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  • g78 22/8 pp. 26-28
  • I cristiani d’oggi ‘parlano in lingue’?

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  • I cristiani d’oggi ‘parlano in lingue’?
  • Svegliatevi! 1978
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  • Vedi anche
  • Il giorno della Pentecoste
  • Le “lingue” dovevano cessare
  • La fonte delle lingue “pentecostali”
  • I cristiani devono parlare in modo intelligibile
  • Parlare in lingue è forse un’evidenza di vera adorazione?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1964
  • Lingue, Parlare in
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
  • Parlare in lingue è da Dio?
    Svegliatevi! 1987
  • Il dono delle lingue è una caratteristica del vero cristianesimo?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1992
Altro
Svegliatevi! 1978
g78 22/8 pp. 26-28

Ciò che dice la Bibbia

I cristiani d’oggi ‘parlano in lingue’?

IL “parlare in lingue” è un fenomeno religioso che si va allargando. Da molto tempo gruppi religiosi “pentecostali” pregano producendo suoni confusi incomprensibili ad altri. Ora ecclesiastici luterani, episcopaliani e presbiteriani, e perfino sacerdoti cattolici romani, hanno cominciato a “parlare in lingue” e lo incoraggiano.

Il movimento “pentecostale cattolico” sorse in America, nel Midwest, alcuni anni fa. Nel 1967 un pugno di “pentecostali cattolici” si riunì alla Notre Dame University, in America. Nel 1973 circa 20.000 persone si riunirono per l’annuale raduno “pentecostale”. Alcune settimane dopo “pentecostali cattolici”, giovani e vecchi, preti e suore, convennero alla Loyola University di Los Angeles, per una conferenza simile.

Perché tanto interesse per le lingue? Jeffrey Schiffmayer, vicario parrocchiale della Chiesa Episcopale del Redentore a Houston (Texas), ne cita una ragione, come riferiva Newsweek del 25 giugno 1973, cioè che “gli episcopaliani sono arrivati al punto in cui hanno assoluto bisogno di qualche manifestazione pubblica di cristianesimo”. Questa rivista suggeriva l’idea che per molti cattolici le lingue hanno preso il posto delle “medaglie miracolose”, delle novene e di altre devozioni a Maria che, prima del Concilio Vaticano Secondo, erano aspetti principali del cattolicesimo popolare. Un simile interesse per le “lingue” e altri “doni” viene manifestato in Corea, in Indonesia, nelle Filippine, in Giappone, in Malaysia e in altre parti del mondo.

Tra i gruppi “pentecostali” protestanti, al parlare concitato del pastore possono fare eco grida di assenso da parte dell’uditorio, il tutto accompagnato da un frenetico ritmo di rock al pianoforte. Il frastuono è accresciuto dai tamburi e da un ritmico battere di mani. L’uditorio si dondola, oscilla e geme, mentre forse un bambino in fondo segna il tempo con un tamburello. La preghiera è un lamento inintelligibile, definito dalla rivista Time come “un poderoso miscuglio di gemiti, lamenti e grida”. A tali raduni i convertiti sono invitati ad “accettare Gesù”, e a pregare per ricevere lo spirito santo, che credono permetterà loro di pregare in “lingue” sconosciute agli uomini.

Il giorno della Pentecoste

Questo movimento si chiama “pentecostalismo” perché si crede erroneamente che equivalga a ciò che accadde il giorno di Pentecoste del 33 E.V. Quel giorno circa 120 fedeli seguaci di Cristo furono pieni di spirito santo, come aveva promesso Gesù. (Giov. 14:26) Essi ricevettero la miracolosa capacità di insegnare a degli stranieri nelle loro proprie lingue. Questo dono delle “lingue” permise loro di farsi capire da persone provenienti come minimo da 15 diversi paesi, che erano andate a Gerusalemme per la festa. Venivano da tre continenti, da luoghi così lontani come la Mesopotamia a est, Roma a ovest e Libia ed Egitto a sud. Ciascuno udì parlare nella propria lingua “delle magnifiche cose di Dio”. Avendo udito e accettato queste cose, in seguito molti recarono l’elettrizzante messaggio nei luoghi di origine, perché si espandesse rapidamente su una vasta zona. — Atti 2:5-11.

