, 1967, Vol. XIII, p. 575) Vi si legge pure che “gli apologisti [scrittori cristiani del II secolo] parlavano con troppa esitazione dello Spirito; anticipando un po’ i tempi, si potrebbe dire in modo troppo impersonale”. — Vol. XIV, p. 296.
È d’accordo la Bibbia con quelli che insegnano che il Padre e il Figlio non sono persone separate e distinte?
Matt. 26:39, VR: “Andato un poco innanzi, [Gesù Cristo] si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi”. (Se il Padre e il Figlio non fossero stati persone distinte, questa preghiera non avrebbe avuto senso. Gesù avrebbe rivolto la preghiera a se stesso, e la sua volontà sarebbe stata necessariamente la volontà del Padre).
Giov. 8:17, 18, VR: “[Gesù rispose ai farisei ebrei:] Nella vostra legge è scritto che la testimonianza di due uomini è verace. Or son io a testimoniar di me stesso, e il Padre che mi ha mandato testimonia pur di me”. (Perciò Gesù parlò esplicitamente di sé come di una persona separata e distinta dal Padre).
Vedi anche pagina 161, alla voce “Geova”.
Insegna la Bibbia che tutti i componenti della Trinità siano eterni, senza principio?
Col. 1:15, 16, Con: “[Gesù Cristo] è immagine del Dio invisibile, primogenito di ogni creazione, poiché in lui fu creato tutto nei cieli e sulla terra”. In che senso Gesù Cristo è “primogenito di ogni creazione”? (1) I fautori della Trinità sostengono che qui “primogenito” ha il senso di principale, preminente, più insigne; spiegano quindi che Cristo non fa parte della creazione, ma è più insigne rispetto alle creature e distinto da esse. Se così fosse, e se la dottrina della Trinità fosse vera, perché non è detto che anche il Padre e lo spirito santo sono primogeniti di ogni creazione? La Bibbia invece applica questa espressione solo al Figlio. Secondo il normale significato di “primogenito”, l’espressione indica che Gesù è il maggiore dei figli che formano la famiglia di Geova. (2) Prima di Colossesi 1:15, l’espressione ‘primogenito di’ ricorre nella Bibbia più di 30 volte, e quando è riferita a creature viventi ha sempre il medesimo significato: il primogenito appartiene al gruppo. “Il primogenito d’Israele” è uno dei figli d’Israele; “il primogenito di Faraone” è uno dei familiari di Faraone; “il primogenito di bestia” è anch’esso un animale. Perché alcuni dovrebbero quindi attribuire all’espressione un significato diverso in Colossesi 1:15? È per l’uso che ne fa la Bibbia o perché credono già in una certa dottrina e cercano di trovarne le prove? (3) Colossesi 1:16, 17 (Con) esclude forse Gesù dalla categoria delle creature quando dice che “in lui fu creato tutto . . . tutto per mezzo suo e in vista di lui è stato creato”? Qui la parola greca tradotta “tutto” è pànta, forma declinata di pas. In Luca 13:2, Con, Mar, Na, NVB e VR82 lo traducono “tutti gli altri”. (Vedi anche Luca 21:29 in Ga, Mar, e NVB; Filippesi 2:21 in Con, Mar, PIB). In armonia con tutto ciò che la Bibbia dice riguardo al Figlio, NM attribuisce a pànta lo stesso significato in Colossesi 1:16, 17, traducendolo così: “Per mezzo di lui tutte le altre cose furono create . . . Tutte le altre cose sono state create per mezzo di lui e per lui”. Viene così indicato che anch’egli è un essere creato, parte della creazione di Dio.
Apoc. [Riv.] 1:1; 3:14, Con: “Rivelazione di Gesù Cristo, che gli diede Dio . . . ‘All’angelo della Chiesa di Laodicea scrivi: “Questo dice l’Amen, il testimone fedele e verace, il principio [greco, archè] della creazione di Dio”’”. (CEI, NM, VR e altre traducono in modo analogo). È corretta questa traduzione? Secondo alcuni il versetto vorrebbe dire che il Figlio fu ‘il principiatore della creazione di Dio’, la sua ‘causa prima’. Ma il Vocabolario greco-italiano di L. Rocci (ed. Dante Alighieri, 1976, p. 273) dà come primo significato di archè “principio”. La conclusione logica è che colui che parla in Apocalisse 3:14 sia una creatura, la prima delle creature di Dio, la quale ebbe un principio. Confronta Proverbi 8:22 dove, come riconoscono molti commentatori biblici, la sapienza personificata rappresenta il Figlio. Secondo CEI, Ga e NVB, colui che qui parla è stato ‘creato’.
Riferendosi profeticamente al Messia, Michea 5:1 (VR) [5:2, NM] dice: “Le [sue] origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni”. Significa questo che egli sia Dio? È degno di nota il fatto che, anziché parlare di “giorni eterni”, Con traduce l’ebraico “giorni più lontani”; CEI ha “giorni più remoti”; Ga ha “giorni più antichi”; NM, “giorni del tempo indefinito”. Alla luce di Apocalisse 3:14, discusso sopra, Michea 5:2 non dimostra che Gesù non abbia avuto un principio.
Insegna la Bibbia che nessuno dei componenti della Trinità sia maggiore o minore dell’altro, che siano tutti uguali, tutti onnipotenti?
Mar. 13:32, Con: “Riguardo poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno sa niente, neppure gli angeli che sono in cielo, né il Figlio, ma solo il Padre”. (Non sarebbe stato così se il Padre, il Figlio, e lo Spirito Santo fossero stati coeguali, formando un’unica Deità. E se, come sostiene qualcuno, il Figlio non lo sapeva in quanto uomo, c’è da chiedersi come mai non lo sapesse lo Spirito Santo).
Matt. 20:20-23, CEI: “La madre dei figli di Zebedeo . . . gli rispose [a Gesù]: ‘Di’ che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno’. Rispose Gesù: . . . ‘Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio’”. (Che stranezza se, come si afferma, Gesù fosse stato Dio! Stava forse rispondendo solo secondo la sua “natura umana”? Se, come dicono i sostenitori della Trinità, Gesù era veramente “Uomo-Dio” — cioè contemporaneamente uomo e Dio, non solo l’uno o l’altro — sarebbe coerente dare una simile spiegazione? Non mostra piuttosto Matteo 20:23 che il Figlio non è uguale al Padre, e che il Padre ha riservato per sé certe prerogative?)
Matt. 12:31, 32, Con: “Ogni peccato e bestemmia saranno perdonati agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. E chiunque dirà una parola contro il Figlio dell’uomo gli sarà perdonata, ma chi la dirà contro lo Spirito Santo non gli sarà perdonata, né in questo secolo, né nel futuro”. (Se lo Spirito Santo fosse una persona e fosse Dio, questo passo contraddirebbe apertamente la dottrina della Trinità, perché vorrebbe dire che in qualche modo lo Spirito Santo è maggiore del Figlio. Le parole di Gesù mostrano piuttosto che il Padre, al quale appartiene lo “Spirito”, è maggiore di Gesù, il Figlio dell’uomo).
Giov. 14:28, Con: “[Gesù disse:] Se mi amaste, godreste che vado al Padre, perché il Padre è maggiore di me”.
1 Cor. 11:3, Con: “Voglio tuttavia che sappiate che capo di ogni uomo è Cristo, capo della donna è l’uomo e capo di Cristo è Dio”. (È chiaro pertanto che Cristo non è Dio, e che Dio è superiore a Cristo. Si ricordi che queste parole furono scritte verso il 55 E.V., circa 22 anni dopo che Gesù era tornato in cielo. Perciò la verità qui enunciata riguarda la relazione esistente fra Dio e Cristo in cielo).
1 Cor. 15:27, 28, Con: “[Dio] tutto ha posto sotto i suoi piedi [di Gesù]. Però quando egli dice che tutto gli è stato assoggettato, è chiaro che si deve eccettuare colui che gli ha assoggettato tutto. Quando poi avrà assoggettato a lui tutte le cose, allora anch’egli, il Figlio, si assoggetterà a colui che gli ha assoggettato tutto, affinché Dio sia tutto in tutti”.
Sia il termine ebraico Shaddài che il greco Pantokràtor sono tradotti “Onnipotente”. Entrambi questi termini nelle lingue originali sono ripetutamente applicati a Geova, il Padre. (Eso. 6:3; Riv. 19:6) Nessuno dei due è mai riferito al Figlio o allo spirito santo.
Insegna la Bibbia che ciascuno dei componenti della Trinità sia Dio?
Gesù disse in preghiera: “Padre, . . . la vita eterna è questa: Che conoscano te, il solo vero Dio e colui che mandasti, Gesù Cristo”. (Giov. 17:1-3, Con; il corsivo è nostro). (Qui la maggior parte delle traduzioni usa l’espressione “il solo vero Dio” con riferimento al Padre. Come fa uno a essere “il solo vero Dio” se ci sono altri due che sono Dio allo stesso livello? Tutti gli altri che sono chiamati “dèi” devono essere o falsi dèi o semplice riflesso del vero Dio).
1 Cor. 8:5, 6, Con: “Sebbene ci siano esseri chiamati dèi, sia in cielo che sulla terra, come ci sono molti dèi e molti signori, tuttavia per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale provengono tutte le cose e anche noi siamo per lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale esistono tutte le cose e noi pure per mezzo di lui”. (Qui il Padre è presentato come il “solo Dio” dei cristiani, distinto da Gesù Cristo).
1 Piet. 1:3, Con: “Benedetto il Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo”. (Ripetutamente, anche dopo l’ascensione di Gesù al cielo, le Scritture si riferiscono al Padre come al “Dio” di Gesù Cristo. In Giovanni 20:17, Gesù stesso, dopo la sua risurrezione, chiamò il Padre “Iddio mio”. In seguito, quando era in cielo, usò di nuovo la stessa espressione, come è indicato in Rivelazione 3:12. Ma nella Bibbia non troviamo mai che il Padre chiami il Figlio “mio Dio”, né il Padre o il Figlio chiamano “mio Dio” lo spirito santo).
Ulteriori commenti su scritture con le quali alcuni tentano di dimostrare che Cristo sia Dio si trovano alle pagine 165-169, alla voce “Gesù Cristo”.
In Saggi Teologici il gesuita Karl Rahner ammette: “Lo Spirito Santo poi non è chiamato mai θεός [Dio]”, e “nel N. T. ὁ θεός [letteralmente, il Dio] non è mai detto dello πνεῦμα ἅγιον [spirito santo]”. — Edizioni Paoline, 1965, trad. di A. Marranzini, pp. 568, 577.
Si può dire che qualcuna delle scritture citate dai fautori della Trinità a sostegno della loro dottrina fornisca una solida base per questo dogma?
Chi veramente cerca di conoscere la verità riguardo a Dio non setaccerà la Bibbia nella speranza di trovare un versetto che si possa interpretare secondo i suoi preconcetti. Vorrà sapere cosa dice la Parola di Dio. Forse troverà che alcuni versetti si possono intendere in più di una maniera, ma paragonandoli con altre affermazioni bibliche sullo stesso argomento il loro significato diverrà chiaro. Occorre dire subito che la maggioranza dei passi usati come “prova” della Trinità menzionano in effetti solo due persone, non tre; perciò, se anche la spiegazione trinitaria di questi passi fosse esatta, non proverebbero che la Bibbia insegna la Trinità. Si considerino i seguenti:
(Salvo diversa indicazione, tutti i versetti citati qui di seguito sono tratti dalla “Bibbia Concordata”).