Quei primi cristiani non parlavano né “lingue sconosciute” né le “lingue degli angeli”, né usavano un linguaggio inintelligibile come forma di preghiera a Dio, ciò che fanno oggi i “pentecostali”. Invece, parlavano lingue straniere. Infatti, il famoso Dictionnaire de la Bible francese di Vigouroux dice correttamente di quanto accadde il giorno di Pentecoste: “Non si trattò di lingue inventate, né di semplici grida inarticolate, né di esclamazioni estasiate, né di espressioni simboliche ed entusiastiche, ma di lingue conosciute e parlate da altri uomini, lingue che lo Spirito Santo permise temporaneamente a certi fedeli di usare”. — Volume IV, colonna 80.

Le “lingue” dovevano cessare

Il parlare in “lingue” è un aspetto del cristianesimo odierno? La risposta è importante sia che consideriamo le “lingue” come lingue straniere, come quelle parlate il giorno di Pentecoste, o come ausilio nella preghiera, come le considerano i “pentecostali” moderni. Chi pensa che i cristiani debbano parlare in “lingue” può rimanere molto sorpreso leggendo nella propria Bibbia la specifica dichiarazione dell’apostolo Paolo, cioè che il miracoloso dono di parlare in lingue non sarebbe durato sempre. Egli scrisse: “Se vi sono lingue, cesseranno”. — 1 Cor. 13:8.

Molti “pentecostali” rimarrebbero sorpresi apprendendo che non tutti i primi cristiani parlavano in “lingue”. Alla congregazione cristiana di Corinto Paolo scrisse: “Non tutti parlano in lingue, non è così?” — 1 Cor. 12:30.

Infatti, pare che la congregazione di Corinto attribuisse effettivamente troppa importanza a questa questione delle lingue. Paolo scrisse loro di non farlo. Egli chiese: “Fratelli, se venissi a voi parlando in lingue, che bene vi farei . . .?” Che bene avrebbe fatto se non avesse spiegato quello che aveva detto in una lingua che potevano capire? Egli dichiarò che, come gli strumenti musicali, la voce non dovrebbe emettere suoni ‘indistinti’. Non dovremmo parlare “all’aria”. Il discorso dovrebbe essere “facilmente comprensibile”, egli disse, affinché i credenti sappiano “ciò che vien detto”. — 1 Cor. 14:6-9.

Agli inizi della congregazione cristiana tali doni miracolosi furono necessari per confermare, in modo spettacolare, che il favore di Dio era stato tolto alla nazione giudaica, e che era adesso su questa nuova congregazione cristiana. (Ebr. 2:2-4) C’erano stati miracoli al monte Sinai, più di 1.500 anni prima, per dimostrare che era stato veramente Dio a stabilire il patto della Legge ebraica per mezzo di Mosè. Stabilito questo fatto, quei miracoli cessarono. (Eso. 19:16-19) Miracoli simili contrassegnarono il trasferimento del favore di Dio al nuovo sistema cristiano. Una volta stabilito questo fatto, anche tali miracoli sarebbero cessati.

Non c’è nessuna indicazione nelle Scritture che, dopo il giorno di Pentecoste, qualcuno ricevesse questo dono, eccetto alla presenza di uno o più degli apostoli scelti direttamente da Gesù.a Pertanto, morta l’ultima persona che aveva ricevuto i doni miracolosi dello spirito dagli apostoli, tali doni speciali, come aveva predetto Paolo, cessarono.

Quali doni dello spirito sono rimasti? Quelli che l’apostolo disse sarebbero rimasti. Egli non disse che sarebbero rimaste le lingue, ma disse: “Ora, comunque, rimangono fede, speranza, amore, queste tre cose; ma la più grande di queste è l’amore”. — 1 Cor. 13:8-13.