Versetti in cui un titolo che appartiene a Geova è applicato a Gesù Cristo o si afferma che si applichi a Gesù
L’Alfa e l’Omega: A chi spetta giustamente questo titolo? (1) In Apocalisse [Rivelazione] 1:8 è riferito a Dio, l’Onnipotente. Nel versetto 11, Di applica questo titolo a un personaggio che la successiva descrizione mostra essere Gesù Cristo. Ma gli studiosi riconoscono che il riferimento all’Alfa e l’Omega nel versetto 11 è spurio, tant’è vero che non compare nella maggioranza delle versioni moderne. (2) Molte traduzioni dell’Apocalisse in ebraico riconoscono che nel versetto 8 si parla di Geova e quindi vi ripristinano il nome personale di Dio. Vedi NM, edizione con note e riferimenti, ntt. (3) Apocalisse 21:6, 7 indica che i cristiani che vincono spiritualmente saranno ‘figli’ di colui che è chiamato l’Alfa e l’Omega. Questo però non è mai detto della relazione esistente fra i cristiani unti con lo spirito e Gesù Cristo. Gesù ne parlò come dei suoi “fratelli”. (Ebr. 2:11; Matt. 12:50; 25:40) Ma quei “fratelli” di Gesù sono chiamati “figli di Dio”. (Gal. 3:26; 4:6) (4) In Apocalisse 22:12 qualche versione inserisce il nome Gesù, così che il riferimento all’Alfa e l’Omega del versetto 13 sembrerebbe applicarsi a lui. Ma qui il nome Gesù non compare nel testo greco, e altre traduzioni non lo includono. (5) In Apocalisse 22:13 l’Alfa e l’Omega è pure chiamato “il primo e l’ultimo”, espressione che in Apocalisse 1:17, 18 è riferita a Gesù. Anche l’espressione “apostolo” è riferita sia a Gesù Cristo che a certi suoi seguaci. Ma questo non dimostra che siano la stessa persona o che siano di pari rango, non è vero? (Ebr. 3:1) La conclusione evidente è quindi che il titolo ‘l’Alfa e l’Omega’ si riferisce all’Iddio Onnipotente, il Padre, e non al Figlio.
Salvatore: Ripetutamente le Scritture dicono che Dio è Salvatore. In Isaia 43:11 Dio dice addirittura: “Fuori di me non c’è salvatore”. Dato che anche Gesù è chiamato Salvatore, dobbiamo concludere che Gesù sia Dio? Niente affatto. Tito 1:3, 4 parla di “Dio nostro Salvatore”, e poi di ‘Dio Padre e Cristo Gesù, nostro Salvatore’. Perciò entrambi sono salvatori. Giuda 25 ne spiega il nesso, dicendo: “Dio, nostro salvatore attraverso Gesù Cristo Signor nostro”. (Il corsivo è nostro). (Vedi anche Atti 13:23). In Giudici 3:9 lo stesso termine ebraico (mohshìa‛, tradotto “salvatore” o “liberatore”) che è usato in Isaia 43:11 è riferito a Otniel, giudice d’Israele, ma questo non autorizza a pensare che Otniel fosse Geova, vero? Leggendo Isaia 43:1-12 si comprende che il senso del versetto 11 è che solo Geova era Colui che provvedeva la salvezza o liberazione a Israele; quella salvezza non era da attribuirsi a nessuno degli dèi delle nazioni circonvicine.
Dio: In Isaia 43:10 Geova dice: “Prima di me non fu fatto alcun dio, né dopo di me ve ne sarà alcuno”. Significa questo che, siccome Gesù Cristo è profeticamente chiamato “Dio potente” in Isaia 9:5 [9:6 NM], Gesù dev’essere Geova? Ancora una volta il contesto risponde negativamente. Nessuna delle idolatriche nazioni gentili aveva formato un dio prima di Geova, perché nessuno è esistito prima di Geova. Né in qualche tempo futuro avrebbero formato alcun dio reale, vivente, in grado di profetizzare (Isa. 46:9, 10) Ma questo non significa che Geova non abbia mai portato all’esistenza qualcuno che si possa giustamente definire un dio. (Sal. 82:1, 6; Giov. 1:1, NM) In Isaia 10:21 Geova è chiamato “Dio potente”, come Gesù in Isaia 9:5, ma solo Geova è chiamato “Dio Onnipotente”. — Gen. 17:1.
Se un certo titolo o una certa descrizione ricorre più volte nelle Scritture, non si dovrebbe mai concludere frettolosamente che si riferisca sempre alla stessa persona. Un simile ragionamento porterebbe a concludere che Nabucodonosor era Gesù Cristo, perché entrambi furono chiamati “re dei re” (Dan. 2:37; Riv. 17:14), o che i discepoli di Gesù erano in realtà Gesù Cristo, perché sia loro che lui furono definiti “la luce del mondo”. (Matt. 5:14; Giov. 8:12) Si devono sempre considerare il contesto e gli eventuali altri casi in cui la stessa espressione ricorre nella Bibbia.
Applicazione a Gesù Cristo, da parte di scrittori biblici ispirati, di passi delle Scritture Ebraiche che si riferiscono chiaramente a Geova
Perché Giovanni 1:23 cita Isaia 40:3 e lo applica a ciò che fece Giovanni il Battezzatore nel preparare la via per Gesù Cristo, quando Isaia 40:3 parla chiaramente di preparare la via davanti a Geova? Perché Gesù rappresentava il Padre suo. Venne nel nome del Padre suo e con l’assicurazione che il Padre era sempre con lui perché egli faceva le cose che piacevano al Padre. — Giov. 5:43; 8:29.
Perché Ebrei 1:10-12 cita Salmo 102:25-27 e lo applica al Figlio, quando il salmo dice che è rivolto a Dio? Perché il Figlio è colui mediante il quale Dio compì le opere creative descritte dal salmista. (Vedi Colossesi 1:15, 16; Proverbi 8:22, 27-30). Si noti che in Ebrei 1:5b si cita 2 Samuele 7:14 e lo si applica al Figlio di Dio. Sebbene quel passo si applicasse inizialmente a Salomone, la successiva applicazione a Gesù Cristo non significa che Salomone e Gesù siano la stessa persona. Gesù è “più grande di Salomone” e compie un’opera prefigurata da Salomone. — Luca 11:31.
Scritture che menzionano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo insieme
Due di questi casi sono Matteo 28:19 e 2 Corinti 13:14. Nessuna di queste scritture dice che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo siano coeguali o coeterni o che tutti siano Dio. Le prove scritturali già trattate alle pagine 406-410 non permettono di leggere simili concetti in queste scritture.
La Cyclopedia of Biblical, Theological, and Ecclesiastical Literature di McClintock e Strong, pur sostenendo la dottrina della Trinità, riconosce quanto segue circa Matteo 28:18-20: “Questo brano, comunque, di per sé, non dimostrerebbe in maniera decisiva né la personalità dei tre soggetti menzionati, né la loro uguaglianza o divinità”. (Ristampa 1981, Vol. X, p. 552) Riguardo ad altri passi che pure menzionano i tre insieme, questa enciclopedia ammette che anch’essi sono di per sé “insufficienti” a dimostrare la Trinità. (Confronta 1 Timoteo 5:21, dove sono menzionati insieme Dio, Cristo e gli angeli).
Passi delle Scritture Ebraiche in cui a Dio sono attribuiti nomi al plurale
In Genesi 1:1 il titolo “Dio” traduce ’Elohìm, che in ebraico è un plurale. I sostenitori della Trinità lo interpretano come una prova della Trinità. Affermano pure che Deuteronomio 6:4 (CEI) si riferisca all’unità dei componenti della Trinità quando dice: “Il Signore è il nostro Dio [da ’Elohìm], il Signore è uno solo”.
Qui in ebraico il plurale del nome è un plurale di maestà. (Vedi Enciclopedia della Bibbia, LDC, 1969, Vol. II, col. 1289). Non contiene nessuna idea di una pluralità di persone all’interno della divinità. Analogamente, quando in Giudici 16:23 si parla del falso dio Dagon, viene usata una forma del titolo ’elohìm; il relativo verbo è al singolare, a indicare che si riferisce a quell’unico dio soltanto. In Genesi 42:30, Giuseppe è chiamato “signore” (’adhonèh, plurale di maestà) d’Egitto.
Il greco non ha un plurale di maestà. Perciò in Genesi 1:1 i traduttori della LXX usarono ho Theòs (Dio, singolare) come equivalente di ’Elohìm. In Marco 12:29, che riporta una risposta di Gesù in cui egli cita Deuteronomio 6:4, è similmente usato il singolare greco ho Theòs.
In Deuteronomio 6:4 il testo ebraico contiene due volte il Tetragramma, per cui andrebbe più correttamente letto: “Geova nostro Dio è un solo Geova”. (NM) La nazione d’Israele, a cui furono rivolte quelle parole, non credeva nella Trinità. I babilonesi e gli egiziani adoravano triadi di dèi, ma a Israele fu chiaramente spiegato che Geova era diverso.
Passi che, a seconda della traduzione biblica usata, permetterebbero di trarre più di una conclusione
Se la grammatica permette di tradurre un passo in più di un modo, qual è la versione corretta? Quella che concorda col resto della Bibbia. Se non si tiene conto di altre parti della Bibbia e si costruisce una dottrina sulla versione preferita di un particolare versetto, ciò che si crede non rispecchia più la Parola di Dio, ma le proprie idee e forse quelle di qualche altro uomo imperfetto.
Con traduce: “In principio era la Parola e la Parola era presso Dio, anzi la Parola era Dio”. (Altre versioni traducono in modo simile). Ma NM traduce: “In principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era un dio. Questi era in principio con Dio”.
Quale traduzione di Giovanni 1:1, 2 è in armonia col contesto? Giovanni 1:18 dice: “Dio nessuno l’ha mai veduto”. Il versetto 14 dice chiaramente che “la Parola divenne carne ed ha abitato fra noi e noi abbiamo visto la sua gloria”. Inoltre i versetti 1, 2 dicono che in principio questi era “presso Dio”. Si può essere presso qualcuno e nello stesso tempo essere quel qualcuno? In Giovanni 17:3 Gesù si rivolse al Padre chiamandolo “il solo vero Dio”; perciò Gesù, “un dio”, è semplicemente il riflesso delle qualità divine del Padre suo. — Ebr. 1:3.
La traduzione “un dio” si concilia con le regole della grammatica greca? Alcune opere di consultazione sostengono vigorosamente che il testo greco debba tradursi: “La Parola era Dio”. Ma non tutti sono d’accordo. Nel suo articolo “Predicati nominali qualitativi privi di articolo: Marco 15:39 e Giovanni 1:1”, Philip B. Harner scrive che proposizioni come quella di Giovanni 1:1, “con un predicato privo di articolo che precede il verbo, hanno primariamente significato qualitativo. Indicano che il logos ha la natura di theos”. E aggiunge: “Forse la proposizione si potrebbe tradurre: ‘la Parola era della stessa natura di Dio’”. (Journal of Biblical Literature, 1973, pp. 85, 87) In questo versetto, quindi, il fatto che nel secondo caso la parola theòs nel testo greco sia priva dell’articolo determinativo (ho) e preceda il verbo è significativo. È il caso di notare che traduttori che insistono nel rendere Giovanni 1:1 “la Parola era Dio” non esitano poi a usare l’articolo indeterminativo (un) nel tradurre altri passi in cui un predicato nominale singolare privo di articolo precede il verbo. Ad esempio, in Giovanni 6:70 sia CEI che VR si riferiscono a Giuda Iscariota come a “un diavolo”, e in Giovanni 9:17 descrivono Gesù come “un profeta”.
Nel suo Dizionario Biblico il gesuita John L. McKenzie dice: “A rigor di termini Gv 1,1 dovrebbe essere tradotto così: ‘La parola era con il Dio (= il Padre), e la parola era un essere divino’”. (Le parentesi sono sue. L’originale inglese reca il nihil obstat e l’imprimatur). — Cittadella Editrice, 1973, trad. di Filippo Gentiloni Silveri, p. 251.