La fonte delle lingue “pentecostali”

Ma che dire del moderno parlare in lingue “pentecostale” che avviene nella cristianità? A differenza della predicazione compiuta il giorno di Pentecoste, questi gruppi moderni considerano il parlare in lingue (glossolalìa) una forma di preghiera. Essi spiegano che nel linguaggio dell’uomo si può dire “Dio è buono”, “Dio è amore”, “Dio è benigno”. Ma credono che quando si abbandonano al pronunciare parole sconosciute (“Vocali e consonanti, vocali e consonanti, fatele uscire”, disse un predicatore protestante ad alcuni che non riuscivano a ottenere questo “dono”), stanno permettendo allo spirito di ‘porre in loro una preghiera perfetta’, ciò che, in assenza delle lingue, non sarebbe possibile.

Donald P. Merrifield, rettore gesuita della Loyola University, il quale prega in questo modo, dice che le lingue sono “una corretta forma di preghiera e di lode a Dio”.

Tuttavia, poiché l’apostolo ispirato disse che questo dono sarebbe cessato, la pratica moderna di parlare in lingue non potrebbe venire dalla stessa fonte da cui vennero le lingue dei primi cristiani. Non tutte le opere miracolose fatte in nome di Gesù provengono da lui. Egli predisse: “Molti mi diranno in quel giorno: ‘Signore, Signore, non abbiamo profetizzato in nome tuo, e in nome tuo espulso demoni, e in nome tuo compiuto molte opere potenti?’ E io confesserò quindi loro: Non vi ho mai conosciuti!” — Matt. 7:22, 23.

Merrifield, rettore della Loyola University, che parla in lingue da anni, dice: “Il parlare in lingue potrebbe essere una manifestazione isterica, o, secondo alcuni, diabolica”.

Todd H. Fast, parroco della Chiesa Episcopale di S. Clemente ad Huntington Park (California), che parla in lingue dal 1969, disse: “Le lingue sono controverse. Il diavolo ha molti mezzi per agire su di noi. Quando riceviamo il battesimo dello Spirito Santo [di cui i pentecostali considerano il parlare in lingue un segno] attacca veramente”. Possiamo dunque supporre che Gesù Cristo ‘conosca’ o riconosca chi parla in lingue?

Le Scritture mettono in guardia contro “l’operazione di Satana con ogni opera potente, e segni e portenti”. — 2 Tess. 2:9.

I cristiani devono parlare in modo intelligibile

Il “parlare in lingue” praticato oggi dai gruppi “pentecostali” non è scritturale, ciò che fu ammesso da Timothy Smith, ecclesiastico della Chiesa del Nazareno e famoso storico della Johns Hopkins, al quinto raduno annuale della Società per gli Studi Pentecostali tenuto ad Ann Arbor, nel Michigan, nel dicembre del 1975. Egli riconobbe che il parlare in lingue attira “per il suo mistero” e perché “trascende ciò che è razionale”. Dichiarò nondimeno che il moderno uso delle lingue si basa su un errato intendimento della Scrittura. Smith sostenne che le “lingue” nel Nuovo Testamento si riferiscono a idiomi conosciuti, non a lingue sconosciute. Sostenne che tutto nella Scrittura è “ragionevolezza e chiarezza”, e che la glossolalìa sconosciuta (il parlare in lingue) è al di là della comprensione. Concludendo che “non c’è nessuna prova di tale glossolalìa religiosa nel Nuovo Testamento, nella Chiesa primitiva, o nella storia”, Smith invitò i capi pentecostali a “essere intellettualmente onesti e affrontare responsabilmente questo abuso”. — Christianity Today, 2 gennaio 1976.

Sì, bisognerebbe essere onesti anche quando si presenta quello che dicono le Scritture. Inoltre, i veri seguaci di Gesù Cristo dovrebbero parlare in modo sincero e comprensibile, non pronunciando suoni indistinti che essi o altri non capiscono. I cristiani parleranno in modo da toccare la mente e il cuore, affinché quelli che odono siano in grado di dire in modo intelligente e non sotto la spinta dell’impressione o dell’emozione: “Dio è realmente fra voi”. — 1 Cor. 14:24, 25.

[Nota in calce]

a Trova i casi in cui fu elargito questo dono, e nota che questo accadde alla presenza degli apostoli. I passi sono quelli di Atti 10:44-46; 19:6.

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