In armonia con quanto sopra, AT traduce: “la Parola era divina”; Mo, “il Logos era divino”; NTIV, “la parola era un dio”. Nella sua traduzione tedesca, Ludwig Thimme lo rende così: “La Parola era una specie di Dio”. Definire la Parola (che in seguito divenne Gesù Cristo) un “dio” è coerente con l’uso del termine nel resto delle Scritture. Per esempio, in Salmo 82:1-6 giudici umani d’Israele sono chiamati “dèi” (ebraico, ’elohìm; greco, theòi, in Giovanni 10:34) in quanto rappresentanti di Geova tenuti a esporre la sua legge.
Vedi anche NM, edizione con note e riferimenti, p. 1581.
Con traduce: “Disse loro Gesù: ‘In verità, in verità vi dico, prima che Abramo fosse, io sono [greco, egò eimì]’”. (Numerose altre versioni hanno tutte “io sono”; alcune usano addirittura le maiuscole per dare l’idea di un titolo. Cercano così di collegare quest’espressione con Esodo 3:14, dove, secondo la loro traduzione, Dio si attribuisce il titolo “Io-sono”). Comunque, in NM l’ultima parte di Giovanni 8:58 dice: “Prima che Abraamo venisse all’esistenza, io ero”. (Analogamente traducono AT, Mo e altri).
Quale traduzione è conforme al contesto? La domanda dei giudei (versetto 57) alla quale Gesù stava rispondendo riguardava la sua età, non la sua identità. La risposta di Gesù si riferì logicamente alla sua età, cioè da quanto tempo esisteva. È interessante che non viene mai fatto alcun tentativo di applicare egò eimì, come titolo, allo spirito santo.
A Grammar of the Greek New Testament in the Light of Historical Research, di A. T. Robertson, dice: “Il verbo [eimì] . . . A volte esprime in effetti l’esistenza come predicato esattamente come qualsiasi altro verbo, ad esempio in [egò eimì] (Gv. 8:58)”. (Nashville, Tennessee, 1934, p. 394). Nel libro Il Vangelo di Giovanni (con imprimatur), di J. Mateos e J. Barreto, in una nota a questo versetto, si riconosce che la relazione temporale espressa dal greco “prin... eimi” si può tradurre in italiano “prima... ero”. — Cittadella Editrice, 1982, trad. di Teodora Tosatti, p. 387.
Vedi anche NM, edizione con note e riferimenti, pp. 1584, 1585.
Con traduce: “Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in cui lo Spirito Santo vi collocò come vescovi per pascere la Chiesa di Dio che egli si è acquistata col suo proprio sangue”. (CEI, VR e altri traducono in modo simile). Ma in NM l’ultima parte del versetto dice: “col sangue del suo proprio [Figlio]”. (Anche Ga e NVB traducono ‘col sangue del suo proprio Figlio’. Mar ha “col sangue del suo unigenito”).
Quale traduzione concorda con 1 Giovanni 1:7, che dice: “Il sangue del Figlio suo [cioè del Figlio di Dio] Gesù ci purifica da ogni peccato”? (Vedi anche Rivelazione 1:4-6). Perché potessimo avere la vita, come detto in Giovanni 3:16, Dio mandò il suo unigenito Figlio o venne egli stesso come uomo? Non fu il sangue di Dio, ma quello di suo Figlio a essere versato.
Vedi anche NM, edizione con note e riferimenti, p. 1582.
NVB traduce: “I Patriarchi, da loro proviene Cristo secondo la sua natura umana, egli che domina tutto, è Dio, benedetto nei secoli, amen!” (Di, Na, VR traducono in modo simile). In NM, invece, l’ultima parte del versetto dice: “dai quali sorse il Cristo secondo la carne: Dio, che è sopra tutti, sia benedetto per sempre. Amen”. (RS, NE, TEV, NAB, Mo traducono tutte in modo simile a NM; vedi anche Con, nota in calce).
Questo versetto intende dire che Cristo “domina tutto” (“è al di sopra di ogni cosa”, Con) e che quindi sia Dio? O parla di Dio e di Cristo come di due persone distinte e dice che Dio è “al di sopra di ogni cosa”? Quale traduzione di Romani 9:5 è in armonia con Romani 15:5, 6, che, dopo aver fatto una distinzione fra Dio e Cristo Gesù, esorta il lettore a glorificare “il Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo”? (Na) (Vedi anche 2 Corinti 1:3 ed Efesini 1:3). Si consideri cosa è detto successivamente in Romani capitolo 9. I versetti 6-13 dimostrano che l’attuazione del proposito di Dio non dipende dall’eredità secondo la carne ma dalla volontà di Dio. I versetti 14-18 fanno riferimento al messaggio dato da Dio a Faraone, riportato in Esodo 9:16, per sottolineare il fatto che Dio è al di sopra di tutti. Nei versetti 19-24 la supremazia di Dio è ulteriormente illustrata dall’analogia del vasaio e dei vasi d’argilla che produce. Com’è dunque appropriata, al versetto 5, l’espressione “Dio, che è sopra tutti, sia benedetto per sempre. Amen”! — NM.
L’edizione inglese del Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento afferma: “Un passo controverso è Rom. 9:5. . . . Sarebbe facile, e perfettamente possibile sotto il profilo linguistico, riferire l’espressione a Cristo. Il versetto quindi direbbe: ‘Cristo che è Dio sopra ogni cosa, benedetto nei secoli. Amen’. Ma anche in questo caso, Cristo non verrebbe uguagliato in maniera assoluta a Dio, ma descritto solo come essere dalla natura divina, dato che il termine theos non ha l’articolo . . . Più verosimilmente si tratta di una dossologia all’indirizzo di Dio”. — Grand Rapids, Michigan, 1976, Vol. 2, p. 80.
Vedi anche NM, edizione con note e riferimenti, pp. 1582, 1583.
VR traduce: “Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù; il quale, essendo in forma di Dio non riputò rapina l’essere uguale a Dio”. (CEI ha: “non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio”). Comunque, in NM il versetto 6 dice: “il quale, benché esistesse nella forma di Dio, non prese in considerazione una rapina [greco, harpagmòn], cioè che dovesse essere uguale a Dio”. Con traduce: “non ritenne come cosa da far propria avidamente l’essere uguale a Dio [v. 7]”.
Quale pensiero è in armonia col contesto? Il versetto 5 consiglia ai cristiani di imitare Cristo sotto l’aspetto qui trattato. È possibile che venissero esortati a ‘non reputare una rapina’, ma un loro diritto, ‘l’essere uguali a Dio’? No di certo! Possono invece imitare colui che “non prese in considerazione una rapina, cioè che dovesse essere uguale a Dio”. (Confronta Genesi 3:5). Questa traduzione è anche d’accordo con Gesù Cristo stesso, il quale disse: “Il Padre è maggiore di me”. — Giov. 14:28.
The Expositor’s Greek Testament afferma: “Non troviamo nessun passo in cui [harpàzo] o alcuno dei suoi derivati [incluso harpagmòn] abbia il senso di ‘tenere in possesso’, ‘ritenere’. Sembra invariabilmente significare ‘afferrare’, ‘prendere con violenza’. Non è quindi consentito slittare dal vero significato di ‘afferrare’ a uno totalmente diverso come ‘tenere stretto’”. — A cura di W. Robertson Nicoll, Grand Rapids, Michigan, 1967, Vol. III, pp. 436, 437.
VR traduce: “In lui [in Cristo] abita corporalmente tutta la pienezza della Deità [greco, theòtetos, genitivo di theòtes]”. (Altre versioni traducono in modo analogo). Comunque, NM traduce: “In lui dimora corporalmente tutta la pienezza della qualità divina”. (AT, We e altri hanno “natura di Dio”, anziché “Deità”. Confronta 2 Pietro 1:4).
È evidente che non tutti interpretano allo stesso modo Colossesi 2:9. Ma quale traduzione è conforme al resto dell’ispirata lettera ai Colossesi? Ciò che Cristo aveva in sé era qualcosa che gli apparteneva in quanto Dio, come parte di una Trinità? O la “pienezza” che abita in lui è qualcosa che è divenuta sua per decisione di qualcun altro? Colossesi 1:19 (VR) dice che tutta la pienezza abitò in Cristo perché di questo “si compiacque il Padre”. Na dice che fu “perché (il Padre) volle che abitasse in lui tutta la pienezza”. (Le parentesi sono sue).
Si consideri l’immediato contesto di Colossesi 2:9: Al versetto 8 i lettori sono avvertiti di stare attenti a non essere sviati da quelli che propagandano filosofie e tradizioni umane. È anche ricordato loro che “tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti” in Cristo, e i lettori vengono esortati a essere “uniti a lui, . . . radicati ed edificati in lui e confermati nella fede”. (Versetti 3, 6, 7, VR) In lui, e non negli autori o negli insegnanti delle filosofie umane, dimora una certa preziosa “pienezza”. L’apostolo Paolo stava forse dicendo che la “pienezza” che era in Cristo faceva di Cristo Dio stesso? Non secondo Colossesi 3:1, dove è detto che “Cristo è seduto alla destra di Dio”. — Vedi CEI, Con.
Secondo il Vocabolario greco-italiano di L. Rocci (ed. Dante Alighieri, 1976, p. 877), theòtes (nominativo; genitivo theòtetos) significa “divinità; natura divina”. L’essere vera “divinità” o di “natura divina” non rende Gesù, quale Figlio di Dio, coeguale e coeterno col Padre, così come il fatto che tutti gli uomini abbiano in comune l’“umanità” o “natura umana” non li rende coeguali o coetanei.
Con traduce: “Nell’attesa della beata speranza e manifestazione della gloria del grande Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo”. (CEI e VR traducono in modo simile). NM invece traduce: “Mentre aspettiamo la felice speranza e la gloriosa manifestazione del grande Dio e del Salvatore nostro Cristo Gesù”. (Similmente traduce Na).
Quale traduzione è in armonia con Tito 1:4, che parla di ‘Dio Padre e Cristo Gesù nostro Salvatore’? Sebbene le Scritture si riferiscano anche a Dio come a un Salvatore, questo versetto fa una chiara distinzione fra Dio e Cristo Gesù, colui mediante il quale Dio provvede la salvezza.
Secondo alcuni Tito 2:13 indicherebbe che Cristo è sia Dio che Salvatore. Ma è interessante che Con, CEI, VR, Ga, pur traducendo Tito 2:13 in modo tale da consentire una simile interpretazione, non seguono lo stesso criterio quando traducono 2 Tessalonicesi 1:12. Henry Alford, in The Greek Testament, afferma: “Direi che [una versione che distingua chiaramente fra Dio e Cristo in Tito 2:13] soddisfi tutte le esigenze grammaticali della frase: cioè che, sia dal punto di vista strutturale che contestuale, sia più probabile e più consona al modo di scrivere dell’Apostolo”. — Boston, 1877, Vol. III, p. 421.
Vedi anche NM, edizione con note e riferimenti, pp. 1583, 1584.
Con traduce: “Del Figlio dice: ‘Il tuo trono, o Dio, è eterno’”. (Altre versioni traducono nello stesso modo). NM invece traduce: “Ma riguardo al Figlio: ‘Dio è il tuo trono per i secoli dei secoli’”. (La stessa idea danno AT, Mo, TC, By).
Quale versione è conforme al contesto? I versetti precedenti mostrano che Dio è la persona che sta parlando, non quella alla quale ci si sta rivolgendo, e il versetto successivo usa l’espressione “Dio, il tuo Dio”, a conferma che colui al quale si sta parlando non è l’Iddio Altissimo, ma un adoratore di quel Dio. Ebrei 1:8 cita Salmo 45:6 [o 7, a seconda delle versioni], che in origine era rivolto a un re umano d’Israele. Ovviamente lo scrittore biblico di quel salmo non pensava che quel re umano fosse l’Iddio Onnipotente. Piuttosto, Salmo 45:7, in Con, dice: “Il tuo trono è reso eterno da Dio”. (ATE traduce: “Il tuo trono, per volontà di Dio, durerà in eterno”. LPB ha: “Il tuo è trono di Dio”. NTS traduce: “Iddio ha stabilito il tuo trono”. Vedi anche Ri, nota in calce). È detto che Salomone, forse il re cui in origine era rivolto il Salmo 45, sedeva “sul trono di Geova”. (1 Cron. 29:23, NM) In armonia col fatto che Dio è il “trono”, cioè la Fonte e il Sostenitore della regalità di Cristo, Daniele 7:13, 14 e Luca 1:32 mostrano che Dio gli conferisce tale autorità.
Ebrei 1:8, 9 cita Salmo 45:6, 7, riguardo al quale l’erudito biblico B. F. Westcott scrive: “La LXX può tradursi in due modi: [ho theòs] si può intendere come vocativo in entrambi i casi (Il tuo trono, o Dio, . . . perciò, o Dio, il tuo Dio . . .) oppure si può intendere come soggetto (o predicato) nel primo caso (Dio è il tuo trono, oppure Il tuo trono è Dio . . .), e come apposizione di [ho theòs sou] nel secondo (Perciò Dio, sì, il tuo Dio . . .). . . . È assai improbabile che [’Elohìm] nell’originale possa riferirsi al re. Le probabilità sono quindi contrarie all’opinione che [ho theòs] sia un vocativo nella LXX. Perciò, tutto sommato, sembra sia meglio tradurre così la prima proposizione: Dio è il tuo trono (oppure, Il tuo trono è Dio), cioè ‘Il tuo regno è fondato su Dio, Roccia inamovibile’”. (The Epistle to the Hebrews, Londra, 1889, pp. 25, 26). In una nota a Ebrei 1:8, Mar dice: “Le traduzioni greche hanno piuttosto [ho Theòs], e quindi: ‘Il tuo trono è Dio’, parole che indicano che la dignità reale del Cristo è di una durata e di una eternità garantite da Dio stesso”.
Di traduce: “Tre son quelli che testimoniano nel cielo: il Padre, e la Parola, e lo Spirito Santo; e questi tre sono una stessa cosa. Tre ancora son quelli che testimoniano sopra la terra: lo Spirito, e l’acqua, e il sangue; e questi tre si riferiscono a quell’una cosa”. (Questo passo trinitario compare anche in qualche altra delle versioni meno recenti). Comunque, NM non include le parole “nel cielo: il Padre, e la Parola, e lo Spirito Santo; e questi tre sono una stessa cosa. Tre ancora son quelli che testimoniano sopra la terra”. (Quasi tutte le versioni moderne omettono ora questo passo trinitario).
Circa questo passo trinitario, F. H. A. Scrivener, esperto di critica testuale, scrisse: “Non esitiamo a dichiarare la nostra convinzione che le parole in questione non furono scritte da S. Giovanni: che furono originariamente introdotte in copie latine in Africa da una glossa marginale, dove erano state collocate come pia e ortodossa annotazione sul v. 8: che dal latino finirono in due o tre tardi codici greci, e da lì nel testo greco stampato, dove non avevano alcun diritto di trovarsi”. — A Plain Introduction to the Criticism of the New Testament (Cambridge, 1883, 3ª ediz.), p. 654.
Vedi anche la voce “Comma Giovanneo” nell’Enciclopedia della Bibbia (LDC, 1969, Vol. II, col. 449), e NM, edizione con note e riferimenti, p. 1582.
Altre scritture che secondo i sostenitori della Trinità contengono elementi del loro dogma
Si noti che nella prima si parla solo del Figlio; l’altra menziona sia il Padre che il Figlio; nessuna delle due parla di Padre, Figlio e Spirito Santo come di un solo Dio.
Con queste parole, Gesù voleva forse dire che avrebbe risuscitato se stesso dai morti? Significano esse che Gesù sia Dio, dal momento che Atti 2:32 dice: “Questo Gesù Dio l’ha risuscitato”? Niente affatto. Una simile interpretazione sarebbe in contrasto con Galati 1:1, che attribuisce la risurrezione di Gesù al Padre, non al Figlio. Esprimendosi in modo analogo, Gesù, come si legge in Luca 8:48, disse a una donna: “La tua fede ti ha salvata”. Si era salvata o guarita da sola? No; era stata guarita dalla potenza di Dio mediante Cristo a motivo della sua fede. (Luca 8:46; Atti 10:38) Similmente, mediante la sua perfetta ubbidienza come uomo, Gesù fornì al Padre la ragione morale per destarlo dai morti, e riconoscere così Gesù come Figlio di Dio. A motivo della vita di fedeltà vissuta da Gesù, si poteva giustamente dire che Gesù stesso fosse responsabile della sua risurrezione.
In Word Pictures in the New Testament, A. T. Robertson scrive: “Vedi [Giovanni] 2:19, dove Gesù dice: ‘E in tre giorni lo farò risorgere’. Non voleva dire che avrebbe risuscitato se stesso indipendentemente dal Padre come agente attivo (Rom. 8:11)”. — New York, 1932, Vol. V, p. 183.
Con le parole “Io e il Padre siamo uno”, voleva dire Gesù che lui e il Padre fossero uguali? Alcuni sostenitori della Trinità dicono di sì. Ma in Giovanni 17:21, 22 (VR), Gesù pregò riguardo ai suoi seguaci: “Che siano tutti uno”, e aggiunse: “affinché siano uno come noi siamo uno”. In tutti questi casi egli usò la stessa parola greca (hen) per “uno”. È ovvio che i discepoli di Gesù non divengono tutti parte della Trinità. Ma in effetti partecipano dell’unità d’intenti del Padre e del Figlio, lo stesso tipo di unità che accomuna Dio e Cristo.
In che posizione vengono a trovarsi i sostenitori della Trinità?
In una posizione molto pericolosa. Ci sono prove inconfutabili che il dogma della Trinità non si trova nella Bibbia e non è in armonia con ciò che la Bibbia insegna. (Vedi le pagine precedenti). Esso rappresenta in modo grossolanamente errato il vero Dio. Da parte sua Gesù Cristo disse: “Sta venendo, ed è adesso, l’ora nella quale i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: ché cosí sono gli adoratori che il Padre vuole. Dio è spirito e quelli che adorano debbono adorare in spirito e verità”. (Giov. 4:23, 24, Con) Perciò Gesù fece chiaramente capire che quelli la cui adorazione non è ‘in verità’, cioè non è conforme alla verità esposta nella Parola di Dio, non sono “veri adoratori”. Ai capi religiosi giudei del I secolo Gesù disse: “Avete annullata la Parola di Dio per la vostra tradizione. Ipocriti, ben profetò di voi Isaia, dicendo: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me. Invano essi mi prestano culto, insegnando delle dottrine che sono precetti di uomini”. (Matt. 15:6-9, Con) Questo vale con altrettanto vigore per coloro che oggi nella cristianità sostengono tradizioni umane anziché le chiare verità della Bibbia.
Spesso quelli che insegnano la dottrina della Trinità dicono che è un “mistero”. Questo Dio trinitario non era certo quello che Gesù aveva in mente quando disse: “Noi adoriamo quel che conosciamo”. (Giov. 4:22, Con) Conoscete veramente l’Iddio che adorate?
A ognuno di noi si presentano serie domande come queste: Amo sinceramente la verità? Desidero veramente avere un’approvata relazione con Dio? Non tutti hanno sincero amore per la verità. Molti mettono l’approvazione di parenti e amici al di sopra della verità e di Dio. (2 Tess. 2:9-12; Giov. 5:39-44) Ma, come disse Gesù in una fervida preghiera al suo Padre celeste, “questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te, il solo vero Dio, e di colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. (Giov. 17:3, NM) E Salmo 144:15 veracemente dice: “Felice il popolo il cui Dio è Geova!” — NM.
Se qualcuno dice:
‘Lei crede nella Trinità?’
Si potrebbe rispondere: ‘È una dottrina in cui credono molti. Ma sapeva che non fu insegnata da Gesù e dagli apostoli? Perciò noi adoriamo Colui che Gesù disse di adorare’. Quindi si potrebbe aggiungere: (1) ‘Secondo l’insegnamento di Gesù, ecco quello che egli definì il comandamento più grande . . . (Mar. 12:28-30)’. (2) ‘Gesù non pretese mai di essere uguale a Dio. Egli disse . . . (Giov. 14:28)’. (3) ‘Come è nata quindi la dottrina della Trinità? Noti cosa dicono in merito autorevoli enciclopedie. (Vedi le pagine 403, 404)’.
Oppure si potrebbe dire: ‘No, non ci credo. Vede, ci sono dei versetti biblici che non sono mai riuscito a conciliare con questa dottrina. Gliene mostro uno. (Matt. 24:36) Chissà se può spiegarmelo’. Quindi si potrebbe aggiungere: (1) ‘Se il Figlio è uguale al Padre, com’è che il Padre conosce delle cose che il Figlio non conosce?’ Se rispondono che questo valeva solo per la sua natura umana, si potrebbe chiedere: (2) ‘Ma come mai non lo sa nemmeno lo spirito santo?’ (Se la persona mostra sincero interesse per la verità, mostrare ciò che le Scritture dicono riguardo a Dio). (Sal. 83:18; Giov. 4:23, 24)
Altra possibilità: ‘Noi crediamo in Gesù Cristo ma non nella Trinità. Perché? Perché riguardo a Cristo crediamo ciò che credeva l’apostolo Pietro. Noti cosa disse . . . (Matt. 16:15-17)’.
Ulteriore suggerimento: ‘Ho riscontrato che non tutti hanno in mente la stessa cosa quando parlano di Trinità. Forse potrei risponderle meglio se sapessi cosa intende lei’. Quindi si potrebbe aggiungere: ‘La ringrazio della spiegazione. Ma io credo solo a ciò che insegna la Bibbia. Ha mai visto la parola “Trinità” nella Bibbia? . . . (Far vedere la concordanza della vostra Bibbia). Ma in quanto a Cristo, è menzionato nella Bibbia? . . . Sì, e noi crediamo in lui. Come può notare qui nella concordanza, sotto “Cristo” c’è un riferimento a Matteo 16:16 (Leggere). Questo è ciò che credo’.
Oppure si potrebbe rispondere (se la persona si sofferma in particolare su Giovanni 1:1): ‘Conosco questo versetto. In alcune traduzioni bibliche dice che Gesù è “Dio”, mentre in altre dice che è “un dio”. Come mai?’ (1) ‘Potrebbe essere perché nel versetto successivo è detto che egli era “presso Dio”?’ (2) ‘Potrebbe anche essere a motivo di ciò che è detto in Giovanni 1:18?’ (3) ‘Si è mai chiesto se Gesù stesso adorava qualcuno come suo Dio? (Giov. 20:17)’
‘Lei crede nella divinità di Cristo?’
Si potrebbe rispondere: ‘Certo. Ma forse non penso alla stessa cosa che ha in mente lei quando parla di “divinità di Cristo”’. Quindi si potrebbe aggiungere: (1) ‘Perché dico questo? Ebbene, in Isaia 9:6 [9:5 in altre versioni] Gesù Cristo è descritto come “Dio potente”, ma nella Bibbia solo il Padre è chiamato Dio Onnipotente’. (2) ‘E, come si può notare da Giovanni 17:3, Gesù parla del Padre suo come del “solo vero Dio”. Perciò, al massimo Gesù è solo un riflesso del vero Dio’. (3) ‘Cosa si richiede da parte nostra per essere graditi a Dio? (Giov. 4:23, 24)’